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Il Grand Tour delle Alpi
Dalla Pulfero a Mentone. Un itinerario di oltre 2800 chilometri con un unico obiettivo: percorrere tutti i passi più belli e famosi delle Alpi!

GiornoUno. Finalmente si parte.
Con il tipico timore di chi si mette in moto per un viaggio considerato un po' impegnativo, alle 8 in punto il TDM stracarico si dirige verso la statale Romea. E' bello evitare quanto più possibile l'autostrada, e di prima mattina i "bagnanti del week end" non si sono ancora riversati in massa in direzione delle coste adriatiche.
Solito caos a Mestre, dove imbocchiamo la A4. Poi la A23 fino a Udine. Usciamo e ci dirigiamo a Cividale del Friuli. Alle 11.30 siamo già al confine sloveno e facciamo benzina a Caporetto (ottimo il prezzo, rispetto all'Italia). La cittadina, invece, non ci induce a una sosta prolungata: troppi pullman turistici in giro, preferiamo attaccare con le curve. Dirigendoci a Kraniska Gora affronteremo il Passo Moistrocca.
Le strade di montagna, in Slovenia, sono come ricordo le nostre quando ero bambino: strette, tortuose. Non che manchi la manutenzione (anche se qualche buco di troppo c'è), ma non hanno ancora iniziato ad allargare la carreggiata, a raddrizzare le curve, a proteggere ogni metro di "scarpata" con tonnellate di guard rail. Il Passo Moistrocca è un passo impegnativo per gli oltre 50 tornanti molto secchi, ma anche molto divertente per una natura che varia seguendo l'altimetria della strada. I 26 tornanti che portano a K. Gora sono tutti lastricati con perfidi sanpietrini, e l'asfalto è molto rovinato.
Subito dopo K. Gora (paesone ricco e snaturato dal troppo turismo invernale) troviamo l'indicazione Austria: è il Wurzenpass. La salita è facile in mezzo a prati e boschi. Il versante austriaco, invece, è costituito da due immensi rettilinei con pendenza del 18% (e grandi cartelli che impongono il limite dei 40 kmh) e due tornantoni insipidi... mah.
Decidiamo di non acquistare la vignetta autostradale e a Villach, seguendo anche il fido GPS, ci portiamo oltre il fiume. Siamo su una provinciale che segue lo stesso percorso dell'autostrada, ma dalla parte opposta, attraversando decine di piccoli paesi ignorati dal turismo.
Quest'Austria è splendida. Gli occhi si riposano vedendo sfilare prati, pascoli, boschi. In ogni terrazzo, ad ogni finestra di normali (ma non banali) case contadine: fiori, fiori, fiori. Attorno alle case, ai fienili, ai magazzini degli attrezzi non c'è confusione, disordine. Tutto porta ad un rilassamento complessivo, anche a guidare con calma, godendosi il lieve "frullare" del bicilindrico e immergendosi nella natura, nel lavoro dell'uomo, nell'ambiente che ci avvolge.
Arriviamo a Dobriach, sul Millstatter See, per constatare che anche qui la stagione turistica è stata poco propizia. Ci permettiamo l'unico cibo italiano del viaggio (è contro la nostra etica cercare, all'estero, copie certamente sbiadite delle nostre tradizioni, meglio conoscere e apprezzare quelle locali): sono già le 14.30 e uno spicchio di pizza ci pare la cosa più veloce (non so perchè, ma non ho trovato chioschi di piadina romagnola... selvaggi!!!).
Costeggiamo tutto il lago (anche bello, pur se molto sfruttato turisticamente) e in un'ora e mezza siamo a Dollach/Grosskircheim. Nel centro del paesino vediamo una bandierina con una moto e la scritta Motofarrad Wilkommen (o qualcosa del genere): neppure il tempo di mettere il piede a terra e un bersagliere austriaco di sesso femminile ci ordina fermamente "Fenite ti sopra a fetere Kamera! Se fa pene sono fenti euro a testa, kompresa GROSSA kolazione".
La pensione Kahn (certamente non recente nel mobilio o nelle dotazioni) è tenuta benissimo. La gentilezza di Frau Gertrude è fantastica. La colazione dell'indomani mattina sfamerebbe una compagnia di KaiserJaeger. Il giardino è attiguo alla stalla, dove vive (benino, mi pare) anche un simpatico pony a disposizione dei piccoli ospiti.
Ci consiglia, per la cena, il ristorante dell'Hotel Post: beh, consiglio di valore. Io opto per uno spezzatino di Bambi con canederli di pane, fagiolini arrotolati e scottati nello speck, uva, funghi e marmellata di mirtilli. Claudia apprezza un Wiener Tafelspitz. Poi il dolce: due splendidi strudel affogati nella crema di vaniglia calda. Aggiungete un ottimo mezzo litro di vernatsch locale, due caffè e due grappe e avrete un conto di 42,50 euro... si può chiedere di meglio?
Slovenia: il sabato il Passo Moistrocca è preso d'assalto da biker (in bici) e camminatori... Dopo Dobriach incontriamo e costeggiamo il Millstatter See Mancano pochi chilometri a Dollach. Ecco la vera, bellissima Austria!

