Gruppo Biblico di Evangelizzazione

VI Incontro:
La  salvezza  I
 


Capitolo 5IndiceCapitolo 7


6.1 Che cos'è la Legge ?

Nella lettera ai Romani e in quella ai Galati Paolo insiste continuamente sul rapporto fede-legge. E' molto importante capire il ruolo della Legge e quello della fede anche per noi, perchè molti di noi vivono ancora sotto la Legge e sono rimasti così al Vecchio Testamento, non potendo apprezzare le potenzialità del nuovo. La salvezza può avvenire grazie alla Legge? Può ritenersi salvato chi alla fine della sua vita abbia osservato con scrupolosità tutte le norme morali? La risposta può sembrare sconcertante, ma per la Parola di Dio la risposta è no!

Che cosa intendeva Paolo per Legge? Intendeva l'insieme delle norme etiche, morali e giuridiche che Dio stesso aveva dato al popolo di Israele. Quindi se tale Legge è stata data da Dio stesso, Paolo ci sta dicendo che non dobbiamo seguire la volontà di Dio? No dice piuttosto di smettere di avere una mentalità legalistica. Dio desidera avere con ciascuno di noi un rapporto da Padre a figlio, non da giudice. Che cosa ne direste se un giorno vostro figlio venisse da voi dicendo: <<babbo, guarda questo foglio, ci sono scritte tutte le buone azioni che IO ho fatto, quindi adesso tu mi DEVI dare la Vita Eterna, perchè me la merito, l'ho sudata con tutte le mie forze>>? Non c'è qualcosa che stona in questo discorso? Quel figlio non ha capito che la Vita Eterna è conoscere Dio (Gv 17,3): conoscere qualcuno in senso biblico significa avere con lui un rapporto estremamente intimo. Fra uomo e donna può voler dire avere avuto un rapporto sessuale. La Vita Eterna non è una merce di scambio, non è qualcosa che si compra, perchè non è un qualcosa di indipendente da Dio. Chi cerca di andare a Dio, di meritarsi la Vita Eterna con i suoi sforzi, i suoi atti, non potrà mai ricevere e vivere la salvezza, perchè dimostra in realtà di non aver capito in che cosa consiste la salvezza. Immaginiamo adesso un figlio che venga da noi dicendo <<Babbo, ce l'ho messa tutta per piacerti, ma non sono degno del tuo amore: Ti voglio bene e mi sono reso conto di quanto bene mi voglia Tu. Vuoi prendermi con te, in casa tua? Ho capito che senza di te non posso essere felice, mi prenderesti con te? Babbo, io non riesco più a fidarmi neanche di me stesso, solo di te mi fido. Per favore, vuoi?>>. Se fossi io a ricevere una tale richiesta non ci penserei 2 volte a prendere in casa quel figlio a farlo stare sempre con me, per dargli tutto l'amore, la forza e la sicurezza di cui ha bisogno.

Inoltre la Legge non ci può dare alcuna forza nell'attuare se stessa. Essa indica solo ciò che è bene e ciò che è male agli occhi di Dio. Nell'uomo naturale, tuttavia, non abita il bene, c'è il desiderio di attuarlo, ma manca quella forza continua e sovrumana di fare sempre del bene (Rm 7,17). Sapere ciò che è giusto non significa avere la forza pronta per attuarlo in ogni momento della nostra vita. Quindi c'è di peggio: con la Legge sappiamo, siamo coscienti di ciò che è bene e di ciò che è male, non possiamo più fare finta di niente; anche nelle leggi umane l'ignoranza della legge non è ammessa. Così tramite la Legge abbiamo solo la conoscenza del peccato (Rm 3,20). Ma allora, se la Legge ci fa solo conoscere il peccato e non ci dà la forza di superarlo, che dobbiamo dire? Che all'apparenza questa Legge non sembra così positiva. Così, infatti, molte persone oggigiorno hanno deciso consciamente, o inconsciamente, di fare a meno della Legge, di ogni tipo di legge. Diceva Nietsche che l'uomo deve diventare un super-uomo, elevandosi sopra la morale, sopra quindi la legge. Il super-uomo se ne frega della morale, non si assoggetta a niente che possa essere esteriore a sè; in tal modo si incatena sotto la peggiore delle schiavitù: quella da se stesso.

