Il Bradipo più Veloce del Mondo

Cari bambini certamente conoscete il Bradipo, animale molto particolare che vive nelle foreste dell'America del sud. Di recente sono usciti dei bellissimi film e cartoon che ce lo hanno fatto maggiormente conoscere.
Se però ancora non lo sapete, è il mammifero più lento del mondo. Vederlo muoversi è come guardare un film al rallentatore. Passa quasi tutta la sua vita sugli alberi, appeso tra i rami coi suoi lunghi artigli. Mangia principalmente piante e, se capita, qualche insetto o lucertola.
Il bradipo è uno dei protagonisti della mia favola.

Dove vivono i bradipi esistono ancora oggi delle tribù di indigeni indios. Alcune di queste non sono ancora state a contatto con il modo civilizzato, perciò conducono una vita primitiva, nutrendosi di frutta, pesci e degli animali catturati cacciando.
Tra le loro armi di caccia c’è la cerbottana. Ne usano di lunghissime con cui scagliano piccole frecce. Piccole si, ma molto micidiali, perché la punta può essere intinta in veleni che loro sanno estrarre dai frutti e dagli insetti della foresta. Ad esempio: il famoso curaro.
Il secondo protagonista di questa favola è un bambino di queste tribù, di nome Buk.


Bradipo cucciolo Buk è un ragazzino indio di 8-9 anni. E’ molto serio e giudizioso, nonostante la giovane età.
I suoi genitori hanno fiducia in lui e lo lasciano andare da solo nella foresta attorno al villaggio, in cerca di frutta e altre cose utili per a famiglia.
Bambino indio Buk ha imparato presto dal papà ad usare la lunga cerbottana e la porta sempre con sé: gli serve per difendersi e magari per catturare qualche preda di quelle che gli indios sono soliti cacciare

Un giorno, girovagando così nella foresta, Buk trova un piccolo bradipo. L’animaletto se ne sta tutto solo, appeso a testa in giù sul ramo più basso di un grande albero.
Di solito i cuccioli di bradipo restano accanto alla mamma finché non diventano adulti e quando ciò avviene, la mamma se ne va lasciandogli per casa l’albero dove è nato.
Ma questo è ancora piccino, perciò giustamente Buk si meraviglia di trovarlo lì tutto solo:
– Forse ha perso la sua mamma. Forse un serpente o un giaguaro gliel’ha portata via? –

Il cucciolo lo sta guardando fisso coi suoi grandi occhi.
E’ molto simpatico e indifeso. Buk si preoccupa per lui:
– Avrà fame: chi gli darà da mangiare se non c’è la sua mamma? – pensa subito, e poi:
– Se resta qui stanotte qualche falco se lo mangerà di sicuro …. –
Decide perciò di prenderlo con sé e di portarlo alla sua capanna.
Sapete bambini: gli indios non hanno i giocattoli che avete voi! Allevare quel piccolo animaletto sarà per Buk un grande piacere.

Dopo alcuni giorni durante i quali Buk lo ha nutrito con foglie tenere e pezzetti di frutta, l’animale sembra essersi affezionato a lui. Gli sta volentieri accanto, è molto affettuoso e lui deve stare ben attento alle unghie lunghe e affilate del bradipo.
Il bambino ha deciso di dargli un nome e gli dice:
– Ti chiamerò Brà. – e da quel momento non trascura occasione per ripetere quel nome per fargli capire che è così che intende chiamarlo.
Che successo! Passati soltanto due giorni, Brà lo ha già capito e si volta a guardare Buk ogni volta che pronuncia il suo nome.

Superata questa prova, il bambino ha un altro desiderio: vorrebbe che l’animaletto assumesse un’aria meno mesta e triste.
Avete davvero capito? Vuole insegnarli a sorridere!
Bradipo sorridente Ma come mai farà?
Nonostante Buk non vada a scuola, è un bambino intelligente.
Il suo metodo è assai semplice: prende Brà in braccio e se lo avvicina al viso, naso contro naso, quindi gli sorride e con le mani gli distende la bocca per darle la forma larga e sorridente che desidera.
Ci riuscirà?
Non si scoraggia …
Dai e dai, alla fine Buk ottiene che, ogni volta che lo chiama per nome, l’animaletto, oltre a girasi verso di lui, mostri la sua bocca atteggiata come quella di un bimbo che sorride contento.

