pguelltit.gif (65367 byte) Park Güell

Di lavorazione più articolata e complessa invece è l’opera che Gaudì inizia nel 1903 e termina solo nel 1914, ovvero Park Güell in cui si ispirò alla seconda grande opera letteraria di Verdaguer "Canigò" in cui viene celebrata la grandezza della montagne catalane per la realizzazione del suo progetto.


Park Güell fu l’ennesimo progetto che Gaudì realizzò per il suo mecenate e che insieme i due concepirono non come un parco o un giardino pubblico (come suggerirebbe il nome), ma più come una città giardino, un sobborgo cittadino destinato a cambiare il modo di concepire la vita nei centri abitati integrando le case con la vegetazione e gli ambienti naturali del luogo.

Purtroppo però gli abitanti di Barcellona non accolsero con molto entusiasmo l’idea di Güell tanto che solo 2 dei 60 lotti realizzati furono acquistati e così il progetto fallì miseramente. In una delle due case già costruite quindi si trasferì Gaudì con il padre e la figlia della sorella e ci rimase fino a quando si trasferì definitivamente nel cantiere della Sagrada Familia.
Quindi i lavori interrotti nel 1914 ripresero nel 1922 quando la città e il comune di Barcellona decisero di destinare l’area di Park Güell a parco pubblico e di affidarne il completamento allo stesso Gaudì. Infatti bisogna dire che se l’idea di Güell di "programma sociale" fu un fallimento, non lo fu invece la parte dell’impresa di cui si occupò Gaudì. Nell’area destinata ai 60 lotti non fu costruito pressoché nulla e questa rimase allo stato naturale selvaggio, mentre le parti dedicate al tempo libero, costruite, divennero un capolavoro.
Per il parco Güell acquistò la Muntanya Pelada, situata a nord ovest di Barcellona, una zona caratterizzata da pendii accentuati, assenza di fonti d’acqua e da un terreno sassoso e arido, superficie inutilizzabile per la realizzazione di un centro cittadino e di zone verdi. Ma Gaudì non curandosi di questo procedé senza esitazione nella progettazione del Parco utilizzando questi aspetti negativi a suo favore.
Per le mura di cinta si limitò semplicemente a seguire il profilo sinuoso dei molteplici cambi di pendenza della montagna creando un profilo ondulato della struttura. Inoltre Gaudì ricoprì tutto il muro con frammenti di ceramica rossi e bianchi che oltre ad avere la funzione di decorazione, ebbero quella di impermeabilizzazione (il muro fu costruito con un materiale alquanto scadente) e di rafforzamento della funzione protettiva del muro nei confronti di intrusi. Il rivestimento del muro liscio e arrotondato infatti non offre appiglio per le dita ed è davvero difficile poterlo scavalcare a mani nude.


L’entrata principale è incorniciata da due edifici simili a due casette delle fiabe. Le loro pareti irregolari sono realizzate con lo stesso materiale del muro di cinta e culminano in un tetto altrettanto irregolare e ondoso ricoperto ancora una volta da frammenti policromi di ceramica. Tutto è perfettamente integrato nel paesaggio fatta eccezione per una torretta (molto simile a quella di villa El Capricho) che apparentemente con la sua bicromia blu e bianca sembra completamente isolata dal resto. Senza una funzione precisa il verticalismo della torretta deve essere perciò osservato da fuori l’entrata del Parco e così gli insoliti colori assumono un significato: il colore azzurro del cielo e il bianco della nuvole in movimento.

Appena entrati ci si trova davanti a una grande scalinata che porta a una vasta sala ipostila realizzata come un tempio classico greco. Tributo a Güell grande estimatore dell’arte classica ellenica, la sala ipostila è costituita da 86 enormi colonne doriche che sorreggono un soffitto ondulato ricoperto ancora una volta da molteplici frammenti di ceramica policromi. A guardia dell’entrata della sala due draghi, simboli di Barcellona, in realtà, nascondono due enormi cisterne per la raccolta dell’acqua piovana con la quale viene mantenuta la verdeggiante vegetazione del Parco.

Ancora una volta, come era già accaduto per il muro di cinta, gli elementi decorativi del parco hanno una doppia funzione nascosta dietro al semplice aspetto estetico-decorativo e la sala ipostila non è certo da meno.
Infatti le colonne supportano il tetto che non è solo un tetto e completano una struttura completamente diversa dalle apparenze. La terrazza soprastante orlata da un sinuoso e interminabile sedile, infatti è punto centrale del parco e non è altro che la "piazza mercato", concepita come luogo d’incontro per tutti gli abitanti del borgo giardino nonché come luogo di rappresentazioni teatrali e manifestazioni culturali.

Il resto del parco invece non è altro che un intreccio infinito di viadotti e viottoli che serpeggiano attraverso la folta vegetazione della montagna.

Park Güell, come ogni opera di Gaudì contiene anticipazioni ed esplorazioni dei nuovi stili e correnti artistiche dell’Europa. Se si considerano le decorazioni di "ceramica frammentata" soprattutto nell’ornamento del sedile, si vedrà come il loro livello sia cresciuto rispetto i primi esperimenti risalenti a Finca Güell e si noterà come essi siano configurate come i collages dei futuri Dadaisti.
Anche con uso di materiali poveri Gaudì riuscì ad anticipare intuizioni e idee dei futuri cubisti, Picasso e Mirò anche se a dire il vero questa limitatezza di mezzi creò non pochi problemi all’architetto catalano.
La pietra ricavata dello scavo per i sentieri e i viottoli risultava decisamente poco resistente all’erosione dell’acqua e così Gaudì dovette ricorrere ad accorgimenti come il rivestimento delle strutture con Trencadicas, la sovrapposizione di più strati di materiale e così via... cmq il risultato fu notevole tanto che le opere di ristrutturazione fino ad oggi sono state davvero limitate.

Importante da ricordare inoltre che questa fu la prima struttura in cui Gaudì, insieme a mattoni e barrette di acciaio, utilizzò il calcestruzzo per la costruzione della già citata torretta all’entrata.

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