Ma la Legge, dice Paolo è santa, sana, giusta e buona (Rm 7,12), e proprio per questo Satana, padre della menzogna, si è servito di ciò che è giusto e santo affinchè il peccato apparisse oltre misura peccaminoso (Rm 7,13).

Perchè Dio allora, ci ha dato la Legge? Essa ha avuto un ruolo preparatorio nei confronti della fede, la quale è la nostra sola fonte di salvezza (Gal 3,21 e Gal 3,24). Infatti in che modo Dio può farci capire il suo amore se prima non ci rendiamo conto di aver bisogno di Lui, che siamo peccatori fino all'osso e che Gesù è morto per noi? La Legge ha svolto questo ruolo, rendendo sempre fresche le ferite dei nostri peccati, affinchè successivamente potessimo essere giustificati per la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio.

Durante la sua predicazione Gesù incontrò un uomo molto ricco (Mt 19,16-23); questi gli chiese in che modo potesse avere la Vita Eterna e Gesù rispose che se avesse messo in pratica i 10 comandamenti avrebbe ricevuto la Vita. Ma il giovane ricco replicò che aveva sempre osservato queste cose. Allora Gesù aggiunse: <<Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi>> (Mt 19,21).

Perchè Gesù gli ha detto questo? Perchè è praticamente impossibile mettere in pratica i 10 comandamenti, se si tiene conto del senso ampio che essi comprendono (Mt 5), del senso del cuore e non quello della lettera. Aveva capito che quel giovane si era fermato al senso letterale e non si era avvicinato minimamente a Dio, anzi paradossalmente se ne era allontanato, perchè non è possibile conoscere Dio, senza svuotarci di noi stessi. Quel giovane non si era svuotato, era riuscito ad osservare la Legge e a tenere sempre uno spazio per SE stesso,per i SUOI divertimenti, e per le SUE sicurezze. Il suo vero Dio era il denaro, ad esso aveva consacrato la sua vita non al Padre. Chi ha la Vita Eterna sa di averla.

Per la riflessione:

1. Che cosa è la Legge?

2. Che cosa può darci la Legge? (Rm 3,20)

3. Che cosa non può darci ? (Gal 3,21)

4. Qual è il ruolo della Legge? (Gal 3,24)

5. Perchè la Legge non può salvarci? (Rm 3,28  Rm 4,2 Rm 5,1   Gal 3,21-22)


6.2 Che cos'è la fede ?

Quando ci accostiamo al significato della fede, al senso del profondo, la nostra anima comincia a tremare; ce l'abbiamo chiaro, dentro di noi, ma quando si tratta di spiegarla di definirla, c'è sempre qualcosa che sfugge, un aspetto che si dimentica e nello sforzo di rendere giustizia a tutto ciò che c'è da dire alla fine ci si rende conto di aver tralasciato l'aspetto fondamentale. Quello che dirò quindi sono solo degli spunti riflessivi: ognuno di voi, secondo la sua esperienza, aggiunga ciò che manca e corregga ciò che può essere distorto.

