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Pirenei e Massiccio Centrale
La splendida Francia delle strade secondarie e dei paesini llillipuziani...
e la soddisfazione di bagnarsi nell'Atlantico!
(29 giugno - 9 luglio 2006)


Partenza: la sardostrada è veramente noiosa. In più è caldo.
A causa di alcuni contrattempi, poi, siamo partiti di giovedì, con quattro giorni di ritardo rispetto al progetto originario... e tra settimana ci sono anche i camion.
Alla nostra sinistra appare il mare. Forza, la Francia non è lontana.
Ci fermiamo per un panino in un'area di servizio non lontano da Montecarlo: sono molte le Jaguar le Mercedes con a bordo anche ragazze molot ma molto carine... ma come mai i ricchi hanno quasi sempre accanto giovani donne bellissime?
Ma torniamo al nostro viaggiare in moto (anche perchè Claudia e Cristina guardano molto male Stefano e me): allora guardo le gomme della Ducatona, povere Continental, nuove, belle e tonde. A pieno carico, dopo ottocento chilometri di sardostrada saranno già spiattellate.
Arriviamo ad Arles di pomeriggio.
E' ancora molto caldo e abbiamo una gran voglia di una bella doccia. Dopo due alberghi pieni troviamo "Le Cheval Blanc": 82 euro solo per la stanza doppia è un mezzo furto, però c'è il garage gratuito pe la moto, e la stanza è dotata di condizionatore!
Giramo per Arles fino ad ora di cena. E' una cittadina molto carattreistica: le vestigia romane, i batelli ormeggiati sul fiume, i colori mediterranei.
Ceniamo proprio di fronte all'anfiteatro romano del I secolo, tutt'ora utilizzato per le corride. Le salades sono un ottimo, gustoso e nutriente piatto unico. Il vino bianco della Camargue ed un bel dessert fanno il resto. A nanna presto, domattina ci si sveglia di buon'ora!

Venerdi: con Cristina e Stefano ci siamo trovati subito d'accordo: non bisogna buttare via le prime ore della mattina. Sono spesso le più belle in moto, perchè non c'è ancora il solleone, l'aria è più frizzante, i profumi ancora forti. E poi stamattina saremo ancora in pianura.
Da Arles, infatti, facciamo rotta a sud, entrando così nel Parco Naturale Regionale della Camargue.
Lasciati gli ultimi paesi sembra un po' di entrare nel nostro Delta del Po: canneti, canali, risaie e campi coltivati alternati ad ampi spazi. Ma poi incontriamo i primi branchi di cavalli della Camargue, gli aironi e le gru, i famosi tori.
Per la moto è un paesaggio un po' troppo piatto, ma per chi ama la fotografia...
Pieghiamo verso ovest per raggiungere l'antica città fortificata di Aigues Mortes.
Il caldo è opprimente. Decidiamo di non visitare la città, anche se la cinta muraria e l'assenza di costruzioni fuori dalla stessa ci ha favorevolmente colpiti.
Imbocchiamo l'autostrada A9 in direzione Narbonne per poi raggiungere Carcassonne.
Si tratta di una città fortificata che già dall'area di sosta 'Belvedere" sull'autostrada si mostra particolarmente affascinante.
In realtà, una volta entrati nella cittadella, l'entusiasmo si stempera: oltre ad essere stata completamente ricostruita nel 19° secolo, è ormai invasa quotidianamente dalle masse di turisti. E dentro sembra più un parco divertimenti in cerca di spendaccioni, che una città d'arte e di cultura.
Meglio. Il nostro viaggio è incentrato sulla cultura della curva e della piega, non sull'ammirare castelli e musei: non ci sono più scuse per rimandare l'avvicinamento ai Pirenei!!!
Da Carcassonne facciamo rotta per Limoux, poi verso Quillan, Axat ed affrontiamo il nostro primo colle pirenaico: il Col de Jau (asfalto un po' disconnesso e ballerino, ma selvaggio e ben poco frequentato!).
A Bouleternere svoltiamo a destra per una splendida strada secondaria, altrettanto deserta... a parte un isolato agriturismo dove ci dissetiamo con ottimo succo di mele fatto in casa) che ci porta ad Amelie-Les-Bains, dove troviamo un alberghetto a due stelle veramente economico (ma che sembra avere gli arredi fermi agli anni '50): l'Hotel Einsoleilladel La Rive.
Amelie-Les-Bains è un paese che dimostra di aver visto momenti di ben altro splendore.
Nel centro, nella zona delle terme, troviamo palazzi ed alberghi ormai un po' decadenti. Troviamo un ristorante all'aperto, Au Poivre Verte. La salade 'peyrigourdine' è splendida, la crema catalana pure.
Non lesinano una seconda bottiglia (solo demi, questa, però) di un 'bianco della casa' che ti dà allegria.
Al rientro in albergo ci fanno le "felicitation pour le match del l'Italie" che ha battuto l'Ukraina. Stefano ed io facciamo finta che ci faccia piacere e di sapere chi gioca nell'Ukraina... in realtà il calcio non interessa a nessuno dei quattro!

