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Spegnere la TV:
Lo schiaffo (necessario - ndGattostanco)
di un elettore
Nanni Moretti su "La Repubblica" del 5 febbraio 2002
IO SONO un moderato. Infatti voto Democratici di sinistra; ma essere moderati non significa essere
passivi, rassegnati, abituati alle peggiori anomalie e anormalità italiane.
Del mio intervento di sabato scorso, qualcuno ha detto: non era quello il modo, non era quello il luogo.
Non mitizzo quella che viene chiamata "società civile". Penso che la politica debba essere
fatta dai politici di professione, che sappiano però ascoltare il loro elettorato.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato processato e lo è tuttora per accuse gravissime. La situazione italiana è pazzesca, anormale, e però è irreversibile: a Berlusconi è stato permesso, unico caso nel mondo democratico, di avere tre reti televisive nazionali; è stato permesso, contro una legge esistente, di essere eletto, poi di diventare presidente del Consiglio (e tra alcuni anni, chissà, anche presidente della Repubblica). Sì, c'è una legge che vieta l'eleggibilità di chi abbia concessioni pubbliche, e giustamente Sylos Labini ce lo ricorda da tanti anni. Ma ormai c'è una situazione di fatto: ci sono state elezioni legittime che hanno visto vincere una persona che illegittimamente siede in Parlamento. Oggi bisogna fare i conti con questa situazione assurda in una democrazia. "Mi hanno detto: non era quello il modo? Ma se non ora, quando? Che altro aspettare?"
C'è uno speciale – e nuovo, rispetto alla vecchia Democrazia Cristiana – rapporto tra Berlusconi e
il suo elettorato. Qualsiasi cosa Berlusconi dica o faccia che metta in dubbio la sua onestà o capacità, non gli provoca la perdita di un solo voto. Berlusconi fa il pieno del suo elettorato potenziale (riuscendo a trascinare anche i seguaci di Alleanza nazionale, che con il partitoazienda di Berlusconi non c'entrano proprio niente). Nel centrosinistra c'è bisogno di qualcuno che con la sua autorevolezza riesca a fare il pieno dell'elettorato potenziale del proprio schieramento, che sappia parlare all'anima, alla testa, al cuore degli elettori.
Ci sono tante persone che sembra non aspettino altro che un segnale di tranquilla fermezza,
di serena decisione. Paradossalmente, dopo la vittoria di Prodi e dell'Ulivo nel '96, è stato proprio il centrosinistra a riqualificare politicamente Berlusconi, che veniva in quegli anni considerato come perdente dal suo stesso schieramento, che infatti si era già messo alla ricerca di un nuovo leader. Dopo il '96, alcuni dirigenti del centrosinistra hanno cercato addirittura di riscrivere la Costituzione assieme a lui, regalandogli la patente di "statista".
Ora a me sembra che Berlusconi sia proprio il contrario dell'uomo di Stato: la democrazia
è qualcosa che gli è estranea, che non riesce bene a comprendere, e comunque gli fa perdere tempo. Altri errori sono stati fatti in quegli anni, dal centrosinistra: mancata legge antitrust, mancata legge sul conflitto d'interessi. Credo, e la cosa è ancora più grave, più per sciatteria che per calcolo. Ma il governo Prodi aveva un'autorevolezza e una credibilità inimmaginabili per un governo italiano. Il declino dell'Ulivo è cominciato dalla caduta del suo governo, voluta in Parlamento da Rifondazione comunista (autunno '98).
In quei mesi si poteva (e si doveva) andare alle elezioni politiche anticipate.
L'Ulivo non ha avuto quel semplice coraggio, anzi, un dirigente della sinistra ha
dichiarato pubblicamente: "Non possiamo andare alle elezioni, perché altrimenti consegneremmo
il paese alla destra".
Un governo è legittimato dai voti che trova in Parlamento, però è vero che dalle elezioni
del '94 è come se sulla scheda noi elettori indicassimo il nome del candidato premier.
Era insomma un governo più che legittimo in Parlamento ma, è vero, il premier D'Alema non e
ra legittimato dal voto popolare.
Nelle elezioni del maggio scorso, Rifondazione comunista sembrava indifferente al risultato
finale delle votazioni, che vincesse Rutelli o Berlusconi.
Ma i politici dell'Ulivo dovevano ugualmente tentare, avevano il dovere di cercare di coinvolgere
quel partito e la lista Di Pietro in uno schieramento più ampio. In quella campagna elettorale, a poche settimane dalle votazioni, lo "statista" Berlusconi aveva dichiarato che l'Ulivo aveva vinto nel '96 grazie ai brogli elettorali (e in quell'occasione forse sarebbe stata opportuna una parolina del Presidente della Repubblica, non genericamente rivolta a svelenire gli animi, ma particolarmente rivolta a un uomo politico che minava le basi della democrazia).
Mi è stato detto: "Non era quello il luogo, non era quello il modo". No, secondo me i "panni sporchi" vanno lavati in pubblico. E, a giudicare da alcune reazioni, mi sembra che il mio sfogo non sia stato inutile. I dirigenti del centrosinistra hanno preso tanti (troppi) schiaffi dagli avversari, forse sarà salutare lo schiaffo di un elettore. Nanni Moretti |
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