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Normandia&Bretagna


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Aggiornamento più recente: 22 luglio 2008

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Normandia & Bretagna
Due settimane in moto tra paesaggi di sogno e memorie di guerra.
Ecco un breve report scritto per non dimenticare, col tempo, dettagli che non meritano di esserlo. E per fornire qualche idea a chi vorrà andare a godere dei profumi e dei colori dell'Oceano... ed una piccola scelta di fotografia... tra le oltre 1500 scattate.

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Verso il Passo del Gran San Bernardo... Il lago ancora ghiacciato sul Gran San Bernardo
Domenica 22 giugno 2008:
l'appuntamento con Cristina e Stefano è alle 6 di mattina. Si prevede una giornata calda ed anche un po' di traffico. Niente di meglio che partire presto, per poter attraversare il collo di bottiglia dell'A14 di Bologna con il fresco e con la tranquillità di una città che ancora sonnecchia. Non ho bisogno della sveglia... sono due anni che Claudia ed io sogniamo di tornare in moto sulla costa dell'Oceano. E di vedere per la prima volta la Normandia e la Bretagna.
A velocità 'codice" (per non dover prestare troppa attenzione ai velox) siamo in poche ore in Val d'Aosta. Usciamo dall'autostrada ed affrontiamo la salita che porta al Passo del Gran San Bernardo... dopo quelle centinaia di chilometri noiosi e sempre uguali, la salita al passo, nonostante un asfalto ancora in manutenzione dopo i danni dell'inverno, è una boccata d'ossigeno. Prima di mezzogiorno siamo ad ammirare il ghiaccio che ancora si scioglie nel laghetto...
Scendiamo verso la Svizzera e pranziamo in un chioschetto di prodotti del territorio poco prima di Martigny. Il caffè lo prendiamo al Col de la Forclaz. Poi, dopo il Col des Montets, in Francia torniamo a prendere l'autostrada.
Verso le 18, in occasione di una sosta-benzina in un'area di servizio, consultiamo la guida dei Logis de France che Stefano ha portato con sè... ce ne sono un paio nel vicino paesino di Avallon. Usciamo ed andiamo lì. Abbiamo fortuna: l'albergo Les Capucins è accogliente e con una discreta cucina.
Mappa del primo giorno: circa 1.000 chilometri da Ravenna a AvallonIn tredici ore, a velocità codice e nonostante i chilometri percorsi sulle Alpi nell'affrontare tre Passi, abbiamo percorso 1010 chilometri senza particolare fatica: sia la Stelvio che il GS (di quest'ultima non si poteva certo dubitarne) si stanno dimostrando ottime macinachilometri... certo che l'autonomia della Stelvio è più limitata, e ogni 200 abbiamo fissato la sosta-rifornimento, per evitare l'accensione di quella spia angosciante...

Avallon al tramonto

Fontainebleau, il Palazzo che fu di Napoleone E la Reggia di Versailles... ma invasa di turisti e con molti lavori di ristrutturazione Giverny: il paese natale di Monet
Lunedì 23 giugno 2008:
ripartiamo da Avallon dopo una lauta colazione. L'obiettivo è ovviamente raggiungere l'Oceano. Prima però passiamo da Fontainebleau, sede della residenza estiva dei re di Francia e splendida reggia che fu utilizzata da Napoleone.
Seguiamo poi le indicazioni per Versailles, ma l'enorme reggia è circondata dal traffico e da migliaia di turisti tra pullman, camper, auto... e lavori di ristrutturazione. Non abbiamo voglia di fermarci e puntiamo su Vernon e poi su Giverny (paese natale di Monet), piccolo borgo nascosto tra i fiori ed i salici piangenti che lambiscono tranquilli canali... questa è la Francia della soave tranquillità e rilassantezza, così come è rilassante tornare a viaggiare lontano dal traffico parigino...
Non lontano c'è la cittadina fortificata di Les Andelys. Pochissimi chilometri prima c'è, sulla destra, una strada che porta ai ruderi di quello che fu il possente Chateau Gaillard, fortezza con la quale Riccardo Cuor di Leone volle tener testa al sovrano francese Filippo Augusto per impedirgli l'accesso a Rouen.
Quel punto d'osservazione, rialzato sul paese posto sulle rive della Senna, è spettacolare... si fa quasi fatica a ripartire...
Evitiamo quindi il traffico di Rouen inoltrandoci nella campagna francese puntando direttamente a nord: Lyons-La-Foret, Forges-Les-Eaux, Neufchatel-En-Bray, Londiniere, per raggiungere, finalmente, la nostra mèta: Le Treport, nordico porticciolo incastonato tra le scogliere più alte d'Europa...
Troviamo le stanze in un alberghetto abbastanza squallido ma proprio sul lungomare. Fa molto freddo, ma il tramonto arriva quasi alle 23, dopo cena, quindi riusciamo a scattare molte foto al porto e alle barche in secca.
Mappa del secondo giorno: verso la costa Atlantica Un consiglio: se avete il sonno leggero (come Stefano, ad esempio) chiudete bene le finestre, perchè qui i gabbiani non dormono mai... e preparatevi a pulire le moto parcheggate fuori, evidentemente il freddo della notte gli fa anche venire spesso ...mal di pancia... ;-)

Les Andelys: i resti del Chateau Gaillard dominano un'ansa della Senna Les Andelys: i resti del Chateau Gaillard dominano un'ansa della Senna Le Treport: dopo cena il tramonto ha i colori del NORD Le Treport...

Quiberville: pesatori al lavoro sul lungomare I colori della campagna che finisce a strapiombo sul mare... per chilometri e chilometri Scogliere vicino a Yport Scogliere vicino a Fecamp Fecamp: il palazzo dei Benedettini, con annessa distilleria!!!