Dobbiamo dire subito che la fede non ha vita propria, la Fede di per sè non esiste , è un'astrazione diabolica. Questa è una verità molto importante, perchè abbiamo staccato l'oggetto di cui si occupa la fede dalla fede stessa, rendendola come indipendente. Per il cristiano credere non è un valore assoluto, e neanche avere fede: può essere anche sbagliato; voglio dire che il cristiano non deve credere a tutto e non deve fidarsi di tutto, altrimenti cade dalla semplicità all'ingenuità. Inoltre, la fede non si rivolge a qualcosa, ma a Qualcuno: esiste la fede in Qualcuno, non esiste LA FEDE. Non è credere in tutto ciò che dice la Chiesa, non è avere un senso di fiducia generico: queste cose sono importanti, ma non significano la fede in senso biblico. Avere fede significa innanzitutto fidarsi; si tratta di un concetto che non appartiene ad una sfera statica, ma dinamica. Facciamo un esempio: pensiamo di andare a pattinare sul ghiaccio; le previsioni dicono che ci si può fidare, che il ghiaccio è abbastanza spesso da reggere il nostro peso. Chi si lancerebbe immediatamente sul ghiaccio? Solo uno scellerato; ciascuno di noi, comincerebbe a mettere un piede e aspetterà la risposta del ghiaccio; se questo ha retto, proverà a mettere anche l'altro piede, verificando nuovamente la consistenza del ghiaccio. Se ancora è tutto a posto, potrà iniziare a muoversi lentamente, facendo sempre attenzione ai segnali che provengono dal ghiaccio sottostante e così via. La sua fiducia nel ghiaccio inizialmente era molto bassa. Grazie a questo rapporto dinamico, la sua fiducia è aumentata.

Molti si lamentano di non avere abbastanza fede, aspettano tale dono fede da Dio, come dono dal cielo. Ma Dio ha già donato ad ogni uomo sufficiente fede per vivere la vita cristiana. A questo punto sta a noi avere fiducia in lui. Quindi le persone che dicono: <<io non mi fido di Dio>> hanno provato a muoversi sul ghiaccio? La fede non arriva da sola e in blocco, ma sta a noi aumentarla in un continuo rapporto di scambio d'amore con Dio: se non c'è questo rapporto dinamico non avremo mai fede.

Quando gli apostoli chiesero a Gesù di aumentare la loro fede Egli rispose: <<Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe>>. In che modo Gesù aumentò la loro fede? Paradossalmente dicendo loro :<<abbiate fede>>. Gesù non fece un miracolo, non diede loro un nuovo segno, non fece niente per aumentare la loro fede, ma disse loro <<abbiate fede>>, perchè fidarsi è un atto puramente umano, non fisso ma dinamico, nel rapporto con gli altri e con Dio.

Ancora: più che fidarsi di Dio, di ciò che ci dice o di ciò che fà, avere fede significa affidarsi. Si deve passare dal credere a, al credere in. Sorge subito la domanda: in chi? Prima della conversione oggetto della fede deve essere Gesù Cristo: non può essere il Padre o lo Spirito; certo c'è una unità fortissima nella Trinità, ma l'uomo naturale va a Dio soltanto per mezzo di Gesù (Gv 14,6): in Lui infatti Dio si è reso visibile, ha spostato il centro della ricerca dal piano filosofico-teologico a quello storico. In Gesù non sono possibili speculazioni filosofiche: o è esistito o non è esistito! O è morto sulla croce o è morto in modo naturale! O è risorto o rimasto nella tomba! E se Gesù è risorto veramente a vita eterna possiamo essere davvero sicuri che tutto ciò che ha fatto e ha detto è vero!!!

Affidarsi è un più grande atto di amore, è questo che unisce amore e fede, la vera fede.

Per la riflessione:

1. Riassumi brevemente il significato cristiano dell' <<avere fede in>>.


6.3 Fede come appropriazione

Nel capitolo precedente abbiamo esposto la dottrina della sostituzione o giustificazione. Il sangue ci purifica da ogni peccato, la croce ci libera dal peccato (= vecchio uomo=carne). Abbiamo visto che solo in Cristo c'è salvezza, che se siamo in Cristo, anche noi siamo morti e risorti e quindi fin da adesso partecipiamo della vita eterna, perchè Cristo è risorto alla Vita Eterna e non come Lazzaro che poi è morto nuovamente. Abbiamo anche visto che non siamo noi che dobbiamo identificarci in Cristo per essere in lui, ma che Dio stesso ha fatto questo per noi. Siamo allora tutti giustificati automaticamente? Dove sta la parte dell'uomo se ha fatto tutto Dio? Ciò che desidera Dio è di formare una Famiglia, dove l'unica regola valida è lo scambio di amore. Fin quando continuiamo a distinguere la parte di Dio dalla nostra, fin dove è arrivato Dio e fin dove siamo arrivati noi, con i nostri meriti, dimostriamo di non essere degni del suo amore e di essere chiamati Figli suoi. Detto questo vediamo quale parte ha l'uomo in tutto questo: Dio infatti vuole dei Figli e non dei burattini, la premessa dell'amore è la libertà, dove non c'è libertà non ci può essere amore, chi ama, dunque, rende libero e non incatena per gelosia.

