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Aggiornamento più recente: 10 aprile 2007


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Gallery: Il duecentesimo passo di Gattostanco: la Forcella di Pala Barzana Il duecentesimo passo di Gattostanco: la Forcella di Pala Barzana La Valcellina: distesa e divertente Il Passo di S.Osvaldo Erto Erto... Erto... Erto... Erto... Lo splendido borghetto di Casso

Sulle orme di Mauro Corona
La magia di Erto, la piccola città abbandonata
diventata la Spoon River del Vajont di Mauro Corona...

Sono già stato più volte a visitare i luoghi del Vajont.
E' un richiamo che ho sempre sentito: non si tratta di macabra curiosità, la mia, ma probabilmente la consapevolezza di riconoscere, nei luoghi del dramma del Vajont, l'esempio di come l'arroganza dell'uomo possa essere portatrice di ingiustizia e di morte.
Non starò quindi qui a ripercorrere la storia della tragedia che costò oltre 2000 morti e la distruzione di un'intera vallata, delle sue tradizioni, della sua comunità. Se volete approfondire potrete anche leggere l'articolo che ho scritto per Mototurismo in occasione del 40° anniversario della frana.

La voglia di ritornare tra quelle montagne me l'ha fatta venire la lettura di "I Fantasmi di pietra", l'ultimo libro di Mauro Corona, una vera e propria antologia di Spoon River dedicata a coloro che vivevano ad Erto e che dalla frana del Toc hanno visto terminata o sradicata la propria esistenza.

Un giro in moto, quindi, ma anche un intero pomeriggio a passeggiare tra le strette vie di quelle antiche pietre che furono, fino al 9 ottobre 1963, un paese pieno di vita, osterie, maniscalchi, tagliaboschi e cavatori.
Il progetto della SADE doveva portare il benessere, ma quando l'importanza del denaro ha sopravanzato quella della sicurezza e della prudenza, sono state sottovalutate le fondamentali misure di sicurezza. Il monte che sovrastava la valle del Vajont, che doveva diventare un lago per produrre energia elettrica, era stato chiamato Monte Toc perchè formato da roccia friabile, materiale non compatto. A nulla servirono gli avvertimenti, le inchieste di pochi giornalisti liberi...
Ora i muri scrostati e le case vuote di Erto e Casso, i locali abbandonati, le vecchie osterie irriconoscibili, ci fanno pensare e venire voglia di conoscere la storia e le responsabilità di qualla tragedia che sconvolse l'Italia del boom economico.
Ci fanno anche apprezzare maggiormente le cose belle che ci vengono offerte dalla nostra vita e dalla nostra passiona per la moto!

L'itinerario.
Solo due giorni a disposizione, sono più che sufficienti, partendo da Ravenna, per un giretto primaverile sul Vajont e su qualche passo meno noto.
La scelta di evitare le mete più famose è dovuta al periodo: i giorni di pasqua e pasquetta sono tra i più trafficati dell'anno, e io non trovo particolarmente divertente stare ore ed ore incolonnato tra camper ad automobili.
Con calma, sulle 9 di mattina partiamo da Ravenna. 130 chilometri di statale Romea fino a Mestre, poi una sessantina di chilometri tra la circonvallazione mestrina e la A27 fino a Conegliano.
Da Conegliamo seguiamo il GPS fino a San Fior, Godega, Cordignano, Fiaschetti, Budoia, Aviano. I paesini si sussuegono senza soluzione di continuità. Anche un po' noiosi, se non fossero le decine di villette ben ordinate sicuramente in dotazione dei militari americani della base NATO di Aviano... ma sempre meglio, in moto, dell'autostrada!
Dopo Montereale Valcellina e Maniago troviamo le indicazioni per la Forcella di Pala Barzana... è il duecentesimo passo della mia collezione :)

L'altitudine non è elevata, la neve se ne è già andata, ma l'asfalto è ancora sporco. Però i tornanti, pur spesso molot stretti, riescono a regalare un buon ritmo. Non incontriamo anima viva... se non due motociclisti austriaci.

Scendiamo verso Andreis poi, riprendendo la statale della Valcellina, raggiungiamo il Lago di Barcis.
La statale della Valcellina segue i ghiaioni del torrente con curvoni molto veloci ed asfalto perfetto: bisogna limitarsi!

A Cimolais comincia a piovere e ci fermiamo sotto il porticato dell'Albergo Bar Ristorante Alla Rosa per un panino. Poi riprendiamo la moto, superiamo il breve Passo di S. Osvaldo e cominciamo a vedere sulla sinistra l'enorme "M" di roccia che la frana ha lasciato disegnata sul Monte Toc.
Sotto c'era il lago: oggi c'è una nuova montagna (la frana) che è più alta della diga. La strada vi passa accanto: è impressionante. Altro che frana: questa è stata una montagna che si è spostata!

