Graffiti

I giovani, Zaccheo e il nichilismo

Monsignor Caffarra, la sua critica al “nichilismo gaio e tragico” è stata a sua volta criticata. Che cosa intende con questa espressione?
Esprimere la preoccupazione sulle condizioni in cui versano molti giovani. E porre la questione di come rigenerare la loro soggettività umana e cristiana, attraverso l’uso corretto della ragione, il gusto forte della libertà, la capacità di istituire veri rapporti con altre persone. Purtroppo mi pare di individuare un segmento della modernità segnato dalla visione del mondo non realistica.

Ritiene che la Chiesa debba recuperare spazio nell’educazione dei giovani?
Esiste il rischio di ridurre l’educazione a una proposta moralistica.

Che cosa intende per moralismo?
Una proposta che non educa al senso ultimo della vita, il quale non coincide con il rispetto di una norma, ma con il restare affascinati da una realtà che si presenta come vera, bella, buona. Altrimenti Gesù Cristo diventa l’occasione per parlare d’altro, sia pure di cose degnissime: la pace, la solidarietà. Quando incontra Zaccheo, capo dei pubblicani cioè dei ladri, Gesù non fa una predica sull’onestà, gli dice: vengo a mangiare a casa tua. La conversione seguirà.
 

Graffiti: «I giovani, Zaccheo e il nichilismo», Mons. Carlo Caffarra intervistato da Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 2 giugno 2004