GiornoDue. il mito del Grossglockner
Riposatissimi, il rumore, a Dollach, è solo quello... dell'acqua che cade sui tetti, affrontiamo la supercolazione di Frau Kahn, salutiamo, indossiamo le antipioggia e il buon umore e... direzione Grossglockner.
Erano anni che aspettavo di portare le mie ruote sulla famosa Hochalpenstrasse, ma speravo di pagare i 17 Euro per un giorno di sole.
Invece vento, pioggia, nuvole bassissime ci perseguiteranno per quasi tutta la settimana. Ma non ci faremo intimorire!
Lo scontrino del pedaggio della Grossglockner Hochalpenstrasse: 17 euro ben spesi, a mio parere!Prendiamo la deviazione di 8 chilometri che porta al Franz Josefs Hohe (un meraviglioso punto panoramico sul ghiacciaio dell'Hochtor). Stonano il ristorante, il museo, i parcheggi. I seracchi del ghiacciaio (evidentemente in ritirata, purtroppo, come tutti i ghiacciai del mondo. Esseri viventi millenari, storia in movimento del nostro passato destinati ad una probabile terribile estinzione) però sono proprio lì. Scorgiamo le ferite del ghiaccio, i colori diversi del gelo. Non riusciamo a ripartire... se ci fosse un po' di sole, maledizione!
Attingiamo a piene mani al portafoglio nel supermarket del souvenir dedicato al Grossglockner: è o non è la più famosa Hochalenstrasse d'Europa?
Poi scendiamo verso nord, per riportarci nuovamente a sud passando da Mattrei in Osttirol e da lì fino al Passo Stalle.
Il Passo Stalle. Splendido, come lo strudel che ci ha portato ad ingannare l'attesa del verde in cima al passo. Sì perchè la parte che scende in Italia è larga circa 2,5 metri. Per cui il semaforo in cima diventa verde solo nel primo quarto d'ora di ogni ora. L'asfalto è ottimo, appena rifatto, e ci aiuta ad evitare un criminale (italiano) che a bordo di una Uno risale in orario vietato. Se la discesa non fosse stata troppo ripida per parcheggiare le moto in sicurezza, il pazzo sarebbe stato linciato dai motociclisti inferociti... ma per sua fortuna abbiamo pensato di lasciarlo... agli improperi degli automobilisti che scendevano dietro di noi.
Passata la paura siamo tornati ad apprezzare la natura. Boschi, prati, il lago di Anterselva. Non si può smanettare in una natura così. Puoi solo lasciarti andare a pensare, a condividere con la tua passeggera i dettagli più belli di un ambiente splendido. Passiamo Brunico e, un po' in imbarazzo per i troppo traffico (non ci siamo più abituati) raggiungiamo Vipiteno. Subito troviamo le indicazioni per il Passo di Monte Giovo. Il freddo, l'acqua, le nuvole non danno tregua, ma in cima al passo un JagerTee ci scalda non poco. Scendiamo a San Leonardo in Passiria, dove pernottiamo.
Il Franz Josefs Hohe, all'interno della Grossglockner Hochalpenstrasse. Peccato che il tempo... La verdissima vallata che porta in Italia, prima di raggiungere il Paso Stalle Dalla sommità dello Stalle, in attesa del semaforo verde, un'occhiata verso la valle di Anterselva