Sabato: sveglia presto, ma ad Amelie se la prendono con comodo: il nostro albergatore ci aveva promesso la colazione almeno per le 8.30, ma lo vediamo ancora in attesa davanti al negozio per comprare le baguettes ed i croissant per la nostra petit-dejeneur.
Inganniamo un po' il tempo con il pappagallo dell'albergo e poi, dopo mangiato, ripartiamo. Oggi si comincia a fare sul serio!
Da Amelie-Les-Bains prendiamo la strada per il Col d'Ares, salendo tra boschi e prati. L'asfalto non ha buchi, ma è molto mosso. E a pieno carico un po' si sente.
Siamo in Spagna, e dalle parti di Ripoll ricominciamo a salire verso la Collada de Toses.
Anche qui l'asfalto non è perfetto, ma la strada e le curve sono bellissime! Occhio ai ciclisti.
In cima orride costruzioni al Colle ma neppure un barettino aperto.
Proseguiamo verso il bel Colle de Puymorens. Evitiamo il tunnel (naturalmente) e ci dirigiamo ad Andorra trensitando dal Col de Casa, che altro non è che una splendida pista da MotoGP ad alta quota! Che curve! E che asfalto.
Andorra city, invece, è la delusione: migliaia di consumatori che si affannano di corsa da un supermercato ad un negozio di vestiti o di accessori moto. File di macchine incolonnate perennemente rendono l'aria della città (posta in una conca tra le montagne) francamente irrespirabile alle nostre narici già abituate all'aria montana.
Ci fermiamo solo fuori dal centro per comprare panini ed affettati (in effetti i prezzi sono buoni).
In uscita altra 'pista' da ginocchio a terra (il Col de Canto) prima di incolonnarci alla dogana: per fortuna non ci fermano. Non avevamo comprato nulla, ma i doganieri spagnoli avrebbero potuto farci perdere un mucchio di tempo!
Scesi dalle pari di Sort troviamo subito la strada per il Port De Bonaigua e per il Portillon. Peccato che questi due gran bei passi ci tocchino, in sorte, sotto un temporale incessante. Con vento, lampi e tuoni. E mandrie di mucche e cavalli impauriti sparse qua e là sulla strada. .. poveri animali stretti gli uni agli altri ad occhi chusi in attesa che il temporale smettesse di lanciare saette lì vicino!
Il Bonaigua è un colle alto e desolato, mentre il Portillon è in mezzo a boschi fittissimi. Bene o male, comunque, arriviamo a Bagneres-de-Luchon, altra stazione termale sconosciuta a noi italiani ma per niente piccola.
Troviamo ottima sistemazione all'Hotel Panoramic (punto di riferimento per i motard tedeschi di "Touren Fahren" e di "Motorrad Freizeit"). Il Panoramic ha anche a disposizione, a solo cento metri dall'albergo, un parcheggio privato ed una tettoia sotto la quale ricoverare tre o quattro moto: ottimo!
Per cena troviamo tutti i locali del corso principale pieni di gente davanti ai grandi schermi: giocano i "bleu". Noi troviamo un localino defilato e, come sempre, un ottimo rapporto qualità-prezzo. Vive la France!

