SPETTACOLI

A PROPOSITO DEL GRANDE FRATELLO

.... SIAMO UOMINI O CANALI?


di Carlo Piras (1/10/2000)

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Ora che anche i buffi e fantastici esseri Pokemon, sfumano come un ricordo lontano, il palinsesto televisivo ha pensato bene di versarci un po'di sana cultura in salsa anglosassone: il Grande Fratello - che potrebbe essere facilmente scambiato per un programma di carattere evangelico. In realta' si tratta di un evento televisivo molto acclamato e poco mostrato, che riesce ad ammaliare i telespettatori, pressoche' colpiti da inguaribili forme di voyeurismo cronico tutto italiano. La trasmissione claustrofobica: consiste nel "recludere" dieci persone compiacenti all`interno di un appartamento, continuamente spiato da 30 telecamere e trasmesso a tre milioni di telespettatori. Il tutto per un ghiotto boccone di 250 milioni di lire. I protagonisti di questa maccaronica telenovela, non sono altri che dei figuranti piacioni, piuttosto impacciati negli atteggiamenti e disposti ad andare fino infondo, pur di non ruischiare lo sfratto. Le vicende dei magnifici dieci sono imbastite da intrighi ed alleanze coinvolgenti, in una suggestiva coreografia di mutande ed accappatoi. Il cardinale Ersilio Tonini ammonisce, dicendo che si tratta di una "svendita di sentimenti personali", mentre Luther Blisset -clamoroso fenomeno intramediatrico- sostiene che il Grande Fratello "ci freghera' tutti ed in modi diversi". Ma il fenomeno va oltre le bacchettate clericali o la psicologia della videodipendenza, perche' il Grande Fratello continua a calamitare l'attenzione del pubblico televisivo. E' del tutto inutile avventarsi contro gli ideatori del programma, perche' le motivazioni dell'attrazione fatale suscitata dal Big Brother italiano, andrebbero ricercate proprio fra i maniaci del teleschermo. L'epoca delle tecnologie vincenti riesce a gestire la mente umana in maniera eccellente, sollecitando anche le perversioni della gente piu' insospettabile. Scagli la prima pietra chi, almeno per una volta, non sia stato colto da epidermica curiosita' di seguire i dettagli segreti dei dieci ragazzi, impietosamente ripresi dalle telecamere tv. Esaminando razionalmente la fenomenologia del programma, e' innegabile ammettere che di perversione si tratta. Il fatto piu' commiserevole e' che nessuno si sia accorto di essere caduto nelle trappole tese dall`egemonia televisiva, grazie alle alchimie di effetto, capaci di miracolare un prodotto scadente. Sarebbe utile domandarsi se "siamo uomini o canali". Sedotti dalla forma o aridi di contenuti ? Francamente, in un contesto tragi-comico-politico, trovo bizzarra la misura di reclusione volontaria a cui i dieci Fratelli si sono sottoposti, spregiudicatamente volta a beffeggiare l'estenuante attesa dei detenuti italiani, in vista del sospirato provvedimento di Amnistia. In fondo, uno degli aspetti piu' rassicuranti della televisione, e' quello di poterla spegnere quando si vuole.

Carlo Piras - Livorno - Ottobre 2000