GiornoTre. non piove!
Il Passo del Rombo (Timmelsjoch) mi ha sempre affascinato. Con i suoi 2509 metri non è il più alto delle alpi, ma è uno dei più freddi (è posto in una conca ventilatissima) e quasi sempre l'ultimo ad essere riaperto all'arrivo dell'estate.
La Timmelsjoch Hochalpenstrasse è, di conseguenza, in assoluto una delle MIE due o tre strade preferite. Un nastro d'asfalto dolce, perfetto, che sembra posato da una mano gentile e gigantesca sulle morene e sui ghiaioni di origine glaciale.
Duro a bassa quota (dalla parte italiana) quanto guidabile e facile in alto, e per tutto il versante austriaco. 6,50 euro mi sembrano ben spesi!
Dopo Solden, torniamo quasi in pianura, lontano dalla ressa del turismo. Imst, piccola città storica, meriterebbe sicuramente una visita, ma la salita verso il Passo del Rombo ci ha sottratto troppo tempo. Ci dirigiamo verso l'HantennJoch una delizia di strada alpina (ma attenzione alle mucche che non rispettano il codice della strada). Fantastica e guidabilissima la discesa fino a Warth, con curvoni veloci che spingono anche i più fermoni a rischiare le ire della Gendarmerie.
Più deludenti FlexenPass e ArlbegPass: strada bella, ma circondata da impianti e paesoni votati esclusivamente ai grandi numeri del turismo invernale. Molto trafficata, infine, la statale che ci porta a Nauders e al Passo Resia (una foto vicino al campanile NEL lago è d'obbligo, anche se banale, cercando di escludere dal negativo le centinaia di tedeschi che giungono lì trasportati da immensi pullman a due piani).
Curvoni velocissimi (da "sfregare le orecchie" si direbbe in Romagna) ci portano fino a Sluderno e Spondigna: e poi è Stelvio!
Beh, che dire. Lo Stelvio è un'avventura. Faticosa. Ma ogni volta che ci sali sai già che un'irrazionale voglia di tornarci ti assalirà in discesa! Ci salassiamo nei consueti souvenir motociclistici e affrontiamo l'Umbrail Pass.
Il TDM non si spaventa neppure per i tre km di sterrato. E' pura wilderness mototuristica. Fantastico.
Molto bello anche l'OfenPass, che con una emozionante discesa tra gli abeti ci porterà al tunnel di collegamento con Livigno, dove pernotteremo (dopo una nutriente porzione di ottimi pizzoccheri).

