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Le tenebre del Duemila

Ferdinando Camon

Non dobbiamo credere che «la nave della vergogna» sia diventata la nave «della nostra vergogna», perché è finalmente entrata in un porto, e a bordo non c'è neanche uno dei 200-250 bambini-schiavi che cercavamo. Il senso della notizia è un altro: in Africa succede di tutto, e noi non sappiamo niente.


Questi bambini-schiavi vengono trasportati e venduti a migliaia ogni anno, e la prima volta che individuiamo una nave, saliamo a bordo appena ancorata e la visitiamo, è vuota: vuol dire che le associazioni criminali sono più forti degli Stati che le cercano, possono fare carico e scarico quando nessuno le vede, o il trasbordo in alto mare, da nave a nave. Questi non sono Stati dove la criminalità, la peggiore che esista, quella che fa commercio di esseri umani, è debole e braccata: sono Stati dove la criminalità è l'unica fetta sociale che ha mezzi e denaro, è in buoni rapporti con aziende e fattorie di più nazioni, vende con facilità la sua merce, e con facilità ancora maggiore la compra.



Questi bambini infatti sono venduti dai genitori per 14 dollari l'uno, la vendita dei figli come schiavi è l'unica salvezza intravista per i padri e per i figli. La schiavitù è una soluzione anche per gli schiavi. Essere venduti è meglio che restare in famiglia. Esattamente un secolo fa uno scrittore ambientò qui vicino, nel Congo, una storia che intitolò «Cuore di tenebra», che raccontava la dolce naturalezza, la divina spontaneità con cui un mercante europeo schiavizzava e uccideva gli indigeni, perché portassero avorio. Per un secolo abbiamo creduto che quello fosse il buco nero, da cui l'Africa non poteva che risalire, un metro alla volta. Dopo cento anni scopriamo che è sprofondata più giù: sotto il girone dei neri schiavizzati dai bianchi c'è un altro girone, dei neri schiavizzati dai neri, e i bambini dagli adulti.


Conoscemmo il «cuore delle tenebre» perché un europeo antieuropeo lo descrisse: ma lo descrisse per una reazione morale, umana, cristiana, non militare, non politica. Ora conosciamo il nuovo girone, dei bambini-schiavi, perché un ministro del Benin (una signora) lancia l'allarme: ma è un allarme sul fenomeno generale, gli schiavi-consenzienti, non su quella nave con quei 250 bambini.


La notizia su quella nave e su quei bambini era sbagliata. Ha fatto presa sul mondo perché le tv del mondo l'aspettavano, erano pronte a rilanciarla. Era una notizia coerente con l'idea mediatica che l'Europa ha dell'Africa. Per questa idea, l'Africa è un groviglio di tenebre dove, se punti un faro «europeo» o «americano» (un telegiornale), vedi tutto e lo risolvi. Se un ministro del Benin o del Togo o della Nigeria o del Camerun o del Gabon lancia un appello, la criminalità trema nei porti e sui mari. Questo credevamo. Ed era un'ingenuità che è bene si sia dissolta.

Quotidiano.net,  17 Aprile 2001

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