Martedì 24 giugno 2008:
la colazione ci è servita assieme ad altri motard francesi in 'balade' da queste parti. Mentre sistemo le valigie sulla Stelvio si ferma a fare due chiacchiere un altro appassionato indigeno: mi dice che è innamorato delle moto italiane, ha avuto in carriera Aermacchi, Morini, Ducati e, naturalmente, Moto Guzzi. Mi dice di salutargli l'Italia, che ha girato in lungo ed in largo in moto... che passione bella e strana, quella delle due ruote, in grado di avvicinare ed unire le persone al di là della lingua, dell'età, delle appartenenze!
Da Le Treport ce ne stiamo ovviamente sulla strada costiera: pochissimo traffico e tanti colori! Direzione Belleville sur Mer: la zona è splendida. Chilometri e chilometri in esclusiva compagnia di campi coltivati (e colorati) e pascoli a perdita d'occhio che si tuffano nell'Oceano con precipizi da vertigine.
Non troppo spesso si attraversa qualche paese o si incontra un'indicazione per la spiaggia. Spesso l'Oceano si raggiunge solo a piedi, altre volte con strette e ripide stradine asfaltate dove tranquillissime mucche ti guardano con curiosità. Qualche volta le falesie si aprono in una spiaggetta dove trovi una spruzzata di case
Ci sono migliaia di posti dove fermarsi a mangiare un panino ammirando la roccia ed il mare. L'importante è, in un paese, comprare pane, affettato e formaggio, perchè in spiaggia non ci sono gli stabilimenti balneari così come siamo abituati in Romagna!
Passiamo Dieppe, visitiamo brevemente Fecamp, con lo strano e lussuoso palazzo-distilleria dei Benedettini ed il suo bel porticciolo. Passiamo anche Yport e ci fermiamo ad Etretat.
E' ancora primo pomeriggio, ma qui le falesie, che si raggiungono a piedi dal paese, sono talmente belle che decidiamo di fermarci subito.
Troviamo immediatamente un paio di stanze (tenute maluccio) nella piazza principale, facciamo una doccia e... via, a camminare, per osservare le rocce più straordinarie che ci sia mai capitato di ammirare. E la sera, dopo cena, dall'altra parte, dove la chiesetta sulla falesia, vicino al monumento agli aviatori, domina dall'alto spiaggia e centro abitato.
Mappa del terzo giorno: la costa della Normandia è meravigliosa! Sulle undici si accendono i riflettori che illuminano le rocce, i pescatori sulla spiaggia 'tirano su' a ripetizione: sì, Entretat mi pare veramente un piccolo paradiso, dove il profumo dell'Oceano arriva molto in alto, sulle rocce che sotto sono levigate, lavorate, forate, mangiate dalle maree...

Il passaggio (gratuito per le moto) sul Ponte di Normandia Honfleur Honfleur Tra il lusso della spiaggia di Deauville Rabondages: a zonzo per la Svizzera Normanna
Mercoledì 25 giugno 2008:
lasciamo a malincuore le bellissime falesie di Etretat. Costeggiamo ancora la costa e passiamo abbastanza in fretta la grande zona portuale di Le Havre, in direzione del Ponte di Normandia. Si tratta di un balzo non indifferente (anche come altezza, visto che sotto ci passano navi di grandi dimensioni) sull'estuario della Senna. Le moto non pagano. Così come qualche ardimentoso ciclista che utilizza la sua pista ciclabile protetta. Non solo la salita è significativa, ma lassù c'è un vento laterale fortissimo che quasi impedisce a me e a Stefano, di tenere dritte le moto a velocità sufficientemente bassa per consentire a Claudia e Cristina di scattare le immancabili foto in movimento.
Scesi dal Ponte di Normandia seguiamo le indicazioni per Honfleur, la città degli scrittori e dei pittori impressionisti. Il vecchio porto "Le Vieux Bassin" seicentesco con l'antica casa del governatore mantengono un significativo alone romantico, purtroppo il traffico ed i turisti lo assediano.
Attraversiamo le lussuose e banali Villes sur Mer e Deauville (famosi per i soggiorni dei vip, ma che francamente non ci entusiasmano minimamente) e cominciamo ad addentrarci, con direzione Falaise, nella Svizzera Normanna.
Passiamo Beuvron-En-Auge, villaggio preservato situato lungo la Via del Sidro, con vecchi manieri e mercati coperti, passiamo Falaise e ci facciamo aiutare dal GPS per raggiungere il lago di Rabondages, sulle cui sponde addentiamo finalmente un sospirato e meritato panino...
C'è da perdersi tra queste strade strette, secondarie, e lontano dalle grandi mete turistiche... la Svizzera Normanna è zona collinare abbastanza carina, dove l'Orne e altri corsi d'acqua scorrono in valli spesso sinuose e a volte anche profonde. E' una delle zone meno conosciute della Normandia: l'ho inserita nell'itinerario soprattutto perchè immaginavo di aver voglia di guidare un po' tra i tornanti, dopo giorni di pianura e di visite ed andature prettamente turistiche. In realtà alcune delle strade inserite nell'itinerario che avevo memorizzato nel GPS erano effettivamente troppo secondarie, e qundi anche inadatte alla guida sportiva... a me comunque la divagazione svizzero-normanna nella zona tra Rabodanges, Putanges, Saint-Aubert-Sur-Orne, Athis-De-l'Orne, Flers, Condé-Sur-Noireau, Pont D'ouilly, Clécy e Thury-Harcourt è piaciuta, certo che non ci sono visioni paragonabili a quelle, indimenticabili, delle falesie di Etretat.
Giungiamo nel tardo pomeriggio a Baieux, prima città Francese ad essere liberata dopo lo sbarco. Troviamo una stanza in un ottimo (anche se non proprio a buon mercato) hotel a tre stelle del centro, il Churchill Hotel, dove lungo le scale interne sono appese, quasi come in un museo della liberazione, centinaia di fotografie d'epoca della seconda guera mondiale.
Mappa del quarto giorno: la Svizzera Normanna E Baieux si dimostra un'ottima tappa anche dal punto di vista gastronomico: se il Churchill non è economico, il ristorante che scegliamo per cena, L'Assiette Normande, quasi ci sbalordisce per l'ottimo rapporto qualità-prezzo.