GiornoQuattro. Grabunden Mototour!
Il maltempo blocca anche i pasticceri, e la colazione al Roxy Bar diventa tristissima, a base di fette da toast arrostite e marmellate confezionate. Bleah! Il pieno a 0,651 Euro a litro ci riporta il sorriso, nonostante l'acquazzone!
Affrontiamo la Forcola di Livigno sotto un fortunale, passiamo le due dogane senza quasi vederle (e anche i doganieri hanno pietà di noi), in mezzo alle nuvole e agli scrosci.
Il Bernina... sono sicuro di averlo fatto, ma non l'ho visto!
L'AlbulaPass diventa così un'altra avventura: asfalto non perfetto, ma una natura affascinante che la pioggia non riesce a nascondere completamente. Sul passo solo noi e molti militari svizzeri in manovre. Il caffèlatte bollente all'Hospizio sul passo è provvidenziale, e diventerà uno di quei piccoli dolci ricordi che fanno di un itinerario un viaggio!
Le tranquille colline svzzere (attraversate sempre rigorosamente fuori autostrada) ci portano a Tiefencastel e a Thusis. Raggiungiamo Ilanz dalla vecchia strada provinciale (in parte sterrata per lavori) seguendo più l'istinto che cartina o GPS (troppa pioggia per veder bene).
Dopo Ilanz la strada ritorna molto veloce e andiamo all'OberalpenPass. Splendido. Come il Rostì Alpsu che Claudia ed io ci dividiamo all'Ustria Alpsu (in cima al passo). Il Rostì è uno splendido ammasso calorico e bollente (patate, prosciutto, formaggio fuso, uovo, cetriolone sott'aceto) in grado di riscaldare e rifocillare qualunque viaggiatore infreddolito.
All'Ustria Alpsu, tra l'altro, troviamo uno smanettone valtellinese (simpatico, nonostante lo scherzoso appellativo di mangia-riso affibbiato al TDM) che nella bacheca del locale, in mezzo a souvenir, cartoline, magliette, ha messo in bella mostra la testa del suo vecchio Ducati 851 (distrutto non ricordo se in pista o su qualche tornante).
Il tempo è tiranno. Siamo costretti a salutare e ripartire: abbiamo ancora Susten Pass e Grimsel Pass. Credo che siano due passi disegnati per i motociclisti. Curve così belle sono sprecate per camper, pullman, automobili. Il ritmo diventa dolcemente allegro (nonostante il pieno carico), non cerco certamente la velocità (non è la mia indole e non ne sono capace) ma il dolce ondeggiare dell'equilibrio...
Una rapida discesa ci porta a Gletsch poi, dopo qualche chilometro in direzione Brig, proprio all'incrocio con la strada che l'indomani ci porterà al Nufenen Pass, troviamo un'insegna particolare: un Biker Point. E' l'Hotel Ristorante Astoria, a Ulrichen (che tra l'altro scopriremo essere un paese piccolissimo ma splendido, costituito ancora da tutte abitazioni in legno antichissime). Per 59 Franchi Svizzeri a testa, oltre la colazione, è compresa anche l'utilizzo della sala riscaldata per l'asciugatura delle antipioggia e dell'attrezzatura, nonchè di un caldo e attrezzato garage. La camera è ottima, moderna, pulita, spaziosa. Veramente un ottimo Biker Point!

La cartolina-ricordo più preziosa per i mototuristi... il giro dei passi svizzeri!

GiornoCinque. direzione RdGA!
C'è anche un po' di pallido sole quando partiamo per salire al NufenenPass. Già a metà salita, però, ci troviamo in mezzo alle nuvole. Il freddo si fa pungente mano a mano che saliamo. La discesa verso il San Gottardo la affronto a velocità da lumaca (sono sempre molto fermo, ma qui...): il fondo è costituito da lastroni di cemento, ma soprattutto non vedo nulla.
