In questa sezione dunque non ci occuperemo di partiti, ma di qualcosa
di più importante: le idee di fondo dei più importanti sistemi
politici nati nella storia per comprendere in che modo possiamo creare
una società più giusta, più libera e più serena.
Il liberalismo economico (paleoliberalismo) fondato da Adam Smith (1723
– 1790) compendiava la sua concezione dell’ordinamento economico in 5 tesi:
a) Esiste un ordine “naturale” dell’economia.
Sotto l’influsso della filosofia deistica dell’illuminismo, il paleoliberalismo
credeva nell’uomo “naturale”, nelle forze “naturali” e in un ordine “naturale”
della società e dell’economia. Come il cosmo è ordinato e
armonico, così anche l’economia possiede un suo ordinamento naturale
prestabilito, un’ “armonia prestabilita”, in cui tutto procede spontaneamente
nel modo giusto, qualora si permetta alle forze naturali di svilupparsi.
L’uomo non dovrebbe intervenire in tale sistema, cercando di pianificare
l’economia, altrimenti creerebe un gran disordine. Secondo Adam Smith la
preoccupazione per la felicità universale di tutte le creature ragionevoli
e sensibili è compito di Dio e non dell’uomo (1). Jean Baptiste
Say (1767-1832), che cercò di diffondere in Francia la dottrina
dello Smith, affermava che le leggi dell’economia non sono <<opere
dell’uomo>>, ma <<risultano dalla natura delle cose con la stessa
sicurezza delle leggi del mondo fisico>>; esse non sarebbero inventate,
ma semplicemente scoperte (2). Frederic Bastiat (1801-1850) indulse al
medesimo ottimismo e paragonò la <<mècanique céleste>>
del cielo stellato alla << mècanique sociale>> dell’ordinamento
naturale dell’economia, che proclama la sapienza di Dio (4).
b) La nostra ragione può cogliere
l’ordinamento “naturale” dell’economia. La fede nell’ordinamento naturale
dell’economia si accompagnava alla fiducia nella ragione, che è
in grado di riconoscere nel modo giusto tale ordinamento. Già il
fisiocrate PaulPierre Le Mercier de la Riviere (+ 1801) aveva affermato
che la conoscenza delle leggi naturali risulta facile all’uomo, perché
la natura avrebbe concesso ad ognuno <<una parte sufficiente del
lume della ragione>> (5).
c) Il principio fondamentale dell’ordinamento
economico liberista è l’idea individualista della libertà.
I legami imposti dal regolamento delle corporazioni e dal dominio feudale
vennero infranti. Al loro posto si predicò la libertà dell’uomo
e della sua proprietà, della contrattazione e della concorrenza,
del commercio e della professione. Lo Stato – così richiedeva Adam
Smith nel 1776 – dovrebbe eliminare tutti i sistemi che favoriscono e che
limitano. Allora si stabilirebbe spontaneamente il sistema chiaro e semplice
della libertà naturale. I compiti dello Stato sarebbero limitati
alla protezione del Paese dai nemici esterni, alla creazione di un diritto
sicuro all’interno e alla istituzione di organismi pubblici improduttivi,
ma indispensabili (per es. scuole e strade). Nel campo dell’economia invece
ogni dirigismo e ogni pianificazione statale produrrebbero soltanto danni;
non esisterebbero infatti due caratteri che vadano tanto poco d’accordo,
come quelli del mercante e del principe; i governi sarebbero infatti sempre
e senza eccezione dei grandi scialacquatori, perché spenderebbero
i soldi degli altri. Espressione dell’esigenza di una completa libertà
economica fu la parola d’ordine: Laissez faire, laissez passer (5).
d) Il motore naturale dell’economia è
l’interesse personale. <<Io non ho mai saputo – affermava Adam
Smith – che sia stato fatto molto bene da coloro che affettano di commerciare
per il bene pubblico>>. Chi invece persegue il proprio interesse, promuove
nel contempo anche quello della nazione in una maniera molto più
efficace che se mirasse intenzionalmente a questo. Solo l’azione di uomini
liberi e interessati produrrebbe benessere. L’esperienza di tutti i tempi
e di tutti i popoli concorderebbe infatti nel dire che il lavoro svolto
dagli schiavi, benché comporti solo il costo del loro mantenimento,
alla fine si rivela come il più costoso di tutti, perché
chi non può guadagnare niente per sé, non ha altro interesse
che quello di mangiare il più possibile e di lavorare il meno possibile>>
(6).
La dottrina dell’”altruismo dell’egoismo” propugnata da Adam Smith ebbe
effetto di una rivelazione per molti contemporanei. Frédéric
Bastiat esaltò questa legge come la <<rivelazione più
sublime dell’imparziale Provvidenza di Dio nei confronti di tutte le sue
creature>> (7). A sua volta Hermann Heinrich Gossen (1810-1858) disse che,
come Dio ha messo ordine nei suoi mondi con la forza di gravità,
così crea <<ordine tra i suoi uomini>> con l’interesse personale.
Sarebbe questo a tener unita la società umana, il <<legame
che abbraccia gli uomini e li costringe a promuovere in reciproco scambio
il bene del prossimo contemporaneamente al proprio>>. Purtroppo l’interesse
personale sarebbe stato misconosciuto fino al punto di essere bollato come
<<avidità di piaceri>>: <<Sino a questo punto l’uomo
può smarrirsi, quando trascura le rivelazioni che il Creatore fa
in maniera eterna, immutabile e ininterrotta nella creazione, e assume
al loro posto come regola statuti umani>> (8).
L’idea che <<gli interessi e le inclinazioni naturali dell’uomo
coincidano nel modo più esatto con gli interessi generali>> (Adam
Smith) è frutto dell’ideologia illuminista del teismo. Il singolo
– scrive Adam Smith - <<mira solo al proprio guadagno>>, ma mentre
agisce così <<è condotto da una mano invisibile… a
perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni>>; si potrebbe
per conseguenza dire di noi che siamo collaboratori della divinità
e che contribuiamo per quanto sta in nostro potere a realizzare i piani
della Provvidenza (9). Nel secolo XIX Johann Heinrich von Thunen
(1783-1850) affermava nel medesimo senso che l’uomo, mentre ritiene di
<<perseguire semplicemente il proprio interesse>>, sarebbe
in realtà <<uno strumento in mano a una potenza superiore>>
e lavorerebbe <<spesso senza saperlo, a una costruzione grande e
artistica>> (10).
e) Il timone ordinatore dell’economia
è la concorrenza. Per trasformare l’egoismo in altruismo la
misteriosa <<mano invisibile>> di Dio si serve di un mezzo semplice,
cioè della concorrenza. Come l’interesse personale è il motore
che fa girare l’economia, così la concorrenza è il timone
che mette ordine e che guida i molteplici interessi particolari ad armonizzarsi
e a tendere al bene comune. Ognuno, afferma sempre Adam Smith, è
pienamente libero di perseguire a proprio modo i propri interessi – fintanto
che non lede la giustizia – e di far concorrenza con la propria professione
e il proprio capitale ad altri. Dal momento che la concorrenza è
la garante del bene comune, bisognerebbe opporsi alla fame di sovvenzioni
di molti mercanti, che fanno la corte allo Stato per ottenere dei privilegi
monopolistici. L’eliminazione della concorrenza sarebbe infatti vantaggiosa
per alcuni, ma sarebbe sempre contro gli interessi generali (11).
1.
A. Smith: op. cit., lib. 2, cap. 3, 4 e 9
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