Proprio accanto all'Hotel Panoramic c'è il cartello stradale che indica la direzione "Arrau-Col de Peyresourde". Poco traffico, strada in buone condizioni, boschi e pascoli. In cima al colle una piccola costruzione in legno dove un vecchieto molto simpatico ed amante della natura, oltre a cartoline e bevande, vende anche oggetti in legno intagliati proprio da lui.
Raggiunta poi Arrau ci dirigiamo per il Col d'Aspin (1489 m.), popolato solo da mucche e ciclisti. La strada per l'Aspin è bellissima, ma per fortuna non esageriamo: dopo una cirva vediamo un paio di Gendarmi che si stanno guardando con il binocolo come i vari Motard affrontano le curve salendo verso di loro!!!
Scesi a Ste Marie de Campan inizia la salita al "mitico" Tourmalet (2115 mt.).
Ci sentiamo un po' come i telecronisti del Tour: c'è una gran fondo in bicicletta che passa proprio per il Tourmalet. Per fortuna non è una corsa competitiva, e le moto possono passare. Con rispetto per chi fatica e suda sulle pedivelle, superiamo migliaia di cicloamatori e scattiamo la nostra foto ricordo in cima. La strada in salita è ottima (anche se stretta), quella in discesa verso Luz-St. Saveur, invece, è molto disconnessa.
In cima al Tourmalet incontro un gruppo di Motard tedeschi. Uno ha una ST4, uno la VFR e tutti gli altri le classiche BMW. Mi avvicino al Ducatista e gli dico, battendomi sul cuore con il pugno: "Tucati è buona qui...", poi immediatamente batto la mano sul portafogli: "Japan è buona qui". Risata generale. Un Bmwista non si trattiene: "Puona sempre PMW!. Ed io, come tremando per terribili VIBRAZIONI desta-sinistra, quasi mi ribalto da una parte. Risata generale e pacche sulle spalle: che bello essere un motociclista tra motociclisti in viaggio!!!
Scesi da Tourmalet proviamo a raggiungere il Cirque di Gavarnie. Gli ultimi chilometri, però, in luglio e agosto sono interdetti al traffico privato: per vedere lo splendido panorama delle montagne occorre prendere la navetta e parcheggiare a pagamento. Non è per i soldi, ma non abbiamo voglia di lasciar lì tutto.
Torniamo indietro, mangiamo un panino e, dopo aver raggiunto Argèles Gazost, saliamo al tranquillo (anche se un po' troppo trafficato) Col du Soulor.
Scesi dal Soulor si attacca l'ennesima fatica della giornata, il Col d'Aubisque (1710 mt.): la strada è finalmente alpina, stretta, scoscesa... finalmente un'avventura!
Ma la giornata non è finita: ci aspettano ancora le splendide salite (prima nel bosco, poi tra gli alti pascoli) del Pourtalet, al confine spagnolo. In Spagna credo che il vino costi molto meno che in Francia: presso un paio di empori al confine (poco dopo il passo) c'erano centinaia di francesi che riempivano i bagagliai con cartoni di bottiglie!!!
Scendiamo in Spagna fin quasi in pianura. Il caldo ci colpisce forte, il paesaggio ha i colori bruciati dell'estate. Ma poi si sale di nuovo, velocissimi, verso il Puerto de Somport (1640 mt.) dove si torna in Francia.
Scendiamo per qualche chilometri e, fuori dalla strada principale, troviamo un paesino piccolissimo (Etsaut) con un alberghetto tenuto benissimo (Logis de France): l'Hotel de Pyrenees. E si mangia anche molto ma molto bene ad un ottimo prezzo: il gestore è un motard con una bellissima t-shirt del Joe Bar Team. Consigliato.