La fede è il mezzo con cui possiamo ricevere la salvezza. Per esempio: supponiamo che nella nostra città ci sia ogni giorno solo un treno in partenza: sarebbe assolutamente necessario non perderlo. Arriviamo tardi alla stazione, il treno sta partendo, corriamo e saltiamo sul treno. Ecco il treno rappresenta Gesù, la meta è il Padre, la corsa è lo Spirito: tutte queste cose da sole non basterebbero mai a salvarci se non saltassimo sul treno; il salto è la nostra personale ed insostituibile fede. Come possiamo vedere, questa non è fede passiva, è una fede attiva, fede che si appropria. Un conto è che Gesù ci abbia fatto il regalo della salvezza, un altro è appropriarci di esso: finchè non lo riceviamo, non lo scartiamo e non lo usiamo, è come se il regalo non fosse mai stato spedito. La fede è il mezzo per essere salvati (Mc 16,15-16  Ef 2,8 Gal 2,16  At 16,32).

Ma c'è dell'altro: la fede presuppone uno slancio e una presa di coscienza del dono di Dio. Paolo dice che Dio ci accredita la nostra fede come giustizia (Rm 4,3). Chi fa un atto di fede è in credito con Dio; perchè ? Semplicemente perchè così Dio ha stabilito. Siamo dunque in credito verso Dio. Nessuno di noi che avesse un credito in banca, andrebbe dal direttore e si inginocchierebbe piangendo e supplicandolo di dargli ciò che gli spetta. Così, se Dio ha stabilito che la nostra fede ci viene accredita come giustizia, non dobbiamo implorare la sua salvezza con digiuni, sofferenze, e imposizioni: basta rivolgersi a Lui con la certezza che ci provien dalla sua Parola e appropriarci della salvezza.

Solo la fede come appropriazione salva; in essa vi sono 4 aspetti:

1- fidarsi : occorre fidarsi di Dio, non basta credere alla sua esistenza (anche Satana sa che Dio esiste).

2- affidarsi : rappresenta la certezza che Dio agisce secondo le sue promesse. Occorre credere che Dio non guarda alle nostre colpe o ai nostri meriti, ma ai meriti di Cristo sulla croce.

3- dipendere : la fede deve portarci ad obbedire a Dio, non per obbligo o per paura, ma per amore, nello stesso modo in cui obbedirebbe un figlio che crede nel Padre e sa che fà tutto per il suo bene.

4- appropriarsi : la fede è certezza, è dinamica, non attende passivamente, ma riceve attivamente.

Per la riflessione:

Che significa fede come appropriazione?
Quali aspetti comprende la fede come appropriazione ?
Perchè la fede, e questo tipo di fede solamente permettono di ricevere la salvezza ?


6.4 Da dove proviene la fede ?

Anche se l'atto di fede è una libera scelta dell'uomo, Dio non lascia solo l'uomo in questo tremendo momento. Anzi la Parola stessa ci indica un modo in cui possiamo aumentare la nostra fiducia in Lui: si tratta di leggere la Parola stessa di Dio: <<La fede dipende dalla predicazione e la predicazione si attua per la Parola di Cristo>> (Rm 10,17). Quindi alla fine se vogliamo "convincere" qualcuno, se vogliamo aiutare altri o noi stessi nella fede abbiamo un mezzo potente e sicuro: la Bibbia. Per un evento misterioso leggendola il nostro spirito si fonde con lo Spirito annullando ogni dubbio e ogni barriera tra me e Dio. Ma facciamo un passo indietro: come mai non tutti gli uomini ascoltano o, pur udendo, molti rimangono increduli? Da dove nasce la fede nell'uomo?