Incontri romantici nella Svizzera Normanna Saint Croix sur Orne Sempre Svizzera Normanna: Pont D'Ouilly Baieux Bayeux, l'ottimo Churchill Hotel Bayeux

Arromanches: i resti del porto galleggiante Arromanches: galleggianti ormai insabbiati ed inservibili in secca Longues-Sur-Mer: questo cannone tedesco è stato fatto satare ed il bunker distrutto... Longues-Sur-Mer: altri tre buker e cannoni dominano ancora l'Oceano. Fu la fanteria a zittirli... Il Cimitero Americano di Omaa Beach. Il silenzio ed il rispetto sono doverosi

Giovedì 26 giugno 2008:
E' la giornata dedicata alla Memoria dello Sbarco di Normandia. Abbiamo osservato con attenzione le tante foto appese aimuri del Churchill Hotel, ma ora viene il momento di andare a vedere dal vivo ciò che più volte abbiamo osservato in video, e solo ultimamente con Salvate il Soldato Ryan o Band of Brother.
Da Bayeux in pochi chilometri raggiungiamo Arromanches sur Mer. Sulla spiaggia, con la bassa marea, sono adagiati i resti di quel porto artificiale galleggiante che fu trasportato qui direttamente dall'Inghilterra, e che consentì alle navi da trasporto di scaricare l'indispensabile materiale ed i mezzi pesanti che furono indispensabili ai G.I. per non essere ricacciati in mare. Nonostante non siano più molti i tratti del porto ancora presenti, la distanza tra questi, lungo tutta la baia di Arromanches, dà l'idea della grandezza di quell'idea e quella realizzazione: il D-Day fu anche un incredibile ed unico sforzo logistico e produttivo… l'Asse aveva sfidato il gigante americano, e questo errore fu fatale (per fortuna) alle tre dittature.
Passiamo in fretta Port-en-Bessin e ci dirigiamo subito a Longues-Sur-Mer, dove è stata conservata una batteria tedesca composta da quattro cannoni in altrettanti bunker. Credo sia l'unica batteria dl genere ancora conservata in Francia. Tre dei quattro bunker hanno ancora i loro cannoni puntati sull'Oceano, e da quella posizione rialzata, sulla falesia, dimostrano quanto debba essere stata dura l'impresa di espugnarli. Solo un bunker è stato distrutto dai bombardamenti areo-navali, gli altri sono stati presi dalla fanteria, con il più classico e pericoloso degli assalti.
E dopo pochissimi chilometri è già Omaha Beach. Una delle più famose e sanguinose spiaggie dello sbarco. Il memoriale ed il cimitero delle croci bianche ai morti americani è rialzato, rispetto alla spiaggia. Il silenzio per questi giovani sacrificati alla lotta alla barbarie nazi-fascista non può però farmi pensare a quanto debba essere stato difficile uscire allo scoperto da quei mezzi da sbarco: i tedeschi erano qui in alto, ben trincerati. La spiaggia, che oggi si raggiunge tramite un ben tenuto sentiero che parte direttamente dal cimitero, è laggiù in basso. Presa in infilata dai fucili e dalle MG tedesche. Sì, anche se oggi ad Omaha Beach non ci sono più cavalli di frisia o reticolati, scendere e risalire immaginando come potesse essere farlo senza riparo dal fuoco nemico, mi ha fatto letteralmente accaponare la pelle...
Passiamo Grancamp, Saint-Come-du-Mont e raggiungiamo anche Utah Beach. Qui è stato lasciato qualche ricordo dello sbarco, ma fancamente è Omaha Beach che ha segnato la mia giornata dedicata al D-day.
L'ultima fermata bellica è per il manichino di John Steele, il paracadutista americano che la notte del 6 giugno '44 rimase sospeso al campanile della chiesa di Sainte-Mère Eglise e che si finse morto riuscendo così a sopravvivere.
Dopo Sainte-Mère Eglise si torna a guardare soprattutto il mare, con le sue scogliere, i suoi porticcioli colorati e pescosi, i suoi fari. Mappa del quinto giorno: i luoghi del D-Day Non troviamo neppure una stanza nella piccola e deliziosa Barfleur (i due alberghi presenti contano in tutto solo 13 stanze) e torniamo indietro di pochissimi chilometri per dormire a Saint Vaste la Hogue. Fa freddo: scaldiamo il dopo cena con un buon bicchiere di Calvados

La spiaggia di Omaha Beach Omaha Beach: l'iscrizione all'ingresso del Memoriale Utah Beach Utah Beach St. Mère Eglise

Barfleur Gattostanco con il SUO faro: il Faro di GATTeville!!! Cap de La Hague: l'Oceano comincia a far sul serio...

Venerdì 27 giugno 2008:
Partiti per la prima volta, in questo viaggetto, indossando l'antipioggia, l'acqua lascia prestissimo il posto ad un vento insistente e molto freddo. Nella mattina il termometro della Stelvio non ne vuole proprio sapere di scrivere un valore superiore ai 16 gradi!
Dopo aver lasciato Saint Vaste la Hogue ed essere ripassati per la bella ma inospitale per i turisti) Barfleur, raggiungiamo Gatteville, un borgo di poche case dove il tempo pare essersi fermato. Se non fosse per la presenza della Clio gialla della Poste, parrebbe di essere capitati in uno di quei villaggi sperduti in un vortice spazio-temporale tanto caro a Dylan Dog... ma a Gatteville c'è anche uno dei fari più grandi di Francia... e poi è il Faro di Gattostanco, no?
Lasciato il mio faro, e dopo aver attraversato in fretta la periferia di Cherbourg, è la volta di un altro posticino meraviglioso: Cap de La Hague, dove l'Oceano comincia sul serio a mostrare tutta la sua forza e la sua possenza.
Il vento, il freddo, le onde che si infrangono contro gli scogli... non avrei mai voglia di ripartire.
Eppure anche la strada costiera che da Cap de La Hague porta a sud, con splendidi saliscendi sulle falesie e sulle spiaggette deserte, è uno di quei nastri d'asfalto che un Motociclista non può scordare.
Pappato un panino in riva all'Oceano dalle parti di Portbail (sopranominata "la porta delle isole" perchè da qui partono i collegamenti marittimi per Jersey e Guernesey, passiamo anche Granville e puntiamo decisamente ad una delle mete più gettonate della zona, Mont Saint Michel.
Ci si arriva da una campagna ancora tranquilla ed amena, ma poi, non appena l'isola/penisola si avvicina, ecco spuntare torpedoni, camper, auto...
Con un euro lasciamo la moto nel parcheggio ed entriamo in città. E' pomeriggio appena inoltrato e le vie di Mont Saint Michel sono ingombre di turisti, impossibile anche solo scattare una foto in santa pace. Non c'è altra scelta: cerchiamo un albergo con l'insegna dei Logis de France (l'Auberge Sain Pierre) e, anche se la stanza doppia con servizi è al quarto-piano-senza-ascensore e costa quasi 100 euro senza colazione, decidiamo di passare la notte qui.
Scendiamo al parcheggio e portiamo la moto nella zona, più vicina alle mura, riservata a chi sta in albergo in città, scarichiamo i bagagli, ci regaliamo una doccia rigeneratrice e... quando usciamo dall'albergo le strade sono quasi libere, ed i turisti quasi scomparsi.
Mappa del sesto giorno...si arriva a Mont S. Michel Ad ora di cena Mont Saint Michel è quasi esclusivamente nostra, così come nel dopo cena, quando scendiamo sulla spiaggia libera dalle acque grazie alla bassa marea, e scattiamo foto al tramonto fino a quando si accendono le luci che illuminano le mura dela città. Questo è, credo, l'unico modo di godersi questo spettacolo creato dalla natura e dall'uomo.

