Welfare
Society

L'avventura della Welfare Society

di Giorgio Vittadini
Presidente della Compagnia delle Opere



La tradizione italiana, caratterizzata dal rispetto della persona, tipica del cattolicesimo, ha sempre tentato di attutire i contrasti ideologici, cercando una convivenza civile che salvaguardasse ogni singolo soggetto e le sue espressioni sociali. I momenti peggiori sono stati quelli in cui si è verificata una grave divaricazione, che ha portato una parte non marginale della nostra società a scelte violente, arrivando alla reciproca delegittimazione tra schieramenti opposti (vedi anni Settanta).


Dimenticato oggi il disegno di un bipolarismo in cui la maggioranza legittimi l'opposizione e viceversa, la sinistra, improvvisamente, ma non «spontaneamente», sembra veder prevalere la sua ala oltranzista, non popolare. L'invocazione al giustizialismo senza obiettività giuridica, la mobilitazione in difesa degli occupati dimenticando i lavoratori atipici e i disoccupati, l'arroccarsi su di uno statalismo assistenzialista, il sogno luddista,di certi no-global, che affama i Paesi del Terzo Mondo, connotano una posizione della sinistra più radical chic e impiegatizia, che industriale e progressista. Sembra che le lancette stiano tornando agli anni in cui il marxismo non aveva dimostrato, anche nel Terzo mondo, il suo aspetto
feroce e la sua incapacità radicale a garantire lo sviluppo.


D'altro canto, parte della maggioranza sembra fare il  gioco di questi estremismi. È il caso di chi arringa le folle demonizzando personalmente gli avversari, chi ignora la sovranità del Parlamento, chi consegna alla partitocrazia le fondazioni bancarie, chi impone un federalismo statalista, chi
gioca su un consociativismo clientelare, chi crede in un liberismo selvaggio. È esattamente il contrario del disegno riformista del presidente del Consiglio.


Ma allora
qual è il problema in gioco? Cosa fonda il bene comune della società e come si rilancia un rinnovato senso dello Stato? La prima questione è radicale. Oggi non si può fare un lavoro, ricoprire una carica, muoversi nella società, semplicemente per un motivo egoistico, individualista. Oggi non si può credere che l'homo homini lupus serva a una convivenza civile e al lavoro per l'uomo.


In realtà, per lavorare, per svolgere un servizio pubblico, per costruire un'impresa, occorre un ideale di verità che superi l'interesse personale.
Lo splendore della verità, la carità verso l'altro unico e irripetibile, il desiderio sincero di migliorare la propria condizione umana, la condizione dei singoli e di tutti, sono il retaggio di tua società cristiana fortemente segnata dall'amore all'uomo tipica della Chiesa. Questa coscienza personale è diventata unità visibile capace di spingere tutti a dare il meglio di sé e a costruire una società totalmente pluralista e amante delle diversità È la straordinaria avventura di una Welfare Society a cui hanno dato vita il movimento laico di imprenditoria fatta di piccole medie imprese, quello che, in epoca moderna, ha generato il movimento cattolico e il movimento operaio, le opere sociali, le cooperative, le banche, le imprese, che costituiscono un mirabile esempio di costruzione della propria opera al servizio del bene di tutti.


Purtroppo, questa tradizione è stata violentemente attaccata e si è cercato di distruggerla con autoritarismi
e dittature, con la riduzione dell'ideale a partito. Allora che fare? Se il primo compito è la responsabilità nel lavoro quotidiano, il secondo è la costruzione di questa società e il terzo è inerente il senso dello Stato e il bene comune.


Da questo punto di vista è importante che la classe politica, sia di destra sia di sinistra, accetti un'autolimitazione del potere partitico, il rispetto della tripartizione dei poteri e infine il superamento di una concezione del potere da «rivoluzione messicana»,in cui chi arriva a Città del Messico rifà le regole.


Sono chiamati innanzitutto in causa il presidente Beriusconi, e i politici più responsabili dell'opposizione, molto migliori di professori, professorini e di tanti registi. Occorre invocare una ridefinizione delle regole di questo Paese con chi ci sta, maggioranza e opposizione, nessuno escluso. Sia che si parli di Bicamerale, di riforme costituzionali concordate e di un assetto federalista dello Stato secondo un ordine e un'armonia, sia che si debba dare un riconoscimento legale all'economia civile, è necessario rivedere le regole del gioco, garantendo le liberà fondamentali e qualunque posizione in difesa della persona.
Bisogna ricordare che chi è eletto in una istituzione diventa statista e, in nome del suo ideale, deve ricercare il bene di tutti. È il contrario della saggezza ipocrita e farisaica di chi ritiene che le cariche istituzionali, da lui ricoperte in passato, legittimino lo «scaglio della prima pietra». Solo chi cerca la verità in un ideale popolare, cristiano, socialista, può desiderare uno Stato che sia immaginato come l'alveo di tutti.


di Giorgio Vittadini,
Il Giornale, 14.03.2002

Click qui per tornare indietro a "galatro_home"