Welfare Society

«Firenze, palazzetto vecchio»

 
di Giorgio Vittadini


Folle oceaniche accorse ad applaudire l’ex regista Moretti e l’ex sindacalista Cofferati. Sembrerebbe la folla del popolo, dei poveri, dei disadattati appoggiati e sostenuti dalla vera sinistra. Ma guardiamo in faccia la realtà: difendono chi si oppone con violenza a una scuola parificata (vedi il referendum di Rifondazione Comunista) e l’impossibilità di scegliere tra 30 contratti di lavoro in modo flessibile (condannando alla disoccupazione molti che altrimenti lavorerebbero). Difendono imprese decotte (quando e se serve mantenere potere sindacale all’interno delle stesse); sono i paladini delle clientele del sistema pensionistico (contro i giovani d’oggi che rischiano di non avere pensione); propagandano la pace a senso unico (ignorando i morti che non interessano alle loro ideologie); amano la giustizia a “due pesi e due misure”; sono nostalgici del monopolio televisivo dominato dai guru ideologici (contro ogni voce libera). Il nemico è ogni cambiamento che potrebbe trasformare le piccole aziende di oggi in grandi, permettere nuove forme di tutela del lavoratore, favorire un nuovo rapporto tra realtà sociali, personali e forze politiche (di governo e di opposizione), permettere la libera scelta dell’utente tra servizi statali e non, tutelare le nuove povertà.

Niente di nuovo sotto il sole, ed è tutto lecito, basta chiamare le cose con il loro nome. Come dice Manzoni: sempre l’oppressore urla e gioca a fare l’oppresso.

 
 

Welfare Society: «Firenze, palazzetto vecchio», di Giorgio Vittadini, Tempi, 16 Gennaio 2003

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