Raggiungiamo infine Erto, dove parcheggiamo nel piazzale del Museo (ci sono le indicazioni).

Visita al museo, girovagare tra le vie di una cittadine che, prima di quell'ottobre 1963 contava oltre 3000 abitanti e che per quarant'anni è rimasta abbandonata come una Chernobyl italiana per la paura di nuovi smottamenti, significa aver tempo per riflettere e per conoscere un mondo scomparso per colpa dell'uomo e della sua smania per il denaro.
Un consiglio: leggete il libro di Corona. Poi potreste anche aver voglia di vedere il film Vajont di Martinelli.
Prima che il sole ci annunci il tramonto saliamo anche ad un'altra frazione semiabbandonata: Casso. Da qui parte anche un facile sentiero in costa che regala, con dieci minuti di cammino, una vista incredibile sulla diga e sulla montagna che, spostandosi, ha sloggiato milioni di metri cubi di acqua.
Scendendo è poi possibile parcheggiare la moto nel piccolo piazzale della diga per vedere da vicino come questa opera dell'uomo sia ancora lì, a memoria perenne della stupida intelligenza di chi l'ha costruita: resistente sì, ma nel posto sbagliato.

E' ora di cena: l'Albergo Ristorante Margherita di Cimolais si dimostra una scelta molto valida. Finirà sicuramente presto nella pagina dei Consigli Di Viaggio... e il capretto pasquale che fa da secondo alla cena non verrà dimenticato molto presto :)

Lunedì mattina: dormire a Cimolais significa silenzio e tranquillità... peccato quelel meledette campane che già alle 6.30 suonano a festa!!!
Comunque dopo una buona colazione vediamo un sole meraviglioso: la temperatura salirà: ripassiamo sul Sant'Osvaldo con 3 gradi!.

Affrontiamo con tranquillità anche i bellissimi tornanti di Codissago (vista la temperatura delle gomme e dell'asfalto) e, prima di giungere a Longarone, diamo un'ultima occhiata alla minacciosa diga che spunta in alto, all'inizio del canyon.

Attraversiamo la trafficatissima statale che porta schiere di vacanzieri a Cortina, mentre noi infiliamo la Val Zoldana.
Da Forno di Zoldo si imbocca la strada per il Passo Duran. La salita verso il passo è bellissima, perchè attorno la strada la neve bianchissima ci procura intense sensazioni di piacere.

Scendiamo a La Valle Agordina, poi evitiamo accuratamente il trafficato centro di Agordo. Troviamo infatti una provinciale che ci porta a Voltago Agordino e poi a Frassene, dove ci facciamo preparare in un alimentari qualche ottimo panino... dopo Frassene infatti c'è la Forcella Aurine e poi la ripidissima discesa per il Vallone del Mis.

Il Vallone del Mis è un posto splendido: prima gallerie strettissime accanto al canyon formato dal fiume, poi il lago, infine, verso Sospirolo, prati e campagne coltivate con la cura e l'ordine degni dell'Impero Austro Ungarico (questo per me è un complimento!)... peccato che il giorno di pasquetta ci siano migliaia e migliaia di campeggiatori e gitanti impegnati in ogni sorta di pic-nic....

Dopo Sospirolo facciamo rotta per il Passo di San Boldo passando da Meano, Longano, Sant'Antonio Tortal...
La strada che scende dal San Boldo verso Conegliano è stata costruita in tre mesi durante la prima guerra mondiale: sette-otto tornanti strettissimi in galleria a senso unico alternato ...danno l'idea della fretta che i Genieri austriaci hanno avuto... serviva per "tenere" la linea del Piave!

Ritorniamo a Conegliano a prendere l'autostrada: non vogliamo far tardi, perchè sulla Romea troveremo il traffico del rientro dalle spiagge e dal week end di pasqua...


Consigli di viaggio:
Albergo Ristorante Margherita
Via Roma, 7 - 33080 Cimolais, PN - Tel. 0427.87060
www.parks.it/alb/margherita
Due stelle con una dozzina di camere in tutto, gestito con grande cordialità e simpatia. Pulitissimo, ordinato e veramente accogliente.
Prezzi per stanza e colazione nella media. I prezzi del ristorante non sono economicissimi, ma la qualità l'abbiamo trovata veramente eccellente: il capretto che ci hanno fatto assaggiare per la cena il giorno di pasqua... rimarrà tra i più bei ricordi di questo week end :) Ottimo anche il Cabernet imbottigliato appositamente per l'Albergo! Consigliatissimo.

10 aprile 2007

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