Come non vedo nulla in cima al San Gottardo, dopo che in basso, vicino ad Airolo, mi ero permesso di percorrere alcuni chilometri della vecchia strada, quella tutta in sanpietrini e con la riga al centro costituita da sanpietrini gialli... da raduno di moto d'epoca!
Troviamo una situazione meteo un po' migliore sul Furka, ma poi ci rifacciamo sul Grimsel (con la dovuta attenzione alle mucche), che ripercorriamo in senso inverso rispetto al giorno precedente.
Bellissima la discesa fino ad Innertkirchen, poi ci dirigiamo ad Interlaken e al Faulesee. Siamo sempre senza vignetta autostradale. Riuscire ad arrivare in Francia senza doverla acquistare è diventato un punto di orgoglio (vero Schwarz?).
E' forse la parte più noiosa di tutto il viaggio: paesini, incroci, limiti di velocità. Aiutati anche dal GPS riusciamo a raggiungere la strada de Col du Pillon.
Non male in certi tratti l'asfalto, in altri semplicemente indecente. Banale il Col du Pillon, ma l'ultimo ostacolo prima del Lac Leman, o Lago di Ginevra, con il suo trafficatissimo lungo-lago.
Il GPS questa volta è utilissimo per trovare, già nella periferia di Thonon-Les-Bains, l'inizio della Route des Grandes Alpes. La strada che percorreremo nei prossimi due giorni!
La RdGA parte dalla periferia di Thonon-Les-Bains per raggiungere Mentone, circa 700 chilometri più a sud. I lavori per la Route del Alpes iniziarono nel 1909 per iniziativa del Touring Club de France.
Pochi chilometri e siamo di nuovo immersi nella natura, e dopo il caos e il traffico del lungo lago, è aria pura! La via è tabellata. Spesso troviamo aree di sosta attrezzate e indicazioni turistiche dettagliate (monumenti, ponti, orridi, paesi). Non mancano chioschi e bar, dove poter fermarsi qualche minuto.
E' già pomeriggio inoltrato quando giungiamo a Les Gets, stazione turistica piuttosto grande e attrezzata, che io pensavo fosse giunta ad uno spopolato fine stagione. Invece tra due giorni c'è la finale di Coppa del Mondo di VTT (Velo Tout Terrain, la dizione francese della MTB). Ci fossi capitato un decennio fa, nel pieno della mia stagione di MountainBiker... mi sarei fermato a fotografare e a collezionare gli autografi di tutti i campioni di Downhill e Cross Country... ma ormai credo che i campioni dei miei tempi abbiano appeso il rampichino al chiodo...
Nonostante i molti "tutto esaurito" troviamo un due stelle non disprezzabile, ma la sera ci concediamo una cenetta in un localino che pare interessante. Ah, les Tartiflettes!!! Dopo una dura giornata in moto ordiniamo due tartiflette al Ristorantino Les Copeaux.
Le tartiflette sono molto simili ai Rostì svizzeri, ma non hanno l'uovo e la fetta di prosciutto è sostituita da piccoli pezzettini di pancetta. Le patate sono lessate: in definitiva si tratta di un piatto un po' più delicato. Servito in terrine alte, il formaggio rimane in ebollizione per molto tempo: non occorre correre per gustare una tartiflette perfettamente bollente!
Una bottiglia da mezzo litro di ottimo Gamay, un paio di fette di torta di lamponi con un'ottima panna, un paio di caffè: 47 Euro. Più che corretto e tutto assolutamente consigliabile!

