IN MORTE DEL COMPAGNO ACHILLE

 

Un di', s'io non andrņ sempre rubando

di gente in gente, me vedrai segretario

del tuo PC, o compagno, gemendo

il fior della tua pessima politica.

 

Fausto or sol suo di' tardo traendo

parlo di me col tuo cenere muto,

ma io che delusi, a voi le palme tendo

e sol da lungi la tua quercia saluto.

 

Sento l'avverso Cavaliere, e le botteghe

oscure che al viver tuo furon tempesta

e prego anch'io nel tuo porto quiete.

 

Questo di tanta speme oggi mi resta !

Straniere genti, almen la falce rendete

allora, al martello della madre mesta.

 

                                                                                                                                                                                            Massimo D'Alema