Cap de La Hague Mont Saint Michel Mont Saint Michel illuminata dopo il tramonto

Sabato mattina: i pullman arrivano, noi ripartiamo! Verso St. Malo: barchini a vela con le ruote I bastioni del porto di St. Malo Dinan Dinan: le sardine in scatole sono una caratteristica

Sabato 28 giugno 2008:
Alle 8 i primi pullman scaricano già i turisti più mattinieri. Noi invece stiamo già caricando le moto e ripartendo... non osiamo immaginare gli ingorghi pedonali del sabato nelle strette scalinate di Mont Saint Michel... e quindi preferiamo fuggire in fretta.
Per stradine poco trafficate raggiungiamo la bella St. Malò. Parcheggiamo nei pressi di Porta St. Vincent e passeggiamo nella zona pedonale già fitta di turisti e pittori che propongono i propri lavori... alcuni dei quali anche molto belli, ma pensare di chiuderli in un bauletto di una moto per una settimana... Scattiamo qualche foto al porto, ci pappiamo un ottimo bombolone alla confettura di mela (squisito!!!), Stefano si infila in un negozio Lacoste per comprarsi (fnalmente) la necessaria Lacoste rosa d'ordinanza di tutti i veri BMWisti :)
Lasciamo St.Malò in direzione sud, costeggiano il bassin de la Rance: sono strade tranquille, gradevoli, con belle viste su numerosi piccoli porticcioli turistici e di pescherecci. Tutto qui è legato al mare, all'acqua, all'integrazione tra l'uomo e la natura. Nei pressi del ponte sospeso che attraversa l'estuario, nel piccolissimo paese di La-Ville-es-Nonais, troviamo il Cafè du Port, dove Mules.Frites (cozze e patatine fritte), salades, vino e caffè, risultano un pranzetto ottimo, veloce ed economicissimo (13 euro a testa)!
Puntiamo quindi su Dinan, sicuramente una delle città feudali piu belle della Bretagna, con il suo porticciolo sul fiume nella parte bassa ed un centro storico dominato da splendide case a graticcio.
Ma anche a Dinan è sabato, e per noi orsi c'è già troppo caos. Puntiamo nuovamente sull'Oceano verso Fort La Latte (un maniero costruito per la prima volta già nel XIII secolo e poi più volte rimaneggiato) affacciato sulla selvaggia costa rocciosa di Cap Fréhel.
Cap Fréhel è probabilmente uno dei promontori più spettacolari di tutta la zona. Siamo a 70 metri sul livello del mare, e offre un panorama indimenticabile sulla baia di Saint-Bieuc fino alla lontana isola di Bréhat. Il faro di Cap Fréhel è alto 70 metri, e pare che il suo raggio luminoso sia visibile ad oltre 100 chilometri di distanza.
Mappa della settima tappa E' stata una giornata molto intensa, abbiamo gli occhi e la mente (e le SD delle due digitali, ovviamente!) pieni di immagini: poche curve (ma queste mooolto ma mooolto belle, in discesa da Cap Frèhel, e siamo ad Erqy, dove troviamo un Logis de France (l'Hotel de La Plage) proprio sul lungomare e non distante dal porticciolo peschereccio con il suo piccolo faro rosso e bianco (ed i ristoranti dove pesce, ostriche, mules sono ottimi ed a buon prezzo).
Come al solito il dopo cena è dedicato a fotografare il tramonto, poi a nanna... domani ci sono altre cose da vedere!
Fort La Latte Cap Frehel Cap Frehel Salade ad Erquy Erquy

Lamballe Moncontour Seguendo Michel, la nostra guida indigena!!! Tra le falesie seguendo la nostra guida... Tra le falesie... Incontri tra le splendide strade che ci mostra Michel... Moulin de Craca: sull'Oceano! L'Oceano visto dal Moulin de Craca