Dal punto di vista strettamente umano la fede nasce come risultato di un senso di necessità. Una persona avverte l'urgente bisogno di un Salvatore, di una nuova vita: si rende conto di essere un peccatore e la sua vita non lo soddisfa pienamente; ha capito che non può salvarsi con le proprie mani, che la filosofia, la psicologia, anche la religione non hanno cambiato l'uomo; se non vuole essere stretta nella morsa è "costretta" ad accettare la salvezza offertagli da Gesù, il Cristo.

Facciamo un altro passo indietro: abbiamo visto nella Bibbia che tutti sono peccatori; non si trata di una visione cupa della realtà, ma di una serena presa di coscienza; anche le persone migliori che conosciamo hanno qualcosa di misterioso, di corrotto, di imperfetto. Tuttavia, come mai solo alcuni si sentono peccatori? La risposta è che questo è il dono di Dio, come conseguenza della convinzione dello Spirito Santo (Gv 16,8) che attira gli uomini a Cristo servendosi della Parola di Dio, la quale mette a nudo ogni peccatore (Rm 3,20).

Ma allora se qualcuno non crede, è perchè ancora lo Spirito non lo ha ispirato? Beh questo potrebbe essere possibile, ma se ciò è accaduto non è per ingiustizia di Dio, ma perchè Dio ha deciso di salvare l'uomo tramite la predicazione: questa è la via ordinaria scelta da Dio (Rm 1,5 , Rm 10,17 e 1 Cor 1,21). Tuttavia, la salvezza può essere donata anche fuori della Chiesa, cioè Dio è libero di effondere il suo Spirito anche su seguaci di altre religioni, ma Terrà conto sicuramente di coloro che non hanno ricevuto il messagio evangelico o che l'hanno ricevuto distorto (Rm 2,12 vale per ogni legge, compresa la legge della fede Rm 3,27). Ma tutto ciò riguarda la via non ordinaria. Quindi, se in questo momento conosci qualcuno che non ha ricevuto e accettato il Vangelo è possibile che Dio stia aspettando proprio te per annunciarglielo.

Ma, ancora, se abbiamo predicato ed evangelizzato, se davvero la potenza di Dio si è riversata su di noi, perchè alcuni continuano a non credere? Gesù stesso non ha convertito tutti gli ebrei e in alcune città non ha potuto fare miracoli a causa della scarsa fiducia riposta in Lui. Possiamo fare di meglio?

Dunque, la conversione rappresenta il limite di congiunzione tra il piano divino e quello umano. Spingendosi verso questo confine, l'uomo entra nel piano divino e consente a Dio di entrare nella sua realtà terrena. Dio dona liberamente per amore, l'uomo riceve liberamente con amore. Questi non deve subire la salvezza, ma accettarla liberamente e farla sua: Dio ha un rispetto infinito per la libertà dell'uomo.

Per la riflessione:

1. Elenca i passi a ritroso che spiegano i fondamenti della fede.

2. In che modo possiamo aumentare la nostra fede e quella degli altri? (Rm 1,5  Rm 1,16 Rm 10,17).


6.5 Le garanzie della fede

Non è imprudente l'uomo che dice di confidare nella salvezza di Cristo, specialmente se sa di non avere in sè stesso, nulla di buono? Non è arrogantte e presuntuoso colui che afferma di confidare in Cristo? Assolutamente no! La grande e nobile opera dello Spirito Santo nel credente consiste proprio nel fargli ammettere i suoi peccati, nel fargli riconoscere che quanto Dio dichiara è vero e nel far sì che creda alle virtù salvifiche del Sangue e della Croce di Cristo. Ma che cosa garantisce all'uomo di poter confidare in Cristo? Qualcuno risponde: <<Ho confidato in Cristo perchè ho sentito l'opera dello Spirito Santo dentro di me>>, altri dicono <<Confido nella salvezza di Cristo perchè sento la sua presenza in me>>. Ma queste non sono garanzie sufficientemente valide.