GiornoSei. la neve sul Galibier.
Partenza alle nove e trenta da Les Gets. C'è il sole, ma ovviamente dura poco. Saliamo il Col de la Colombiere superando decine di ciclisti. Il paesaggio si fa subito aspro. Sono molto belli e caratteristici anche i piccoli borghi toccati dalla Route des Grandes Alpes.
Dopo La Clusaz tocca al Col de Aravis, dove il verde dei pascoli riprende il sopravvento sul duro colore della roccia.
Purtroppo ricomincia a piovere: sarà dura, per la mia fotografa ufficiale, portare a casa degli scatti decenti!
Il simbolo della Route des Grandes AlpesLa RdGA ci porta ora ad affrontare direttamente il Cormet de Roselend, ma noi vogliamo utilizzare una piccola provinciale che ci conduce a Hauteluce, un pittoresco e minuscolo borghetto con una splendida vista sul Monte Bianco: è da lì che affrontiamo la salita per una delle parti più belle e selvagge della Route.
"Il Cormet de Roselend è bellissimo" trovo scritto a penna negli appunti che scrivo la sera per non dimenticare le cose più importanti. Come è bellissimo il lago de Roselend che precede di poche centinaia di metri la cima e che ospita addirittura un circolo nautico...
La natura si fa sempre più aspra, i pascoli non sono più i verdi tappeti "made in Austria": qui l'uomo (e i suoi animali) devono strappare alla roccia la terra per sfamare le greggi e le mandrie!
I rifugi lungo la strada sono molto meno attrezzati che in Austria o in Svizzera, ma un Sandwich (mezza baguette farcita con jambon e fromage) resta sempre un sano pranzetto.
Scendiamo dal Cormet de Roselend verso la Val d'Isere. Per quanto è bella la strada, per quanto iniziano ad essere orrende le immense moderne costruzioni delle stazioni invernali.
Affrontiamo l'Iseran sotto il diluvio. Il Col du Telegraphe è abbastanza insignificante (anche se probabilmente ben guidabile, quando non piove), ma vogliamo arrivare al "mitico" Col du Galibier!
Eccolo. Le nuvole sono basse, la pioggia non ci abbandona. Sono diciotto chilometri di salita. A circa dieci chilometri dalla cima vediamo una coppia di ciclisti che si sono fermati a metà della discesa: uno piange dal dolore alle mani. E' senza guanti, e la discesa gli ha probabilmente tolto la sensibilità agli arti (il Galibier senza guanti, in settembre... mah... anch'io, dentro gli Spidi H2Out imbottiti, ho già freddo!).
Adesso la nuvola è più fitta. Nevica! Splendido.
Il primo Bar Ristorante (prima del tunnel che potrebbe evitarci di percorrere la cima del Colle) ha un bel cartello "Ouvert". Peccato che, dopo eserci tolti i caschi, i guanti, e illusi: lo troviamo maledettamente chiuso! Gli avrei dato fuoco dalla rabbia!
Invece ripartiamo. Arriviamo in cima, snobbando la galleria. Vedo a malapena il sottile nastro d'asfalto. Attorno sembra non esserci nulla... solo un po' di bianco del nevischio. Non ho la forza di chiedere a Claudia di fotografare il monumento della cima. In quel momento penso che, in una giornata così, non abbiamo nulla da dimostrare: adesso mi spiace non aver la foto della cima.
Quando incrociamo la strada che sbuca dalla galleria troviamo l'altro Bar-Rifugio: questo è aperto! La cioccolata in tazza più buona del mondo, e i termosifoni più amati da molto tempo...
Scendiamo. Il clima migliora gadualmente. Lasciamo a destra il Lautaret e, stanchi, scendiamo verso Briancon (in realtà, siccome alcuni anni fa eravamo passati da Cesana Torinese, abbiamo anche fatto il Monginevro per andare a dormire in Italia. Abbiamo commesso uno sbaglio. Cesana, con il brutto tempo, era già "fuori stagione". Tutto chiuso, abbastanza triste. Sarebbe stato senza'altro meglio approfittarne per visitare la simpatica e caratteristica Briancon).