Domenica 29 giugno 2008:
Dopo una buona dormita (ed una colossale colazione... l'hotel non è proprio economico, e allora occorre ammortizzare la spesa... non sono ancora le 9 che lasciamo Erquy. L'itinerario che avevo studiato (a casa) per questa mattina si rivela un po' deludente: Lamballe non ha granchè da mostrare, Moncontour è solo un po' più interessante, ma i resti del borgo medioevale fortificato non entusiasmano (ce ne saranno a migliaia, in Italia, di paesini così meglio mantenuti). Facciamo rotta per Saint-Brieuc e francamente non capiamo perchè ci siamo venuti: è una città grande e assolutamente anonima. Probabilmente ci sarà qualche via caratteristica del centro storico, ma rispetto a ciò che abbiamo visto fin'ora è tempo perso... comincio a perdere la pazienza e me la prendo con me stesso per l'itinerario studiato nell'inverno passato...
La svolta positiva arriva verso mezzogiorno: dalle parti di Lanloup ci fermiamo ad un SuperU per comprarci i panini da sbafare poi sull'Oceano. Mentre Cristina e Claudia sono dentro, Stefano ed io attacchiamo discorso con un motard Caponorddotato in uscita dal negozio. Michel ci chiede di vedere i nosri appunti con gli itinerari e le cose da vedere, annuisce su molti punti e poi si offre di farci da guida per qualche ora, "perchè da queste parti se i posti li conosci vedi dei panorami indimenticabili".
Lo seguiamo con piacere, anche perchè da buon Motard indigeno, sa dove può accelerare, dove è possibile sorpassare le auto incolonnate nel traffico... insomma: per due ore si guida tra i saliscendi delle falesie sull'Oceano! E allora via, con il Circuit des Falaises Pors Pin, il Circuit des Falaises Bréhec, il Circuit des Falaises P.te Minard - P.te Bilfot-Port Lazo e, dulcis in fundo, il Moulin de Craca, dove Michel (grazie!!!) ci saluta mentre noi, stanchi e affamati (ma soddisfatti!) ci gustiamo un panino in uno scenario da favola, uno dei posti più belli di questo viaggio!
Ritorniamo al nostro girovagare da mototuristi tranquilli e timorosi dei limiti di velocità e degli usi e costumi locali: raggiungiamo i ruderi dell'Abbaye di Beauport e poi il porto peschereccio di Paimpol. Poco più a nord, dopo Ploubazlanec, ci godiamo la splendida vista sulla vicina isola di Bréhat (Michel ci aveva consigliato di investire due ore nel fare il giro in battello lungo le sue coste, ma noi non abbiamo voglia di scendere dalla moto), poi raggiungiamo il Sillon de Talbert, una lingua di terra di 3 km sull'Atlantico (oggi spazzata da un vento freddissimo, nonostante il sole) che permette la vista sul faro di Hèaux
Dopo aver passato Plograscant ci dirigiamo a Port Blanc, minuscolo paesino in una delle baie più belle e pittoresche che mi sia capitato di vedere. Il Grand Hotel di Port Blanc ha visto sicuramente tempi migliori: se all'inizio del secolo scorso era un Grand Hotel, oggi è un due stelle tenuto con decoro ma con stanze ed impianti vecchi. Però è un Rèlais Motard, il prezzo è ottimo, e pure la cucina! E quando, nella notte, sento la risacca lambire la mia finestra posta a pochi metri dall'Oceano, mi alzo un attimo e mi sento avvolto mare. Bellissimo!
Ottava tappa: il traguardo è la splendida Port Blanc! Da segnalare, a Port-Blanc, l'antica cappella con il tetto appoggiato direttamente a terra (saranno un po' pazzi questi Bretoni?), e naturalmente da non perdere il sentiero costiero al tramonto!!!
L'Abbazia di Beauport Brehat Paimpol Sillon de Talbert La splendida vista dal Sillon de Talbert Port Blanc Tramonto a Port Blanc La Cappella di Port Blanc... senza muri...

Perros-Guirec Il faro di Min Ruz Ile Grande Ile Grande Plougasnou Sidro! Il Cairn di Bernanez

Lunedì 30 giugno 2008:
partiamo con un gradito omaggio dell'albergatore: un abbonamento quadrimestrale a Le Journal de Motards. Lasciamo a malincuore Port Blanc e ci dirigiamo verso la Côte de Granite rose, un tratto di costa intorno a Perros-Guirec (cittadina in sè un po' troppo turistica per i nostri gusti).
Gli scogli di granito di Pointe de Squewel e Trègastel Plage hanno massi di granito rosa rotondi come quelli della Sardegna e meritano una sosta, così come il faro di Min Ruz (raggiungibile a piedi in due minuti).
Sempre seguendo la costa raggiungiamo velocemente l'Ile Grande, ma poi facciamo velocemente rotta per Lannion per poi, lungo la strada costiera, raggiungere Plougasnou. Sull'ottimo sito internet www.bretagna.com avevamo letto che in questo "ridente paesotto sulla parte destra della baia di Morlaix, nella grande piazza della chiesa di granito grigio, c'è una trattoria semplice dove gli abitués mangiano tutti i giorni". Ebbene: la trattoria c'è, si mangia più che bene e si spende poco! Le Galette bretoni, le crèpes ed un bicchiere di cidre ci fanno sfidare il freddo del pranzo all'aperto... Merci!. Dopo pranzo, seguendo la strada costiera per la Baia di Morlaix, raggiungiamo il Cairn di Bernanez: un grosso tumulo di pietre costruito tra il 4500 ed il 3900 a.c. durante il Neolitico. 5 euro d'ingresso (in realtà al Cairn si gira solo intorno, sul prato, perchè non è possibile entrare nelle "stanze" che furono probabilmente le sepolture dei Capi di quelle popolazioni) ci sono sembrati un po' esosi, ma comunque non potevamo non andare a vedere questa risposta dei Celti alle piramidi egizie!
Ripartiti per la strada costiera, seguiamo le anse di Terenez fino a Morlaix, dove fa caldo ec'è troppo traffico: sfiliamo sotto l'incredibile doppio-ponte sovrapposto (pedonale e ferroviario) e raggiungiamo Carantec, da dove speriamo di raggiungere l'isola di Callot dalla strada sommergibile... che purtroppo troviamo sommersa dalle acque dell'Oceano (pare che la strada sommergibile, lunga un chilometro, sia invasa dalla marea ogni sei ore). Con sprezzo del pericolo annuncio a tutti che la Stelvio non si fermerà di fronte a qualche centimetro d'acqua salata e che proverò il guado, ma quando vedo una barca lunga dieci metri attraversare lo spazio sommerso tra la costa e l'isola di Callot penso bene di abbandonare l'idea di affogare con la mia Moto Guzzi... :)
Nuovo dietro-front, quindi, per ragiungere Saint Pol de Leon e Roscoff. Continuando a seguire la costa avvistiamo da lontano il Faro dell'Ile Vierge(il più alto d’Europa) e riusciamo a raggungere (con difficoltà, a vista) la costa prospicente, per le fotografie di rito.
La nostra mèta per concludere la giornata è Portsall, una frazione di Ploudalmezeau. L'unico B&B di Portsall è completo, ma a solo un chilometro, al bivio di Kersaint ci indicano l'ottimo ed accogliente Hostellerie du Castel. Nona tappa: una delle più belle... e non dimenticate il tramonto a Portsall (si sale a piedi dalla Pescheria)
Per cena ci facciamo il chilometro a piedi, fino alla Crèperia di Portsall, ma la fatica è presto ripagata. Proprio di fronte alla creperia c'è la pescheria di Portsall e proprio da qui parte un breve sentiero che porta al Ghilighi, un luogo magico con un dolmen e una croce bretone con sullo sfondo mare: questo tramonto non lo scorderò!