Pensate che adesso Buk si ritenga soddisfatto dei suoi successi come ammaestratore di animali?
Certo che no!
C’è un nuovo gradino da superare: Buk ora vorrebbe che Brà imparasse a muoversi più velocemente, se non addirittura a correre.
Nonostante i genitori e gli anziani della tribù lo avvisino che sarà impossibile, il bambino prepara davanti alla capanna lo spazio per l’addestramento.
E’ un percorso dritto, di pochi metri, lungo il quale, a distanze regolari lui pone dei sassi bianchi: ecco la pista.
Buk si mette a carponi e comincia percorrerla, richiamando in continuazione Brà perché l’osservi.
Ripete più volte l’esercizio, quindi mette Bra al suo posto e lo invita a fare lo stesso, spingendolo dolcemente da dietro.
Non ottiene molto successo: glielo avrà fatto fare almeno venti volte e se Brà va un po’ più veloce del suo solito è solo merito delle spintarelle di Buk.

Ma non si dà per vinto. Giorno dopo giorno, ripete insistentemente quell’esercizio: i miglioramenti non sono granché, in compenso Brà si è ben ambientato e cresce in piena salute.
Ora che è grandicello, Buk lo porta con sé nel suoi giri nella foresta, in un grosso cesto. Ogni volta fa una tappa sotto l’albero dove l’ha trovato, lo mette tra quei rami e lascia che l’animale si nutra a suo piacimento di foglie e rametti.
Quando è ora di rientrare lo riprende e lo riporta al villaggio. Là lo impegna con gli esercizi, facendogli percorrere, a suo fianco e più volte, la pista che ha preparato. Quando gli sembra stanco, lo mette su un ramo che sostiene il tetto della capanna e, lì appeso, Brà può riposare fino all’indomani.

Questa è la solita giornata, ma ecco la volta in cui avviene qualcosa di diverso.
Buk è andato nella foresta e sta riposando sotto a un albero vicino a quello dove Brà sta mangiando, senza accorgersi di un grosso pericolo, infatti tra quei rami è arrivato silenziosissimo un giaguaro in cerca di cibo.
Arriva il giaguaro La belva ha due scelte: il bradipo o il bambino. Quest’ultimo è certamente da preferire: c'è più ciccia da mangiare!
Ecco allora che il giaguaro si sposta rapido, furtivo e silenzioso sul ramo sopra di lui e con un balzo gli è già addosso.
Buk è preso di sorpresa, nonostante abbia addosso la belva aggrappata con gli artigli, riesce a fare lo stesso qualche passo verso l’albero di Brà, che lo vede e lo sente gridare:
– Aiuto … aiuto! –
e capisce che il suo amico è in grave pericolo.
Allora richiama più forza che può in tutto il suo corpo e con le unghie ben distese e aperte si lascia cadere lì sotto, di peso, sul dorso del giaguaro.
La belva è presa alla sprovvista, lancia un gemito e allenta la stretta un poco, ma abbastanza perché Buk si svincoli dalle sue zampe.
Il bambino afferra un grosso bastone per difendersi e tenere a bada il giaguaro. La belva però ha ancora un bel da fare per scrollarsi di dosso Brà, fortemente attaccato alla sua schiena con le unghie.
Il giaguaro continua a scuotersi finché riesce a liberarsene.
A questo punto la belva se la svigna tra le piante, più lontano che può: è troppo difficile cercare il pranzo oggi da quelle parti!

Buk non pensa alle ferite ricevute ma corre dal suo amico e lo abbraccia forte, forte:
– Grazie, grazie, Brà, sei stato magnifico! – e continua:
Bradipo – Nella corsa non sei veloce … ma nel volo sì! Se non venivi ad aiutarmi il giaguaro mi avrebbe ucciso. Grazie, grazie amico mio! –

Tornati al villaggio, la notizia si sparge e gli indios corrono alla capanna di Buk per complimentarsi.
Il bimbo felice e orgoglioso ripete a tutti la sua avventura e l’esperienza dell’aiuto straordinario ricevuto da Brà.
Quel pomeriggio il tam-tam della giungla risuona molto a lungo: deve portare fin negli angoli più lontani la notizia che esiste un bradipo coraggioso e veloce.

Sì, veloce: nel salto e nel volo (non nella corsa … per ora).

Ah, dimenticavo … ovviamente: veloce nella riconoscenza verso chi lo ha tenuto accanto a sè con amore!






Il villaggio



G.A.

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