Una riproduzione di una cartolina d'epoca E una cartolina moderna con i principali colli del brianconnais

GiornoSette. verso il sud.
Non piove. Questa è la notzia del giorno! Rientriamo a Briancon sulla RdGA e ci dirigiamo al Col del l'Izoard.
La strada, come sempre, è ottima (a parte qualche tratto in quota). Non piove, ma fa freddo, e le nuvole non hanno certamente voglia di abbandonarci proprio ora, alla fine del viaggio!
Splendida, la RdGA fino a Vars. Vars, stazione di sport invernali, è un orrore degno dei nostri "palazzinari" degli anni sessanta. All'Ufficio del Turismo, però, un'impiegata gentilissima (adorabile: fa pure finta di apprezzare il mio francese scolastico di venticinque anni fa...) va a cercare in archivio e trova del materiale sulla "Route" stampato e distribuito qualche anno fa. Peccato che pare non ci puntino più molto: a mio parere potrebbe diventare un itinerario classico del motociclismo, non solo dei patiti del pedale.
Scendiamo fino a Jausiers e affrontiamo il Col de la Bonnette "La strada più alta d'Europa", è scritto in moltissimi cartelli lungo la via. Grandeur francese!
Strada di montagna. Guidi sapendo che in cima troverai le nuvole ed il nevischio. Meglio. Più avventuroso! Qualche tratto è appena asfaltato: sono pazzi. Tra un po' tutto sarà di nuovo coperto dalla neve: a che pro?
La cima, immersa in una fredda e bagnata nebbia e nel nevischio, diventa poco più che un sentiero delimitato da un muretto di stabilizzato. La strada che porta fino alla sommità (dopo la svolta che porta verso Nizza) è sterrata, e giunti al monumento sommitale occorre girare la moto e tornare indietro alla svolta di cui accennavo poc'anzi.
Scattiamo anche noi la foto-ricordo vicino al monumento, assieme a qualche ciclista: in fondo è stata un'avventura anche per noi.
Scendendo incontriamo i resti del forte dei "diavoli blu", il battaglione di montagna che viveva e si addestrava in quota tutto l'anno. Con circospezione arriviamo a St. Etienne de Tinee (strada molto brutta, l'asfalto è molto rovinato), dove ci facciamo spennare al Bar dell'Hotel Chalet (evitatelo accuratamente: 17 Euro per due panini, 1/2 di vino e 1/2 d'acqua, due caffè, il tutto condito da una certa mancanza d'igiene)... ma in fondo anche gli imprevisti fanno parte del gioco delle cose da raccontare: cosa avrei potuto dirvi di un anonimo e piccolo borghetto di montagna?
Salto scioccamente un distributore automatizzato (in molti paesini non c'è un distributore di benzina con presenza umana, ma solo un piccolo piazzale con le tre pompe a self service: mi pare un'idea niente male): e comincio a portarmi verso il Col di St. Martin...
inizio a chiedermi dove trovare un rifornimento: invece trovo addirittura un distributore e addetto umano! Il Col St. Martin è bello da raggiungere (strada in mezzo ai boschi), ma quando arrivi alla sommità ci trovi tre orridi palazzoni con pizzerie, pista per Quad e tristissimi negozi, ovviamente chiusi, per il noleggio delle attrezzature invernali. L'inciviltà, qui, ha colpito duro.
Riprendiamo in fretta la strada: voglio vedere il Turini!
Non scherzano mica i tornanti del colle più famoso del rallysmo mondiale! Nonostante le quote siano ormai molto modeste (1600 metri) i tornanti sono secchi e decisi... e tanti.
E' una lunga discesa (oltre 25 chilometri, mi par di ricordare) che portano a Sospel, nostra ultima meta in terra francese, dove abbiamo deciso di pernottare. 25 chilometri lontano da qualsiasi presenza umana: noi, la nostra moto, la strada, il vento, le rocce e gli alberi.
Null'altro. Traffico nullo. Qualche altro motard con cui ci sorpassiamo più volte al giorno... siamo sulla stessa rotta, ma ognuno a le sue soste, le sue foto, i suoi rallentamenti. E ogni volta è un saluto e un sorriso. Bello!
Bello come Sospel. E' una cittadina antica, lo si vede dalle ferite che il tempo ha regalato ai suoi vecchi palazzi del centro. Ha un certo fascino, comunque, con il fiume che scorre pigro nel suo abitato, con i bar ed i ristoranti che hanno steso tavoli e sedie sul lungo fiume.
Vediamo che l'Hotel de 'Etrangeres ha un garages per gli ospiti (scopriremo poi essere a pagamento). L'Hotel ha sicuramente visto tempi migliori, peccato, perché avrebbe fascino da vendere, invece si rivela sporco e tenuto male. E caro. Chi volesse fermarsi a Sospel può tentare in qualche altro albergo.
Troviamo invece, per cena, un piccolo meraviglioso ristorantino. Sito proprio nelle strette viuzze del centro storico, il "Sout'a Laupia" è una bomboniera di locale: al piano terra sei o sette tavoli, con luce soffusa, le canzoni di Paolo Conte in sottofondo e un mobile bar più piccolo di quello della mia tavernetta. In cucina (al piano di sopra, collegata con un minuscolo montacarichi) il cuoco!
Beh, la delicatissima omlette sospellese (alla pasta di olive) va subito tra le "leccornie-hits", la degustazione di formaggi della zona era splendida, i dessert indimenticabili. Ottimo il Savignon Blanc. Caffè e grappa? Beh, almeno a fare un caffè basso ci ha provato... 56 Euro ben spesi.

GiornoOtto. il rientro.
Lasciamo Sospel finalmente con il sole. Dobbiamo affrontare l'ultimo colle, che ci porterà in vista del Mediterraneo e di Mentone. E il Col de Castillon.
Mi par di ricordare sotto ai 1000 metri di altitudine. Siamo circondati dagli ulivi.
La strada non è neppure male, ma ormai le Alpi vere e proprie sono solo un ricordo.
Vediamo la fine di un'avventura che sognavo da oltre un anno, quando due giorni di neve, vento e freddo sulla Svizzera, mi avevano "consigliato"di "svernare"sul Garda.
Il TDM frulla sornione, non ho proprio voglia di scendere gli ultimi tornanti che mi porteranno a Mentone. Men che meno infilarmi in autostrada e pensare che il mio "grand tour delle Alpi" è ormai cosa del passato. Eppure devo.
Per fortuna ho un nuovo (più facile e vicino) obiettivo: il biker-matrimonio di Davide e Barbara (ma questa è un'altra avventura che non starò a raccontare qui...).
Sotto il casco continuo a sorridere, anche nella stupida autostrada Ventimiglia-Genova: ragazzi, arrivo a Casaleggio Boiro, per il vostro bikermatrimonio... DIRETTAMENTE DALLA SLOVENIA!!!!
Sono piccole cose, banali e facili avventure, soddisfazioni da poco che, alla soglia dei quarant'anni, forse dovrebbero essere accantonate... ma ho ancora tante strade da scoprire, e tante da ripercorrere!