Il ponte sovrapposto di Morlaix La strada sommergibile è in immersione! Guado o non guado??? Faro dell'Ile Vierge Tramonto a Portsall Tramonto a Portsall

La strada costiera che parte da Portsall... che cartolina! Verso Saint Mathieu: la caletta di siagge bianche  a sud di Ploumoguer Saint Mathieu Brest Camaret, nella penisola di Crozon

Martedì 1 luglio 2008:
i giorni scorrono velocissimi. Quante cose abbiamo visto, quante scorderemo (e saranno forse un pretesto per tornare?).
Da Portsall ci dirigiamo fino alla costa: sembra una cartolina, invece è realta. Un branco di cavalli sulle scogliere ci degna appena du uno sguardo, mentre alle sue spalle berche e motoscafi, tra gli scogli, solcano le onde...
Dopo Ploumoguer troviamo una caratteristica caletta con la sabbia bianchissima, poi, finalmente, avvistiamo il Faro di Sant Mathieu!
Secondo l'estensore dei testi del sito www.bretagna.com è qui, a Saint Mathieu, "che il termine Finistèr prende tutta la sua importanza. Un faro, un'Abbazia in rovina, una cappella e il mare della punta piu' a ovest della Francia".
In effetti è difficile non essere d'accordo: qui si domina l'Oceano, ma nello stesso tempo l'Oceano dimostra tutta la sua forza e la sua infinita imponenza!
Passiamo in fretta Brest cercando di evitare il traffico del centro città e andiamo a vedere, nella Penisola di Crozon, la stessa Crozon e Camaret-sur-Mer (nelle vicinanze c'è il piccolo allineamento di megaliti di Lagatiar e, a pochi passi, con una bellissima vista sull'Oceano, i resti del maniero di Saint-Pol_Roux).
Ma visto che non ci sembrano particolarmente degne di nota, decidiamo di andare a pernottare a Quimper, in modo di poterla vedere bene prima e dopo cena.
Quimper è una cittadina abbastanza grande, con un centro pedonale che punta molto sui turisti e sul fatto che le ceramiche realizzate qui sono abbastanza famose.
Decima tappa... sosta a QUIMPER Troviamo un hotel caro e molto standardizzato e salviamo la serata con un ottima cena con uno splendido rapporto qualità-prezzo al Les Cariatides, ma in realtà la sosta a Quimper non ci ha entusiasmato più di tanto... e poi ci manca il profumo dell'Oceano!!!

A Lagatjar troviamo i primi allineamenti megalitici... I colori di Quimper Quimper Quimper

I colori della brughiera in cima a Pointe du Raz La Pointe Du Raz Pointe du Raz Scogliere viste dalla Pointe du Raz

Mercoledì 2 luglio 2008:
da Quimper ci dirigiamo direttamente alla La Pointe du Raz, di fronte all'isola Di Sein. E' qui che si misurano le più alte punte di velocità del vento. La passeggiata di dieci minuti che conduce dal parcheggio al promontorio vero e proprio è deliziata non solo dalla vista sull'Oceano, sugli scogli, sui fari e sulle isole vicine, ma anche dai colori ed i profumi di una brughiera bassa, colorata e compatta come non ne avevo mai viste...
I due fari, La Vieille ed il più moderno e lontano Ile de Seine, oggi sono anche troppo tranquilli: il mare è fin troppo calmo, eppure non è difficile immaginarne l'esplosiva potenza!
Dopo aver comprato le riproduzioni dei due fari, lasciamo questo sperone roccioso sull'Oceano e facciamo rotta per Concarneau. Il centro fortificato e assolutamente pedonale molto caratteristico. Compriamo qualche scatola di sardine al Museo della Pesca. Pranziamo con Mules + frites e crèpes tartiflette.
Ci dirigiamo a Pont Aven, città di Gauguin, con dei bellissimi giochi d'acqua attorno e sotto le antiche case del centro. Ma per noi rozzi motociclanti italiani, un'enorme attrazione di Pont Aven sono i biscotti al burro: qui le famose biscotterie ne sfornano a getto continuo. I prezzi non sono contenuti, ma quasi ovunque è possibile assistere alle lavorazione e/o degustare queste squisitezze. E non vi dico i profumi... Stefano ed io perdiamo di vista Cristina e Claudia: si sono unite ad un gruppone di anziani turisti tedeschi appena scesi da un pullman ed hanno visitato e degustato i tre piani di una biscotteria!!!
Se i biscotti al burro sono molto friabili, lo sono certamente meno i megaliti... sì: dopo Pont Aven la prossima tappa è Carnac!
Il primo allineamento di megaliti che incontriamo, qualche chilometro prima di Carnac, è quello, non particolarmente imponente, di Kerazhou (sulla strada), ma gli allineamenti di Carnac sono enormi... ma sta facendosi tardi: cerchiamo un albergo e lasciamo la visita ai megaliti per la mattina successiva.
Undicesima tappa: fino ai megaliti di Carnac E ci godiamo una cena esclusivamente a base di crèpes nell'ottima Créperie Chez Marie.

Il centro fortificato e pedonale di Concarneau Pont Avea Pont Aven Pont Aven Allineamento di Kerzerho

Gli allineamento di Carnac Allineamenti megalitici a Carnac Carnac: le Géant de Manio

