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Maschi da dietro

testo di Eleonora Del Vecchio

foto di GiovanBattista Brambilla

Mare Nero, 2002


Dalla conversazione tra GiovanBattista Brambilla e Eleonora del Vecchio, poi confluita nel volume Maschi da dietro: il culo maschile. L’ascesa mediatica di un sex symbol negato di Eleonora del Vecchio ( Mare Nero Editore, 2002):

(…) Credo che per fotografare un fondoschiena maschile occorra essere molto bravi, perché la parte rappresentata potrebbe cadere nel ridicolo ( come diceva Hitler: “Il nudo può rendere ridicoli, e il ridicolo uccide”). Il sedere di una donna è una cosa diversa, rientra già nella storia dell’arte, fa meno effetto, proprio per cultura, ci siamo più abituati e lo diamo per scontato. Ritrovo sempre molto Classicismo nelle pose dei modelli ritratti in foto di nudo. E’ l’unico mezzo tradizionalmente a disposizione per dare una “dignità” culturale ad un uomo più o meno svestito. Ho studiato l’analogia tra il nudo dell’antichità classica e il nudo nel “neo-barocco” degli anni ’80 e c’erano dei parallelismi con le varie figure delle divinità: l’eroe atleta, gli dei dell’Olimpo, i militi vittoriosi, ecc… Fondamentalmente tutto si rifà ancora all’antichità nell’iconografia maschile…E’ solo col “maschile” che tutto è ancora pericolosamente legato al neo-classicismo. Guarda per esempio Von Gloeden, fotografava questi ragazzini siculi in pose classiche, d’accademia, sia perché le sue foto servivano agli artisti che non avevano abbastanza soldi per pagarsi dei modelli, sia perché era una “scusante” per mascherare un desiderio, una sorta di “alibi artistico” per poter produrre e vendere immagini pornografiche. (…)Comunque il canone classico di modello fotografico maschile non è sempre esclusivamente quello dell’uomo muscoloso, “ben messo”: non è sempre così, prendi i fotomodelli che usava Gucci fino a pochi anni fa, erano praticamente anoressici, senza un muscolo! Però lì si puntava più su un nudo un po’ perverso, un po’ vizioso, molto più sofisticato: quello è già un altro filone che deriva dal decadentismo, dalle sofisticazioni di Oscar Wilde, quello degli angeli rovinati. Alla fine dell’800 si era sfilacciato qualcosa del classicismo e si rafforzò un filone decadente, con un’immagine maschile tutta sua, in cui ogni senso era stato amplificato, deformato dall’uso di stupefacenti ed incensi. Le innumerevoli estasi esagitate influenzavano radicalmente sia l’amore e l’arte, che l’azione. Non è un caso che Wilde e Baudelaire siano stati tanto amati in periodo hippy. Mi vengono in mente anche queste immagini usate da Calvin Klein con giovani attori del nuovo cinema U.S.A. buttati per terra, con le fiamme di un vulcano alle spalle, loro mezzi nudi, sudati e sporchi, con le occhiaie e postumi d’un amplesso sofferente. Sono proprio degli angeli maledetti come Rimbaud…quasi centocinquant’anni dopo. Anche l’odierno gusto per il trash deriva da qui, ma Andy Warhol l’aveva già consacrato da un pezzo. Se sfogli le riviste di moda ti accorgerai che sono tornati i giovani fotomodelli con i peli sulle gambe. E’ stato Calvin Klein a rilanciare il genere, pescando nell’estetica del torbido trashy nelle riviste porno gay. Una moderata peluria, specie sulle gambe, è attualmente considerata come un’estrema finezza. Un surplus di richiamo sessuale sul sex appeal del modello. Lo si è reso un oggetto di desiderio più conturbantemente realistico…effetto che di riflesso si voleva ottenere anche sul capo d’abbigliamento indossato nelle foto. Le vie delle strategie del marketing sono infinite!

(…)Non tutti i sederi maschili sono fotogenici. Un sedere, se non è abbastanza muscoloso, tondo, che abbia una forma e se il fotografo non sa, con l’uso delle luci, dargli un “modellato” , risulta insignificante o anche flaccido. E’ così anche per il “sesso”…non tutti sono fotogenici. Ma quella è un’altra storia! Vedo diverse foto che ritraggono ragazzi o uomini di schiena, e le trovo insignificanti. Per i miei gusti, poi, i modelli non dovrebbero essere completamente depilati, perché le sfumature accennate che creano i peli sono molto naturali, danno maggiore gioco di ombre seppure molto sottili. Altrimenti rientriamo in questi “fotomodelli di plastica” insulsi…E anche a secondo di come si fa mettere in posa un modello, l’effetto cambia: ci sono delle posizioni che risultano molto volgari, per niente artistiche. La volgarità o meno d’una foto è data sia dalla sottigliezza di gusto del fotografo e sia dalla cultura di chi la guarda. E’ una faccenda molto particolare, perché il sedere maschile è una cosa molto buffa! C’è questo tabù…E infatti, a volte, io evito di fotografare ragazzi nudi di schiena, soprattutto perché mi sembra di violare la loro intimità o mi sembra di renderli anche ridicoli. E poi di sederi strepitosi…non lo so! Personalmente me ne ricordo solo uno, e ti dirò che il resto del fisico non era fantastico, ma il sedere era strepitoso. Ecco, quello l’ho fotografato molto volentieri. (…)


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