Per la cronaca (e solo per un corretto computo dei passi affrontati e dei chilometri percorsi) siamo rientrati a Ravenna il giorno dopo, valicando il Passo dei Giovi, il Passo del Bracco e la Cisa fino a Parma. Poi, purtroppo, autostrada fino a casa.
Chilometraggio complessivo, quindi, a 3250 km!
La mappa ed i dettagli del giro


Consigli utili.

Dollach/
Grosskircheim:
La pensione Kahn, 20 euro a testa compresa una GROSSA colazione. Merita. Fruhstuckpension Haus Kahn - Dollach 73 - Tel/Fax: +43(4825)230
"La pensione Kahn (certamente non recente nel mobilio o nelle dotazioni) è tenuta benissimo. La gentilezza di Frau Gertrude è fantastica. La colazione sfamerebbe una compagnia di KaiserJaeger. Il giardino è attiguo alla stalla, dove vive (benino, mi pare) anche un simpatico pony a disposizione dei piccoli ospiti..."

Dollach/
Grosskircheim:
L'Hotel Post, di cui abbiamo apprezzato molto il ristorante Ristorante Hotel Post - Dollach 83 - Tel. +43(4825) 205 19
"spezzatino di Bambi con canederli di pane, fagiolini arrotolati e scottati nello speck, uva, funghi e marmellata di mirtilli. Claudia apprezza un Wiener Tafelspitz. Poi il dolce: due splendidi strudel affogati nella crema di vaniglia calda. Aggiungete un ottimo mezzo litro di vernatsch locale, due caffè e due grappe e avrete un conto di 42,50 euro... si può chiedere di meglio? "

Livigno Bar Pizzeria La Grolla Via Plan - Tel 0342 996916
Un semplice Ristorante/Pizzeria, ma i pizzoccheri sono ottimi, l'ambiente cordiale, si spende poco e qualche torta si lascia mangiare...

Ulrichen Hotel Ristorante Astoria (Biker Point) - Tel. 0279731235 - Fax 0279733484 - www.astoria-obergoms.ch
Per 59 Franchi Svizzeri a testa, oltre la colazione, è compresa anche l'utilizzo della sala riscaldata per l'asciugatura delle antipioggia e dell'attrezzatura, nonchè di un caldo e attrezzato garage. La camera è ottima, moderna, pulita, spaziosa. Veramente un ottimo Biker Point!

Les Gets Ristorante Pub Les Copeaux - 74 Les Gets
Ah, les Tartiflettes!!! Dopo una dura giornata in moto ordiniamo due tartiflette al Ristorantino Les Copeaux...

Sospel Il biglietto del ristorantino... che consiglio vivamente di visitare! Ristorante Sout'a Laupia - 13, rue Saint-Pierre - Tel. 04 93 04 24 23
Sito proprio nelle strette viuzze del centro storico, il "Sout'a Laupia" è una bomboniera di locale: al piano terra sei o sette tavoli, con luce soffusa, le canzoni di Paolo Conte in sottofondo e un mobile bar più piccolo di quello della mia tavernetta. In cucina (al piano di sopra, collegata con un minuscolo montacarichi) il cuoco!

Per tutto il viaggio... GPS Garmin E-Map
Utile in ogni condizione (per proteggerlo dagli acquazzoni basta un sacchetto-gelo della Cuki), ha reso molto più agevole seguire l'itinerario preparato, con cura, a casa. Bisogna prestare un po' di attenzione quando ci si trova a scegliere la strada da prendere in presenza di rampe e di svincoli sopraelevati e complessi.


Moltissimi itinerari li potete trovare anche nei siti www.mototuristi.org e www.tdmitalia.it

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