L'indomani mattina, purtroppo piove.
Qualche chilometro prima della cittadina di Accous imbocchiamo la strada che ci porterà al Col de Labays prima e poi al Col de St. Martin.
Strada strettissima e dissestata, in mezzo alle nuvole ed alla pioggia.
Al Col de Labays Stefano ha la gomma posteriore della sua CBF 1000 sgonfia. Non si vede nulla (tra l'altro l'Honda non ha neppure il cavalletto centrale), non riusciamo a vedere nè chiodi nè fori. Proviamo con una bomboletta di schiuma, a caso, ma non basta.
Vista l'entità del danno e l'assoluta lontananza di qualsiasi meccanico, pensiamo che la cosa migliore sia farsi venire a prendere da un carro attrezzi. Ma per telefonare bisogna anche salire quasi fino al Col St. Martin, perchè al Labays non c'è servizio.
Dopo due ore di telefonate, i volponi dell'ACI Global (che dà assistenza alle Honda nuove) non hanno ancora capito quale carro attrezzi inviare lì, al confine tra Francia e Spagna.
Li mandiamo a quel paese e proviamo con il Kit BMW che ho sempre con me. La moto non è gonfissima, ma permette a Stefano (laciando lì le borse e la passeggera) di scendere al primo paese. Un bel gonfiaggio poi, a pieno carico, a Olloront troviamo un buon gommista.
E' stata una giornata molto dura: abbandoniamo l'idea di passare dall'Alto de Laza e puntiamo direttamente a Biarritz per stradine di campagna.
E' la prima volta che porto una moto fino all'Oceano Atlantico.
La foto ci vuole subito, con alle spalle i faraglioni con le onde che vi si infrangono contro.
Troviamo un alberghetto in pieno centro e ci permettiamo un assiette di frutti di mare, con dei granchi che soprattutto Claudia e Cristina affrontano come in un duello medioevale :-)
Il ristorante, proprio sulla piazza all'angolo con il lungomare, ci permette di ammirare il tramonto sul mare. Il personale ed il cibo, invece, non valgono il prezzo. Ma si sa che anche i tramonti sull'Oceano hanno un loro valore economico.
Biarritz by night, per noi romagnoli, è un misto di curiosità, ammirazione e delusione. Curiosità perchè, al di là di qualche baretto o chiosco in centro, è quasi tutto chiuso.
Nonostante poi sia già il 3 luglio non c'è tanta gente. Le ragazze, invece, meritano proprio tanta ammirazione: giovanissime, a gruppi, inglesi, olandesi, francesi, fanno della passeggiata di Biarritz, una delle più belle e giovani folle del mondo... ma ormai Stefano ed io siamo fuori gioco!
E allora a nanna abbastanza presto anche oggi, perchè domani si va in moto!

Uscendo da Biarritz non possiamo evitare una deviazione verso il centro di Bayonne, abitato ormai unito a quello della cittadina rivierasca.
Bayonne è la parte storica di questa famosa stazione balneare.
Usciti da Bayonne, per guadagnare tempo, facciamo qualche chilometro di autostrada fino a Dax e poi a Saint Pierre du Mont.
Ma l'autostrada ci stanca presto, e grazie ai GPS cerchiamo vie secondarie fino a Condom (sì, si chiama proprio così), Agen...
E' una Francia rurale, fatta di piccoli paesi lontani tra loro e tanti campi coltivati. Cereali, frutta. Chilometri e chilometri di colline bassissime e strade deserte.
Prima di Condom ci fermiamo ad Eauze, dove troviamo una Brasserie (Le Divan) con i tavolini all'aperto, sotto alberi secolari. Le salades ed i dolci ci danno energia ad un costo assolutamente onesto (42 euroin quattro... vini e caffè inclusi).
La campagna bassa ed un po' noiosa ci accompagna fin quasi a Montclera, poi arriviamo finalmente a Rocamadour, dove troviamo l'ottimo Hotel Le Panoramic, con una splendida vista sul paese vecchio e con un'ottimo menu.
Anche Le Panoramic di Rocamadour (Logis de France) è consigliatissimo!
Intanto, però, mi sono accorto che la catena della mia ST3 sta cominciando ad allentarsi parecchio. E forse qualche maglia non scorre più tanto bene. Comincio a preoccuparmi. In effetti ha quasi 30.000 chilometri, e forse, per sicurezza, l'avrei dovuta cambiare prima di partire. Però con il meccanico l'avevamo guardata bene e sembrava che fosse ancora perfetta.
Stefano sentenzia (giustamente) che un Meccanico con la M maiuscola non avrebbe dovuto lasciarmi partire per i Pirenei senza almeno cnsigliarmi di cambiarla...