Giovedì 3 luglio 2008:
Dopo l'abbondante colazione torniamo tra i megaliti di Carnac.
Divisi in cinque allineamenti principali (Le Menec, Toul-Chignan, Kermario, Le Manio e Kerlescan), il sito di Carnac raggiunge quasi 4 chilometri di lunghezza. Sono migliaia di pietre (6.000) allineate, impettite... sembrano un esercito in marcia da millenni.
Tra Le Manio e Kerlescan, lasciamo le moto all'imbocco di un sentiero che parte accanto ad un maneggio: ci inoltriamo nella pineta ed in cinque minuiti di cammino raggiungiamo il quadrilatero Gigante di Le Ménec, uno spiazzo magico dove troneggia un menhir di 6 metri (le Géant de Manio). Probabilmente un punto di raccolta o un luogo di culto.
Alla Maison des Mégalithes compriamo un'agile pubblicazione in italiano: nonostante tutti gli studi effettuati e le leggende che nel corso dei secoli si sono tramandate, ancora oggi gli studiosi non hanno certezze sul significato di questi allineamenti.
Da Carnac raggiungiamo la vicina Locmariaquer, per vedere il Cairn di Er-Grah e, lì vicino, il menhir frantumato in origine il più grande della preistoria occidentale: se non fosse crollato (o abbattuto?) e prima di spezzarsi, misurava 20 metri d'altezza e pesava oltre 300 tonnellate. Cairn (tumulo funerario) e menhir sono posti in cima ad una dolcissima collina dalla quale si ammira un'insenatura dell'Oceano. Gli antichi sapevano scegliere bene i luoghi di culto e di riposo perpetuo!
Siamo giunti alla fine del nostro viaggio. Gli appunti prevedevano di raggiungere Vannes, la capitale del Morbihan. Probabilmente il suo porto turistico ed il suo centro medioevale meritavano la visita.
In realtà cominciamo ormai ad annusare aria di ritorno, abbiamo già visto tante cose.
A Vannes ci fermiamo solo per acquistare degli splendidi panini che addenteremo più avanti, nel corso della giornata, in un'area di sosta di un'autostrada. Sì, cominciamo il viaggio di ritorno. Per evitare infatti due giorni fatti solo di autostrada, abbiamo pensato ad una variazione di rotta. Da Vannes infatti, prendiamo la Nazionale per Nantes, poi entriamo nelle ottime autostrade francesi viaggiando in direzione Tours, Bourges, Clermont Ferrand.
Dodicesima tappa: dopo i megaliti comincia il viaggio di ritorno. A Ceyrat però troviamo un'ottimo carrello di formaggi... Dopo 650 chilometri raggiungiamo Ceyrat, nelle tranquille colline poste tra Clermont Ferrand ed il Puy-de-Dome. Due anni fa rimanemmo molto soddisfatti dell'accoglienza dell'Hotel La Chalesse e allora abbiamo pensato di ritornare. In effetti le stanze sono meno curate della nostra prima visita, ma la cucina è sempre splendida! E, da solo, il carrello dei formaggi per la scelta degli assaggi misti vale da solo la sosta!!!

Locmariaquer: il Cairn di Er-Grah Locmariaquer Locmariaquer: abitanti a quattro zampe nei pressi del cairn

E' ora di rientrare: rotta verso la Route des Grandes Alpes Le strade cominciano ad essere più ...mosse ;) Al Col de Lautaret

Venerdì 4 luglio 2008:
la lontananza dal mare, il fatto che ormai siamo giunti agli sgoccioli delle nostre vacanze estive, ci rende tutti e quattro più silenziosi. Eppure anche la tappa di oggi non è male. E' vero, la mattinata è dedicata ad un altro, noioso, trasferimento autostradale, ma poi per il pomeriggio e la sera ci aspettano (finalmente) un po' di curve ed un po' di Alpi!
Puntiamo quindi su St. Etienne, Lione e poi Grenoble (le autostrade francesi sono sempre meno trafficate delle nostre e più attrezzate di aree di sosta e di servizi. Solo i distributori di carburante sono a distanze un po' maggiori).
A sud di Grenoble, finalmente si esce dall'autostrada e a Vizille imbocchiamo la Nazionale che ci porterà, tramite il Col de Lautaret, a Briancon.
Il Lautaret è molto veloce, a Briancon c'è un po' troppo traffico turistico. Neppure ci fermiamo: affrontiamo subito lo splendido asfalto del Col de l'Izoard. E' la terza volta che lo affronto, ma è la prima che, finalmente, mi posso godere col sole e con l'asfalto asciutto.
Cerco di prendere confidenza con i tornanti stretti: la Stelvio a pieno carico e con la ruota del 19, a mio parere ha bisogno di un po' più di spazio per "girare" tra le curve delle Alpi. Stefano, abituato da più tempo agli enduro stradali, mi cicchetta bonariamente, dicendomi che mi devo fidare e buttarmi giù, non cercare di sentire l'asfalto così come ho sempre fatto cone le stradali... comunque la Stelvio di sicuro non tradisce, ed è una moto che rimane in ogni frangente molto piacevole e facile.
Tredicesima tappa: la noia dell'autostrada è stemperata dall'avvicinarsi delle Alpi Scesi dall'Izoard lasciamo la Route des Grandes Alpes e ci dirigiamo verso il Colle dell'Agnello, ma raggiungiamo in fretta l'Hotel Le Guilazur a Chateau-Ville-Vieille (che già conoscevamo).

Il Col de l'Izoard Le splendide rocce dell'Izoard Relax al Guilazur... è l'ultima sosta del viaggetto...

Piramide di roccia sulla strada dell'Agnello La sommità del Colle dell'Agnello: si rientra in Italia
Sabato 5 luglio 2008:
la notte passa in fretta nel silenzio delle montagne immobili che avvolgono il Queyras.
La temperatura è freschina ma il cielo azzurro. Sulla strada che porta in cima al Colle dell'Agnello ci sono alcuni cantieri per la risistemazione dell'asfalto: tra una quindicina di giorni il Tour de France 2008 raggiungerà l'Italia proprio da questo spettacolare tracciato.
Sono moltissime le marmotte che ci guardano a volte impaurite, a volte curiose od anche indifferenti. Basta zittire per qualche minuto il pulsare dei nostri ed ecco che nei prati circostanti la strada è tutto uno spuntare ed un rincorrersi di questi simpatici roditori.
E' l'ultimo fotogramma da incorniciare di queste due settimane in moto: dopo c'è solo la strada e l'autostrada.
Dopo il Colle dell'Agnello (e le sue marmotte) c'è solo la pianura fino all'Adriatico... Il nostro Adriatico non è più lontano come l'Oceano, non ne ha sicuramente nè il profumo nè i colori, ma è lì che arriviamo dopo qualche ora di autostrada sempre più calda...

Marmotte al Colle dell'Agnello Marmotte al Colle dell'Agnello Le belle curve del Colle... dopo ci saranno quasi 500 chilometri di pianura...