L'unica garanzia sta nel fatto che Cristo lo ha detto, punto e basta. La Parola di Cristo è la garanzia, basta il fatto che lo abbia detto Gesù: <<Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato>> (Mc 16,16)! La fede in Cristo è insieme un privilegio e un dovere; essendo Dio a comandarci di credere, noi dunque abbiamo pieno diritto di credere, chiunque noi siamo. Ora ciò che Dio ordina ad ogni creatura è di credere in Cristo. Questa è la tua garanzia, ed è una garanzia preziosa che l'inferno stesso non può contraddire e che il Cielo non può ritrattare. Non badare alle vaghe garanzie derivanti dalla tua esperienza, dalle tue opere, dalle tue sensazioni: confida in Cristo, perchè Lui ti ha detto che puoi farlo e che devi farlo.

Il mezzo con cui ci accostiamo a Dio, lo abbiamo visto è il sangue di Cristo. La garanzia che ci permette di farlo è semplicemente la sua Parola. Siamo talmente complicati e abituati a complicarci la vita che un messaggio così semplice, come quello della salvezza per fede non riusciamo ad accettarlo: pensiamo che dietro ci sia qualcosa di più, che le cose non possano stare davvero così. Cerchiamo dei riscontri nella realtà e possiamo trovarli perchè la parola di Dio è oggettiva; ma possiamo anche non trovarli: le sensazioni vanno e vengono, i miracoli non danno di per sè la fede: solo la Parola di Dio è la nostra certezza.

Vediamo ora di capire la parola terribile che ci viene rivelata in Mc 16,16: supponiamo di trovarci nel pieno di una carestia; la città è assediata da molto tempo, il cibo è finito e stiamo per morire di fame. A questo punto ci giunge l'invito di rifugiarci nel palazzo del re, dove c'è da mangiare in abbondanza; ma noi per una qualche forma di pazzia siamo spinti a preferire la morte piuttosto che accogliere l'invito. Supponiamo che il messaggero del re annunci: "Siete invitati alla festa, povere anime affamate e siccome so che non volete venire, aggiungo questa minaccia: se non venite, i miei soldati vi faranno assaggiare la lama delle loro spade". A questo punto nessuno può più dire: "Non posso venire" o "non sono adatto a venire" oppure "non sono ancora pronto". Non c'è più ragione, nè scusa per non venire! La terribile sentenza in Mc 16,16 non nasce da uno scatto d'ira, ma dal fatto che il Signore conosce la nostra pazzia, e sa che rifiuteremmo la sua grazia se lui non ci tuonasse di venire alla sua festa (Lc 14,15-24). Nasce quindi dal suo amore pazzo per noi: credo che Dio diventi davvero pazzo quando rifiutiamo di affidarci a lui, quando rifiutiamo la salvezza.

Per la riflessione :

1. Su quali garanzie possiamo credere alla salvezza per fede?


6.6 Il verdetto biblico

Nei tribunali il verdetto: "non colpevole" equivale ad un'assoluzione piena e l'imputato viene immediatamente prosciolto da ogni accusa. Lo stesso vale nel linguagio del Vangelo: la sentenza "non condannato" sta ad indicare la giustificazione del peccatore; significa che il credente riceve immediatamente la giustificazione. La fede non produce i suoi frutti poco alla volta, ma li manifesta istantaneamente. Da. momento che la giustificazione è il risultato della fede, essa viene concessa nell'attimo in cui il credente accetta Cristo come suo Salvatore e Signore. Il ladrone sulla croce fu giustificato nel momento in cui volse gli occhi a Gesù. E lo stesso Paolo, dopo anni di servizio diligente, non fu più giustificato del ladrone che non aveva svolto alcun servizio. Quindi ora possiamo essere accettati in Cristo, ora possiamo essere assolti dal peccato, ora possiamo essere perdonati. Siamo innocenti come Adamo prima della caduta, come se non fossimo mai stati contaminati dentro, nè fuori: "Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rm 8,1). Ma questa giustificazione non è solo immediata, è anche eterna. Nel momento in cui crediamo è stato emesso il verdetto "non colpevole" e se perseveriamo nella fede saremo sempre "non colpevoli".