Il mattino successivo il tempo non è clemente.
Provo a resistere senza antipioggia ma riesco solo ad inzupparmi prima di cedere...
Sotto un acquazzone incredibile troviamo un gommista dove far tirare la catena. Ancora peggio: adesso si sentono distintamente un paio di maglie che non si muovono più.
Scegliamo di raggiungere Aurillac, dove dovrebbe esserci qualche meccanico da moto. Ma non Ducati.
Ed un Kit catena per la mia ST3 proprio non riesco a trovarla.
Allora sfoglio il libretto di assistenza della mia Ducatona e decido di andare a nord, verso Clermont Ferrand ed il Puy-de-Dome, dove il servizio Ducati c'è.
Un po' di autostrada senza forzare, un po' di belle stradine secondarie per vincere la noia e arriviamo a Clermont Ferrand. La città è grande, ma i francesi, quando mi fermo per chiedere le indicazioni stradali sul quartiere della città dove c'è la Ducati, si fanno in quattro e non sbagliano mai. Arriviamo alla Ducati sulle 18, per scoprire che la concessionaria si è appena trasferita... ma dove???
Per fortuna anche la gentilezza transalpina, nei confronti dei Motard italiani, è grande: un'anziana signora che abità lì sopra scende per dirci che non conosce il nuovo indirizzo, ma la moglie di uno dei meccanici. Ci accompagna da lei e la giovane signora (in dolce attesa) fa ben di più che darci il nuovo indirizzo: telefona al marito e ci prende l'appuntamento per l'indomani mattina!
Ci darebbe anche qualche indicazione su dove andare a dormire, ma noi prefriamo risalire un po' in collina: non amiamo le grandi città.
E la fortuna ci premia: a Ceyrat, l'unico alberghetto è un Logis de France vecchio ma tenuto benissimo. Evi si mangia molto bene (104 euro le due mezze pensioni vino e caffè compresi)!

La mattina successiva siamo da Expresso Motos di Clermont Ferrand. Arriviamo prima noi e qualche altro cliente prima degli addetti della concessionaria. Diamo la colpa ai festeggiamenti della sera prima: la Francia ha battuto in semifinale il Portogallo.
Comunque quando arrivano (quasi tutti in moto, ragazze comprese) sono tutti molto simpatici e gentili con noi. Il nostro meccanico finisce prima un lavoro su un'altra ST3 e poi prende in consegna la mia Ducatona.
Sembra molto preparato ed in grado di dare immediata fiducia. In poco più di un'oretta siamo in grado di ripartire. La moto ora è perfetta... la differenza si sente!
Usciamo da Clermont Ferrand dopo aver comprato panini e bibite in un negozio vicino (i prezzi, lontano dai luoghi più turistici, in Francia sono molto interessnati). Riprendiamo un po' la A75 ma questa volta in direzione sud. Passeremo per Puy-en-Velay e ci tufferemo nel Massif Central! Il nostro obiettivo, infatti, sarà il Parco del Vercors.
Facciamo quindi rotta per Lamastre, poi per Tournon-Sur-Rhone, dove attraversiamo il fiume.
Dalla pianura cominciamo a scorgere il muro roccioso delle montagne del Vercors.
A Pont-En-Royans siamo già tra le montagne, e lì ci fermiamo, perchè la giornata è stata dura. Troviamo un buon Logis de France nell'Hotel Beau Rivage (ottima cena nella terrazza all'aperto sul fiume, splendida colazione e tante attenzioni, come la caffettiera elettrica in camera con omaggio di thè, caffè etc): più che consigliato!.