Note:
In questi 14 giorni abbiamo percorso circa 5040 chilometri, spendendo 480 euro in benzina (non abbiamo tenuto il conto dei litri, ma in Francia il prezzo oscillava dai 1.490 degli ipermercati ai 1.640 delle piccole station service della costa)
Tra alberghi, autostrada, ristoranti e panini, acquisto di souvenirs (modellini di fari, scatole di sardine, biscotti di Pont Aven, bottiglie di Calvados), stampa delle fotografie, alla spesa della benzina vanno sommati altri 2.000 euro, per una spesa totale quindi di 2.500 euro.
Non occorre portare con sè troppi contnati: in Francia con la carta di credito si paga praticamente tutto, anche per 20 euro di souvenirs non ti guardano male se non gli allunghi delle banconote ma la carte...
I distributori di benzina sono meno diffusi che in Italia, ma nelle zone toccate da questo giretto non ci sono grossi problemi. Spesso tra i paesi non si trovano station service, ma poi notate il distributore nel parcheggio del SuperU o del Leclerc. Praticamente sempre si tratta, sia nel caso di piccole stazioni di servizio, sia per i supermercati, di self service. La domenica, con le casse chiuse, far benzina è più difficile (visto che i self-service non prendono contanti e spesso non vengono accettati i bancomat non francesi): ma troverete sempre un indigeno gentile che vi farà far benzina con la sua carte e al quale darete i vostri euro in contanti.
Abbigliamento: stivali tecnici con membrana in GoreTex, ovviamente. Come pantaloni Claudia ed io abbiamo optato per due modelli Spidi in cotone (Claudia i jeans) con protezioni leggere a ginocchia ed anche. Molto più comodi e freschi di quelli in pelle quando c'è da camminare nei paesi o per salire e scendere dalle scogliere o le spiaggette. E proprio per essere più liberi e leggeri nella parte più turistica del viaggio (ovvero appunto le visite ai paesi ed alle bellezze naturali) abbiamo scelto un abbigliamento leggero e a cipolla anche per la parte superiore del corpo: giubbotto areato, membrana antivento-antipioggia Spidi da mettere sotto, micropile (caldo e leggero), t-shirt. Mettendo e togliendo uno o più strati a seconda dell'occasione, non abbiamo mai avuto problemi di freddo (e raramente abbiamo avuto più di 20 gradi) nè di caldo (magari camminando su una scogliera assolata). Ovviamente in caso di pioggia (o di freddo ancora più intenso) avevamo sempre pronto anche un classico completo antipioggia esterno. Ah, avevamo con noi anche i guanti invernali con membrana in goreTex, e nelle due giornate meno fortunate, si sono dimostrati molto più comodi che i sopraguanti da indossare sopra quelli in pelle... Il casco è il fido Schuberth C2, ormai ci siamo abituati bene e sarà difficile trovare un casco altrettanto confortevole...
Per fare spazio agli immancabili souvenirs abbiamo adottato una doppia strategia: siamo partiti portando con noi della t-shirt e della biancheria intima un po' vecchia che avremmo poi gettato dopo l'uso. Avevamo poi alcune t-shirt in fibra della Quetcha (Decathlon) che, oltre ad occupare molto meno spazio di quelle in cotone, si asciugano senza problemi in una sola notte (magari aiutate da un colpo di phon). Ovvio comunque l'utilizzo delle borse interne per le valigie rigide: io ho quelle realizzate da motorbike-passion per la Norge (ho solo modificato quella sinistra per riuscire a sfruttare l'incavo sotto allo svaso per la marmitta). La borsa serbatoio originale Guzzi è un po' piccolina ma molto comoda, anche per i rifornimenti di benzina. Ottimo, come sempre, il Top Case Maxia 52 litri della GiVi.

La Stelvio è partita per questo giretto con 2.700 chilometri all'attivo, e nei 5.000 km percorsi non ha riscontrato alcun inconveniente o difetto di alcuna natura. Anzi: prima di partire mi ero lamentato con il concessionario per un antipatico strappare che si manifestava, a gas parzializzato e a velocità costante, a 3.000 e poi a 4.500 giri. Con il passare dei chilometri (e per me inspiegabilmente...) il difetto si è via via attenuato. Adesso strappa ancora un po' a 3.000 giri. So che Moto Guzzi sta per passare alla rete di assistenza un aggiornamento del software della centralina, probabilmente ci sarà un ulteriore attenuazione del problema. Certo che il motore 8valvole, pur ben più potente del vecchio 2 valvole che equipaggia la Norge, la Breva e la Sport1200, è per sua natura meno docile e lineare. Francamente, per fare del mototurismo, scambierei senza problemi i 15/20 cavalli in più dell'ottovalvole, per riavere in cambio la coppia subito pronta del vecchio duevalvole...
Per il resto la Stelvio è un'ottima moto. Non è protettiva come la Norge, ma i chilometri non si sentono, non affatica mai ed è facile e docile, anche a pieno carico. La ciclistica ed i freni sono ottimi. Secondo Claudia la posizione del passeggero è ancor più confortevole che sulla Norge!
I consumi si sono attestati sempre sui 18 chilometri/litro. E' vero che stavamo facendo del turismo, quindi non si è mai corso, però era anche veramente stracarica. Il GS di Stefano comunque consumava circa il 10% in meno. Autonomia: spesso siamo arrivati a 210/215 chilometri di percorrenza prima di effettuare il rifornimento, e la spia della riserva non si era ancora accesa... e si riforniva con una dozzina di litri. Certo che in una turistica si potrebbe anche desiderare di avere a disposizione quattro/cinque litri in più nel serbatoio...
Visto che la moto era praticamente nuova, mi ero portato dietro una bottiglietta con mezzo chilo d'olio. Prima di affrontare il viaggio di ritorno ho verificato il livello, ma la Stelvio, in quasi 4.000 chilometri, non aveva praticamente consumato olio... ne ho aggiunto giusto un paio di etti per disfarmi della bottiglia (che peccato buttarne via così tanto, con quello che costa!) visto che dovevo caricare delle scatole di biscotti di Pont Aven :)

P.S.: non ho inserito il file con la cartografia perchè il mio GPS è vecchissimo (roba arcaica, del 2001, con software e mappe di quell'anno) e non riuscireste ad utilizzarlo con le nuove versioni di Map Source... sono convinto che seguendo le indicazioni ed i paesi citati nel testo (e scegliendo sempre le strade più storte in montagna e più vicine alla costa, sul mare) possiate godervi le stesse sensazioni e gli stessi piaceri che abbiamo vissuto noi!

Buone strade a tutti!
Gattostanco, 10 luglio 2008


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