Coloro che credono sono liberati da ogni iniquità, da ogni colpa, da ogni biasimo. Se dunque l'avversario (Satana) ci presentasse un'accusa, dev'essere falsa, perchè la Parola di Dio dichiara senza mezzi termini: "Chi accuserà gli eletti di Dui ? Dio è colui che li giustifica" (Rm 8,33). Dal momento che hanno creduto in Gesù e hanno perseverato nella fede non sono parzialmente innocenti: davanti a Dio sono perfetti; non sono lavati a metà, sono bianchi come la neve! In Cielo non riceveremo un'ulteriore giustificazione, diversa da quella che realizziamo sulla terra. E' su questa terra che possiamo giocare le nostre carte.

La giustificazione in Cristo è anche completa. La promessa "Chi crede in Lui non è condannato", non vale soltanto fino ad un certo punto o ad una certa misura, come se per raggiungere la giustificazione totale occorresse qualche altra cosa: la fede ci ottiene la piena giustificazione. So che dal nostro punto di vista, è possibile trovarci in una condizione tale che ci sentiamo un po' condannati e un po' accettati; quando pecchiamo ci sentiamo condannati e quando ci comportiamo bene ci sentiamo accettati da Dio. Perchè accade questo ? Perchè in quei momenti l'angoscia del peccato oscura questa verità: la salvezza non ci viene data per i nostri atti meritori, ma semplicemente per grazia, che otteniamo mediante la fede che riponiamo in Colui che ci giustifica pienamente" (Rm 5,1). Il peccato non può più ridurci in schiavitù, non ha alcun potere su di noi; nel momento in cui accettiamo Gesù Cristo come nostro Signore, si realizza in noi l'uccisione del nostro vecchio uomo, e ci viene donata una nuova natura. Ma il peccato non è morto e possiamo ancora porci volontariamente al suo servizio.Quando perseveriamo in un peccato grave consapevolmente, non ci pentiamo davanti a Dio e agli uomini, e non cambiamo la nostra opinione su quel peccato, ciò equivale ad una esplicita dichiarazione di "non fiducia" rivolta verso Dio. In questo caso il peccato è diventato mortale (1 Gv 5,16-17): perserverando in questo stato, saremo condannati. Ma se confessiamo i nostri peccati, nel modo in cui abbiamo già parlato, riconosciamo per fede che essi sono stati imputati a Cristo e non a noi, il Padre ci perdona (1 Gv 1,9), anzi ci appropriamo nuovamente del perdono che il Padre ci ha già dato in Cristo suo Figlio. Non dobbiamo confondere il sacramento della confessione con i rituali di purificazione offerti in sacrificio dai Giudei: questi ogni volta che commettevano un peccato avevano bisogno di un sacrificio espiatorio. Noi, invece, tutte le volte che ci confessiamo usufruiamo di quell'UNICO perdono, di quell'unico sacrificio offerto da Cristo una volta per tutte (Eb 10). Quando commettiamo un peccato, non infliggiamo una nuova sofferenza a Cristo, perchè Egli ha già sofferto tutto sulla Croce, ha sofferto per noi, per amore, affinchè noi non dovessimo morire, affinchè potessimo vivere per lui (2 Cor 5,14-15) e amare i nostri fratelli liberi dal peccato.

No, non c'è niente che possiamo fare, per annullare i nostri peccati: Cristo ha già fatto ogni cosa. Fin tanto che le nostre opere non saranno messe da parte, non potremo mai usufruire realmente del sacrificio di Cristo, sperimentare la nuova vita e sperimentare l'amore di Dio in noi. C'è da far saltare di gioia un uomo, anche se avesse le gambe incatenate!