Di buon mattino lasciamo Pont-En-Royans in direzione del Col Rousset. La strada è molto bella e poco trafficata. Sembra di essere tra le Alpi ma con meno turisti in giro!
Al Rousset si "bela" dal freddo, ma appena passato il tunnel in cima, l'aria si fa più gradevole grazie all'irraggiamento solare. Notiamo su molti alberi grandi piante di vischio: bello!
Sosta a Die per sostituire la lampadina alogena della mia Ducati che ha deciso di fulminarsi (scopro che è una famgerata H7... le ho anche sulla mia auto: ne cambio più di due all'anno! Il fatto positivo è che le H7 si trovano ovunque e sulla ST3 si cambiano in due minuti).
Ci fermiamo anche in un grande magazzino di elettronica (gentilissimo uno dei gestori... motard anche lui, appassionatissimo della propria Pan European) per comprare un paio di memory card per le digitali... quante foto scattano Claudia e Cristina... anche in movimento hanno sempre la Nikon accesa in mano!!!
Ci dirigiamo verso i paesini di Pradelle e di Saint-Nazaire-Le-Desert: chilometri e chilometri disabitati, dove non è difficile scorgere camosci accanto alla strada. Strada anche molto bella: curve, colline, roccia, pascoli, boschi. Ed il continuo canto delle cicale che entra persino nei microfoni degli interfoni: la cicala è infatti il simbolo di queste terre!
Superiamo il Col de la Sausse, poi le Gole des 30 pas.
Passiamo anche Nyons ed iniziamo a trovare le indicazioni per Malaucene e per il Mont Ventoux, che presto si staglia inconfondibile come un gigante tra i pigmei (o almeno quella è la figura che fa fare alle colline vicine).
Iniziamo a sentire profumo di lavanda: i campi, coloratissimi, sono sempre più fitti. Claudia e Cristina non rinunciano a scattare foto su foto e a fermarsi in un chioschetto per portarsene a casa un sacchettino.
La salita al Mont Ventoux è una pista in salita: asfalto bellissimo, sede stradale molto larga, curve raccordate più che bene: incontriamo anche i primi veri smanettoni francesi che, alla maniera di Joe Bar, ci mostrano come consumare in fretta le pedane.
Quasi in cima il paesaggio cambia di colpo: non ci sono più i boschi e gli abeti, ma incredibilimente neppure pascoli: la cima è un immenso ghiaione dove non cresce nulla. Ma la vista a 360 gradi è grandiosa.
Ci fermiamo un momento anche al piccolo monumento che ricorda il ciclista Simpson morto di fatica e di sole durante un Tour degli anni '60, mentre sconsigliamo chiunque a tentare di mangiare i biscotti alla lavanda che vendono in cima al Ventoux... per ore rimarrà in bocca uno strano e disgustoso gusto di... Dixan!!!
La discesa fino a Sault è meno "smanettonabile" ma comunque piacevole. I campi di lavanda sono ovunque.
Facciamo rotta per Forcalquier, La Brillane, Oraison, Valensole, Riez per raggiungere Moustiers-Sainte-Marie, paesino abbarbicato sulla roccia e posto a pochi chilometri dal nostro prossimo obiettivo: le gole del Verdon.
A Moustiers prendiamo l'unica vera cantonata del viaggio. Per stanchezza, dopo aver trovato alcuni alberghi pieni, ci ficchiamo nel vecchio Hotel Le Belvedere, che si rivela una vera e propria topaia: arredi, servizi igienici, tende, moquettes scrostate, vecchie, ammuffite. Guarda a caso è l'unico albergo che ci chiede il pagamento anticipato: abbiamo capito bene il motivo (ma come avrà fatto ad avere ancora due stelle!)!
Anche a cena il ristorantino che ci accalappia non merita menzione. Insomma: il paesino è molto bello e merita una visita, ma ci sono troppi turisti in giro, e gli operatori ci sguazzano senza pietà.

