La
nuova costituzione europea
Un
principio di fondo e una politica dei piccoli passi, condivisi da tutti, queste
in sintesi le linee guida presentate dall’Onorevole Mario Mauro invitato da
Forza Italia per un dibattito su “la nuova costituzione europea”. Più volte
sottolineato il punto di partenza da cui iniziarono a discutere Schumann,
Adenauer e De Gasperi, mai più la guerra. Quasi un monito a restare uniti,
soprattutto in situazioni come quella venutasi a creare dopo gli attentati
terroristici dell’11 settembre 2001.
I
valori comuni occidentali invece sono quanto deve spingere il processo
unificante ad andare avanti, in una concezione che prevede la restituzione della
sovranità ai cittadini, contrapponendosi al potere di stati e istituzioni. Gli
elementi comuni sono le basi per rilanciare un nuovo ideale di convivenza
all’interno di un modello capace di autoalimentarsi, trovando la convergenza
in un numero sempre maggiore di ambiti operativi e decisioni.
Quella
che viene prospettata è un’Europa di popoli e sussidiarietà, capace di
rispettare identità nazionali e tradizioni, suggerire senza imporre una lettura
comune della storia nel divenire. Chiamati a incontrarsi sono persone e
programmi, con i diversi modelli locali a fare da sfondo in un contesto
sovranazionale.
La
volontà di tutela dei popoli, tutti indistintamente, è il motivo che spiega la
nuova concezione dei rapporti internazionali, non più fondati sulla sola
potenza economico-militare relativa; un modo per evitare svolte ideologiche o la
riduzione dell’UE a mero contenitore di comodo. Il compito della costituzione
europea è quindi quello di decidere come mantenere la democrazia di tutti nei
singoli paesi, considerando anche che gran parte delle normative nazionali sono
di derivazione europea.
Fatto
chiaro lo scopo fondante, mai più la guerra, diventa fondamentale definire
meglio per il futuro ruoli e rapporti tra istituzioni europee, risolvendo i
problemi geografici, di struttura e su cosa mettere in comune. Un’azione
propositiva più che di contrapposizione ad altro (Unione Sovietica in passato e
Stati Uniti ora) è presupposto fondamentale perché l’UE conservi
l’iniziale ragione di esistenza.
Con il vertice di Nizza e la
presenza contemporanea di tutti governi di sinistra, dopo il grande sforzo
nell’organizzazione dell’entrata in vigore dell’Euro, il processo si è
arrestato. La svolta a destra in tutta Europa e i rapporti sempre più stretti
con Blair sembrano un buon presupposto per il rilancio del modello. Un nuovo
trattato di Roma, durante il turno di presidenza italiana nel secondo semestre
del 2003 sarebbe un segno di continuità nell’interpretazione del ruolo
storico dell’Italia in ambito
europeo, iniziato con De Gasperi e tuttora ben definito nell’agenda
dell’attuale governo.
Gianpaolo Capozzi