Infine, la sentenza "non colpevole" è già operativa. Immaginiamo di essere condannati a morte e di ricevere la grazia. Quale gioia! Immaginiamo ancora, però, che le guardie ci stiano portando al patibolo. E' uno scherzo ? Che cosa può essere accaduto ? La grazia è stata concessa, ma il documento che la conferma non è arrivato in tempo. Ma, grazie a Dio, il nostro verdetto di non colpevolezza è già entrato in vigore, è operativo: non dipende da una lettera o da una futura decisione, ma da un fatto accaduto nel passato: il perfetto sacrificio espiatorio di Cristo (Eb 10). Il peccato non può più signoreggiare!!

Per la riflessione:

1. Elenca le caratteristiche della nostra giustificazione, riportando accanto l'indicazione del versetto corrispondente.

a)

b)

c)

d)

2. Chi è stato giustificato potrà finire all'inferno ?

3. Qual è la parte di Cristo e quale quella dell'uomo, in tutto questo ?

4. Leggi e riporta il versetto:

- Gv 3,18 :

- Gv 5,24 :

- Mc 16,16 :

- Col 2,14 :


6.7 Fede e amore

Fino ad ora abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla fede come appropriazione, ma la nostra fede davanti a Dio non può essere sconnessa dall'amore, altrimenti la si priverebbe del suo fondamento: chi ha fiducia ama; o meglio: si deve aver fiducia perchè si ama, non perchè si ha timore o perchè ci si fida di Dio in quanto è un Essere Superio e Perfettissimo in Tutto. Non è questa la fiducia che egli desidera. Se la nostra fede, per qualche perversa idea fosse staccata dall'amore, Paolo non ha un attimo di esitazione a gridare il primato dell'amore sulla fede. Questo non sarebbe necessario perchè fede, amore e speranza sono 3 diverse facce di un unico valore : solo l'uomo, attaccato alla sua ragione, con mente puramente legislativa riesce a staccarle e a classificarle: qui ci vuole la fede... di qua ci vuole l'amore ... Non è questa la realtà delle cose. Per questo, Paolo che in tutte le lettere ha difeso il primato della fede (Ef 2,8 Rm 1,8  Rm 14,23 Eb 11,6) in  1 Cor 13,13 egli afferma che la carità, cioè l'amore è una virtù più grande della speranza e della fede.

Non dobbiamo pensare però che dobbiamo aggiungere l'amore alla nostra fede: sarebbe un errore. La fede è volontà, non si basa su impressioni, ma semplicemente sulla volontà di credere.

La vera fede non è altro che l'aspetto più sublime dell'amore, proviene dall'amore e produce amore. Le opere non sono altro che una manifestazione spontanea della vera fede. Le opere da sole non ci fanno ottenere la salvezza: non ci possiamo meritare la salvezza, in quanto, come abbiamo visto, si tratta innanzitutto di cambiare la nostra natura interiore spirituale. Come le nostre azioni non ci permettono di cambiare radicalmente il nostro corpo, trasformandoci, ad esempio in uccelli, tantomento esse riescono a cambiare la nostra natura peccaminosa. Inoltre, la salvezza per merito, non è nella logica dei Figli di Dio, bensì del servitore utile che vuole la paga per quello che ha fatto: ma nel Regno dei Cieli non c'è posto per i servitori, ma solo per i Figli.

Nella lettera di Giacomo 2,14-24 si legge che la fede deve manifestarsi in opere altimenti è morta in se stessa. Quindi se è vera fede deve manifestarsi a livello pratico: ma ricordiamoci sempre, che le opere sono un "sintomo" della fede, non la sostituiscono nel piano della salvezza.

Quindi non     Gesù => opere => salvezza, ma
                      Gesù => salvezza => opere.

Con la fede ci appropriamo della salvezza, con le opere manteniamo viva la fede.

Per la riflessione:

1. Confronta Ef 2,8 e Eb 11 con Gc 2,14-24: in base a che cosa possiamo appropriarci della salvezza donataci?

2. Che rapporto c'è tra la vera fede e l'amore ?
 


Capitolo 5IndiceCapitolo 7


Per suggerimenti, consigli e domande scrivi a:
Scrivi a : gp.pancetti@iol.itGruppo Biblico di Evangelizzazione