Partiamo con sollievo da Le Belvedere: nessun Topo Carnivoro ci ha attaccati, 'stanotte...
Ed iniziamo la ricerca dei punti panoramici più belli delle Gole del Verdon (che sono tanti): percorriamo tutta la Route des Cretes (che si imbocca da La-Palud-Sur-Verdon), raggiungiamo il Point Sublime e, con duecento metri a piedi ci sporgiamo sulle Gole, poi ci portiamo sulla Rive Gauche passando sotto al caratteristico borghetto di Trigance.
Ci sbafiamo un sandwich sui tavolini di un baretto posto in un punto panoramico all'inizio della Corniche Sublime e poi iniziamo la rotta che ci porterà al confine con l'Italia.
La strada per Castelllane è molto bella, poi diventa bellissima dopo Daluis, incuneandosi tra rocce rossissime in un rincorrersi di gallerie, arditi ponti e sede stradale scavata nella montagna (le Gole di Daluis, appunto). Bello, bello, bello!!!
Passiamo poi per la stazione turistica di Valberg, per Beuil e sotto il borgo di Roubion. Raggiungiamo Isola, dove troviamo solo due alberghetti ad una stella: l'Hotel de France, però, è un Logis De France. Modesto e pulito, si fa ricordare per la gentilezza del personale e l'ottima cena offerta con la demi-pension. Consigliato se non avete pretese di lusso!

Che dire? La mattina siamo tutti un po' tesi, perchè si rientra.
Il Col della Lombarda ci regala le ultime emozioni e l'ultimo divertimento.
La strada è stretta e, sul versante francese c'è anche tanto gravillon (ghiaino), ma merita! In cima decine e decine di piccole e grandi fortificazioni, bunker, postazioni per bocche da fuoco, sono a monito di un tempo non lontano in cui italiani e francesi erano sempre pronti a spararsi addosso.
Nel 2006, per fortuna, si tireranno addosso solo una palla di cuoio. E chi esagererà con le testate verrà espulso dall'arbitro. Ma la Francia, quella che non gioca a calcio, quella dei Logis de France nei paesini lontani dalle folle e dai più conosciuti percorsi turistici, ci ha veramente affascinato. Con la sua gente, con i suoi ampi spazi, con la sua cucina, fatta di salades, formaggi fantastici di ogni tipo e dessert memorabili... AU REVOIR, mes amis!!!

Qualche (anche banale) consiglio per il viaggio Non cercate spaghetti e maccheroni. Se anche li trovaste ne rimarreste sicuramente delusi.
Noi abbiamo "vissuto" dieci giorni con sandwich (panini realizzati con mezza baguette spesso farcita a volontà) a mezzogiorno e, a cena, salades. Non pensate a delle semplici insalate. In una salade c'è ANCHE l'insalata, ma ci si trovano anche affettati, pancetta, formaggi, salse, oppure anche pesce, a seconda del tipo di salade).
I dessert poi li abbiamo sempre trovati ottimi (gateau basche, crema catalana, Ile flottante, torte...)

Alcuni alberghi dove ci siamo trovati bene:
Bagnères de Luchon: Hotel Panoramic** (pernottamento e ottima colazione)
Etsaut (a pochi km dal Col de Somport): Hotel des Pyrenees** (ottima mezza pensione!)
Rocamadour: Le Panoramic** (ottima mezza pensione!)
Ceyrat: Le Chalesse** (ottimo anche come ristorante se siete in zona Clermont F.)
Pont-en-Royans: Hotel Beau Rivage**(ottima mezza pensione)
Isola: Hotel De France* (solo una stella, ma dignitoso e con cucina apprezzabile)

INFO:
Il nostro itinerario è risultato di poco più di 4.000 chilometri, e l'abbiamo realizzato in 11 giorni (con partenza e rientro a Ravenna).
A causa della foratura abbiamo eliminato il passaggio sull'Alto de Laza per guadagnare un po' di tempo.
Se avessimo avuto tre o quattro giorni in più, una volta arrivati al nord dei Pirenei, avremmo voluto raggiungere il massiccio dei Picos d'Europ, in Spagna, per poi raggiungere Biarritz percorrendo qualche centinaia di chilometri di costa atlantica... vabbè, sarà per la prossima volta.

Alcuni operatori turistici hanno realizzato un sito che promuove la Route des Pyrénées: www.routepyrenees.com



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