Welfare Society

 

Banco Alimentare :

Fare la carità non è uno spot


Nella nostra miseria quotidiana quando il buio sembra prevalere è un volto amico che ci risolleva. E per un amico, in un rapporto amoroso siamo capaci di dare tutto. La carità è questo dono di sé commosso all'altro. Piccoli gesti, come fare la spesa per un bisognoso, sono scintille che riaccendono il fuoco della carità verso sé e verso il prossimo

 

 

di Giorgio Vittadini
(Presidente della Fondazione Compagnia delle Opere per la Sussidiarietà)


Spesso chi pensa di essere potente smette di occuparsi delle singole persone: gestisce le masse. Difficilmente si sofferma sul bisogno di uno o sul desiderio dell'altro, pensando che sarebbe riduttivo rispetto all'alto ruolo che svolge. Ma, così facendo, si priva del metodo di conoscenza più certo e più sicuro che esiste per conoscere i problemi e i bisogni dell'uomo, in modo vero, non filtrato da stuoli di collaboratori servili o protagonisti boriosi di talk show che pretendono di spiegare a tutti chi si salva e chi si danna.

È il metodo dell'incontro, del gesto in cui un uomo è costretto a giocare tutta la propria libertà con un altro uomo.
Per questo la giornata della Colletta di sabato 25 novembre organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus (iniziativa nata dall'amicizia tra don Luigi Giussani e Danilo Fossati, al tempo Presidente della Star), è uno dei gesti di educazione popolare più interessanti che si svolgono in Italia. Si è chiamati personalmente a scegliere se dare una parte della propria spesa, non a una organizzazione anonima che si fa viva attraverso una pubblicità, ma a un volontario che gioca la sua faccia e dice le ragioni per cui val la pena fare un gesto a favore di un altro uomo.


Si è chiamati non a discutere della povertà e dell'ingiustizia che ci sono a questo mondo, ma a compiere un gesto di carità verso un povero in carne ed ossa o, per chi è cristiano, verso Dio stesso pellegrino per le strade del mondo.
È quanto scrive nel suo messaggio per il decennale della Colletta Alimentare, don Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus: «Nella nostra miseria quotidiana quando il buio sembra prevalere è un volto amico che ci risolleva. E per un amico, in un rapporto amoroso siamo capaci di dare tutto. La carità è questo dono di sé commosso all'altro. Piccoli gesti, come fare la spesa per un bisognoso, sono scintille che riaccendono il fuoco della carità verso sé e verso il prossimo».
Così il gesto della Colletta non è fine a se stesso. Può essere l'inizio di una carità abituale, per chi si coinvolge nell'associazione dei Banchi di solidarietà (presente in tutta Italia) e comincia a portare personalmente un pacco alimentare a famiglie bisognose.
Può essere l'occasione di un risveglio della coscienza, come per tanti personaggi dei Vangeli dopo un incontro apparentemente fortuito o come accade a quella gente comune descritta da Gianluigi da Rold nel libretto distribuito dal Banco Alimentare: «Quel sabato di novembre, storie quasi vere di carità».
Può essere l'occasione per il potente che vi si imbatte e decide di dare la spesa o di fare il volontario, di pensare in modo diverso, meno dirigista, meno ideologico, più realista, più umano, a come tentare di risolvere i problemi della gente. Come dice Benedetto XVI nella sua enciclica Deus Caritas Est: «Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell'amore... Non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l'uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell'amore».
(*) Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

 

 

Welfare Society: «Banco Alimentare : Fare la carità non è uno spot. Nella nostra miseria quotidiana quando il buio sembra prevalere è un volto amico che ci risolleva. E per un amico, in un rapporto amoroso siamo capaci di dare tutto. La carità è questo dono di sé commosso all'altro. Piccoli gesti, come fare la spesa per un bisognoso, sono scintille che riaccendono il fuoco della carità verso sé e verso il prossimo», Giorgio Vittadini, Il Giornale, 23.11.2006

 

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