Welfare Society

Dentro la crisi

NEW YORK: Creatività dell’uomo e peccato originale

 

 

di Anujeet Sareen


La quantità di frodi finanziarie a livello di grandi aziende negli ultimi cinque anni ha spinto più d’uno a chiedersi cosa stia succedendo. Si tratta di casi singoli, isolati, o sono sintomo di un fenomeno più vasto? In primo luogo, chiariamoci su cosa sta realmente accadendo. Alcune società, in particolare Enron, Worldcom, Tyco, e più recentemente Parmalat, hanno commesso delle frodi: hanno ottenuto dei finanziamenti dalle banche (operazione di per sé tipica e normale in un regime di espansione di un’azienda) e hanno investito questo denaro in opportunità di affari allettanti. Nella misura in cui questi investimenti avevano successo, e crescevano le prospettive di ulteriori guadagni, le società hanno ottenuto sempre maggiori finanziamenti che hanno reinvestito. A un certo punto è accaduto che le aspettative di profitto sono diventate troppo alte e la quantità di denaro ottenuto troppo grande, tale che le società non hanno avuto più sufficiente liquidità per pagare gli interessi sui finanziamenti. Solitamente, quando una società viene a trovarsi in questa situazione, diminuisce in misura considerevole i propri piani di investimento e/o vende dei beni fino a rimettersi nella condizione di pagare gli interessi dovuti. Al contrario, ciò che queste società hanno fatto è stato cercare di nascondere le proprie perdite attraverso giochi finanziari. Hanno costituito nuove società in Paesi esteri, utilizzandole per ottenere ulteriori finanziamenti dalle banche e per suddividere parte delle perdite.

Per fare un paragone, sarebbe come se un privato andasse da una banca per ottenere un mutuo per acquistare una casa. La banca, valutati i beni e il reddito del soggetto, gli accorda il mutuo. Nel momento in cui il cliente inizia a guadagnare di più, acquista una casa più grande con un mutuo più consistente. Col tempo, inizia a prevedere un incremento dei guadagni futuri, e quindi continua a trasferirsi in una casa sempre più grande (con un mutuo più pesante) sino a che si rende conto che quanto guadagna non è sufficiente a pagare il mutuo. A questo punto dovrebbe vendere la propria casa e acquistarne una più piccola. Invece inizia a utilizzare le carte di credito per pagare il mutuo; le usa al limite del credito disponibile, e ne apre di nuove con altre società finanziarie. Normalmente, le finanziarie e le banche non concedono nuovi prestiti a un soggetto che sta esponendosi troppo, ma in questo caso l’uomo usa nomi differenti per ottenere il denaro, e così truffa le banche e le finanziarie.

Credo ci siano due punti da sottolineare. In primo luogo, queste frodi si sono verificate nel contesto di uno straordinario progresso dell’innovazione tecnologica negli ultimi vent’anni, in particolare nel campo dell’informatica, delle telecomunicazioni, di internet e della biotecnologia. Il fatto è che gli eventi che precedono la frode sono realmente qualcosa di molto positivo per la società (innovazione, creatività, progresso tecnologico). L’energia di una società incoraggia con forza i progressi generati dalla creatività dell’uomo.
Quello che la frode rivela è la reazione dell’uomo di fronte alla delusione che nasce quando percepisce che 1) questi progressi non sono illimitati e non corrispondono pienamente al suo desiderio di felicità; e 2) che il suo destino non è determinato dalle sue sole forze.

L’altro punto da ricordare qui ha a che fare con quella che è stata la reazione della società. Nel 2002, il Congresso americano ha approvato il Sarbanes-Oxley Act, in base al quale i Direttori Generali e gli Amministratori di grandi società sono considerati personalmente responsabili per le frodi commesse nelle società stesse (la legislazione che cerca di prevenire le frodi dovrebbe essere benemerita, tuttavia la legge già punisce le azioni fraudolente). Questa legge rappresenta il desiderio della società di impedire all’uomo di commettere qualunque peccato – il concetto che Direttori generali e Amministratori debbano essere ritenuti personalmente responsabili per le frodi commesse da qualsivoglia membro della loro azienda (e non solo della propria personale frode) è irragionevole.

Inoltre va detto che ciò che è accaduto in tutti i casi citati è dovuto a un eccessivo ottimismo e a una scarsa attenzione alla realtà da parte di diversi soggetti: le banche (che avrebbero dovuto valutare i destinatari dei propri finanziamenti con maggiore cura e che invece hanno condiviso la stessa esaltazione delle società), i revisori dei conti (che non hanno esaminato con la dovuta cura i documenti dei loro clienti, anch’essi credendo nelle luminose previsioni di profitto) e le società stesse. In un Paese secolarista-protestante, purtroppo, la reazione a questi eventi si traduce esclusivamente in un richiamo a una maggiore responsabilità personale, che l’uomo può sempre sperare di raggiungere con le proprie forze.

Non è chiaro quali conseguenze tali eventi avranno in futuro. Anche se l’economia sempre progredisce nel lungo periodo, è pur vero che in questa traiettoria l’economia oscilla ciclicamente fra le vette dell’ottimismo e i baratri della depressione.
La cosa più importante, credo, è cercare di comprendere questi casi di frode all’interno della tensione drammatica fra l’enorme creatività dell’uomo e il suo peccato originale: che cosa accade all’uomo quando concepisce la propria capacità creativa come un modo di controllare il proprio destino mettendosi in condizione di compiere da solo il proprio desiderio di felicità?

 

 

Welfare Society: «Dentro la crisi. NEW YORK: Creatività dell’uomo e peccato originale », di Anujeet Sareen, Tracce febbraio 2004

 

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