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Il fanatismo religioso dopo l'11 settembre.
 

CONTRO IL DIO SERPENTE

 

di Giorgio Vittadini,
Presidente della Compagnia delle Opere,

Mentre continua la guerra in Afghanistan, tante domande sui terroristi, sui profughi e sul futuro rimangono ancora aperte. Ma a queste domande se ne aggiungono altre, legate a una nuova battaglia da vincere, quella contro un «altro» terrorismo. L'11 settembre sono state massacrate migliaia di persone innocenti. Che questo sia male senza alcuna giustificazione non dovrebbe aver bisogno di dimostrazioni per chi, educato nella tradizione giudaico cristiana, riconosce che l'uomo è unico e irripetibile e vale di più di tutto l'universo. Ma anche in questa occasione noti «maitre à penser» hanno rilanciato il vero cancro dell'era moderna: l'ideologia.

 C'è chi ha detto che la ragione è un derivato culturale; chi ha negato l'esistenza di un criterio oggettivo di giudizio storico; c'è chi ha attaccato indiscriminatamente «tutti quelli che mettono l'infinito nel finito», cioè le religioni. Con questa sequenza di «ma», «però», di distinguo è cresciuta in molti la confusione. Se gli americani sono imperialisti diviene giusto vendicarsi uccidendo innocenti. Che inquietante analogia con il fanatismo religioso, che si inventa un «dio serpente» a uso e consumo per giustificare il male se conforme a un «bene» particolare.

Noi invece, che consideriamo ogni profugo afgano ucciso per sbaglio e ogni bambino iracheno morto, importanti come ognuna delle vittime delle Twin Towers, non crediamo nella contabilità del terrore.

Ma c'è un secondo modo in cui l'ideologia sta confondendo la gente: la mistificazione storica. Da un po' di anni si cerca di dimostrare che la storia occidentale, in particolare quella della Chiesa, è dominata da oppressione, violenza, ingerenza della religione nello Stato. Si cerca così di censurare che il cristianesimo ha esaltato il valore del singolo uomo, ha dato dignità alla donna, ha riconosciuto il valore del lavoro manuale, ha posto le premesse per il superamento radicale di un razzismo tra popoli, ha favorito la nascita della concezione laica dello stato ed è stato fattore decisivo dello sviluppo. Ha permesso la nascita di ospedali dove i malati vengono curati anche a rischio della propria vita. È stato fattore, ovunque, della libertà religiosa, base per tutte le libertà. E soprattutto, la vera forza del cristianesimo consiste in ciò che molti considerano una debolezza: l'uomo desidera il bene ma fa il male e si riconosce peccatore, ma c'è Qualcuno che nella storia lo libera dal male e lo rende più umano dentro la vita di un popolo. In questo senso anche l'esperienza socialista e liberale, attenta al valore della persona, riprende sottolineature del valore di un popolo proprie della tradizione cristiana.

All'origine della violenza moderna sta il tradimento di questa storia e la tentazione di realizzare il desiderio del proprio cuore, liberi da legami religiosi senza alcun dubbio di sbagliare. Occorre rispondere a questa menzogna, ma ciò non avviene difendendo simboli che si credono vuoti né fedi in una cultura morta. Piuttosto, il semplice gesto di quattro milioni di italiani che hanno partecipato alla «Colletta» del Banco Alimentare è un piccolo esempio di una possibile rinascita. Donare la propria spesa per uno sconosciuto, avere fiducia di una faccia amica che te lo propone, è segno di un positivo desiderio di condivisione. Occorre seguire chi sa educare a una cosciente carità e a un amore all'evidenza del vero.
 

Giorgio Vittadini, Presidente della Compagnia delle Opere,
La Stampa, 29 novembre 2001