KUNG  FU

 

Il maestro Chang Dsu Yao (Chang Cheng Hsün) nacque il 14 giugno 1918 a P’ei Hsien, una zona rurale della Cina centrale attualmente situata nel Kiang Su, ma anticamente parte della limitrofa provincia di Shantung. Nel 1924 iniziò la pratica del kung fu con lo stile Shaolin Ch’üan, sotto la guida del famoso maestro Liu Pao Ch’ün (conosciuto anche come Liu Chin Ch’en),

 allora uomo di mezza età che poco dopo lo introdurrà anche al T’ai Chi Ch’üan della famiglia Yang (il maestro Liu Chin Ch’en era infatti buon amico di Yang Ch’eng Fu, il rappresentante più noto dello stile). I duri allenamenti con Liu Pao Ch’ün, che morirà ultranovantenne, raggiungevano l’apice nel periodo della mietitura, allorche ferveva il lavoro nei campi.

Nel 1938 il maestro Chang Dsu Yao scelse la carriera militare, entrando come cadetto all’accademia per allievi ufficiali di Kuei Lin, dove avrà modo di conoscere altri grandi maestri, coi quali condividerà le proprie conoscenze sulle arti marziali e che gli forniranno ulteriori insegnamenti preziosi in merito. In particolare apprenderà il Pa Chi Ch’üan, mentre il maestro Chang Ch’ing P’o (che vantava tra i suoi precettori lo stesso Yang Ch’eng Fu e Sun Lu T’ang) gli darà lezioni degli stili interni (nei chia) Hsing I Ch’üan, Pa Kua Chang e Liang I Ch’üan (stile diffuso nella regione di Anhwei).

Divenuto ufficiale, il maestro Chang Dsu Yao affronterà l’esperienza drammatica della guerra, prima nel secondo conflitto mondiale e poi in quello tra le forze comuniste di Mao Tse Tung e l’esercito nazionalista di Chiang Chie Hsi. Dopo la sconfitta di quest’ultimo, nel 1949 Chang Dsu Yao, alla pari di altri grandi maestri di kung fu, ne seguirà l’esodo a Taiwan.

Qui continuò il suo rapporto con Chang Ch’ing P’o e frequentò per lunghi anni noti maestri come Cheng Man Ch’ing, allievo di Yang Ch’eng Fu, e Liu Yun Chiao, che lo invitò sia a tenere lezioni nella sua associazione che a scrivere articoli nella pregiata rivista “Wu Tan” da lui fondata. Nella capitale Taipei riceverà pure l’incarico di insegnare le arti marziali tradizionali cinesi all’esercito e, anni dopo, anche alle forze di polizia. In questi ambiti le sue lezioni privilegeranno addestramenti diretti ed essenziali soprattutto negli stili Lien Pu Ch’üan e Pa Chi Ch’üan. Negli anni ’60, inoltre, il maestro Chang Dsu Yao avrà modo di insegnare Shaolin Ch’üan e T’ai Chi Ch’üan all’Università di Taipei.

Qui continuò il suo rapporto con Chang Ch’ing P’o e frequentò per lunghi anni noti maestri come Cheng Man Ch’ing, allievo di Yang Ch’eng Fu, e Liu Yun Chiao, che lo invitò sia a tenere lezioni nella sua associazione che a scrivere articoli nella pregiata rivista “Wu Tan” da lui fondata. Nella capitale Taipei riceverà pure l’incarico di insegnare le arti marziali tradizionali cinesi all’esercito e, anni dopo, anche alle forze di polizia. In questi ambiti le sue lezioni privilegeranno addestramenti diretti ed essenziali soprattutto negli stili Lien Pu Ch’üan e Pa Chi Ch’üan. Negli anni ’60, inoltre, il maestro Chang Dsu Yao avrà modo di insegnare Shaolin Ch’üan e T’ai Chi Ch’üan all’Università di Taipei.

Nel 1974 Chang Dsu Yao decide di congedarsi dall’esercito e un anno dopo, su invito di un connazionale, si trasferirà in Italia, a Bologna, dove inizierà a insegnare kung fu gratuitamente in un parco della città, raccogliendo attorno a sé diversi allievi, in un primo tempo soprattutto cinesi. Nel 1977 il maestro si Trasferi' a Milano facendo del capoluogo lombardo la base del suo insegnamento in Italia e in Europa.

trasferirà nella provincia di Milano, facendo del capoluogo lombardo la base del suo insegnamento in Italia e in Europa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il termine kung fu rappresenta il nome con cui sono maggiormente note in occidente le arti marziali tradizionali cinesi.

Non è affatto semplice tradurre fedelmente una lingua ideogrammatica, come quella cinese, in una sillabica, come quelle occidentali. Non solo, tale differenza linguistica fornisce l'indicazione di una più sostanziale differenza culturale. Posta questa doverosa premessa, ci si può azzardare a tradurre la parola kung fu con "esercizio eseguito con abilità", oppure come "divenire abile con l'esercizio"; ma per un cinese kung fu può significare semplicemente tempo da impiegare in qualche attività. Parlando di kung fu si intende quindi, in senso esteso, la capacità di eseguire un compito o un lavoro grazie all'abilità acquisita nel tempo con un duro addestramento.

Non è ben chiaro il processo storico attraverso il quale si è giunti a usare precipuamente questo termine per definire le arti marziali cinesi, ma probabilmente l'origine va cercata nel sud della Cina, mentre un'influenza determinante è stata data dai produttori cinematografici di Hong Kong, col loro catalogare i film di arti marziali come "cinema kung fu". In realtà, da secoli in Cina si sono usati diversi termini generici per definire le arti di combattimento, tra i quali i più importanti sono:

1)      Chung Kuo ch'üan (pugilato cinese)

3)      Ch'üan shu (arte del pugilato)

4)      Wu shu (arte marziale)

5)      Wu i (abilità marziale)

D'altro canto, nella Cina Popolare, a partire dall'avvento del comunismo, quando si parla di wu shu si intende spesso il wu shu moderno, una disciplina sportiva che pone enfasi sull'estetica del movimento e sulla prestazione ginnica, più che sull'aspetto marziale. 

A livello popolare, i termini wu shu e wu i sono considerati più dotti e accademici, mentre, d’altra parte, nel linguaggio comune capita di indicare la pratica del kung fu con ta ch'üan, che letteralmente significa “colpi di pugilato”, ma in senso esteso indica appunto l’allenamento delle arti marziali.

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