Giovanni Paolo II:

25 anni di pontificato

25 anni di Pontificato

Ha inciso sugli eventi e sui sentimenti di molti
 

 

di Camillo Ruini


Venticinque anni sono piccolissima cosa, nella misura cosmica del tempo e anche nel cammino del genere umano, ma sono uno spazio assai significativo nella vita di una persona. Quando poi, come nell'ultimo secolo, il passo della storia sembra essersi fatto più veloce, venticinque anni possono contenere cambiamenti di grandissima portata, nella geografia politica ed economica come anche nei modi di sentire e negli scenari culturali.

Da venticinque anni Giovanni Paolo II è alla guida della Chiesa non soltanto reggendo il timone ma anche stando in prima linea ed esponendosi in prima persona. Si direbbe che questo è il suo carattere, la sua natura, e che pertanto egli non può fare diversamente. Ma occorre aggiungere che questo è anzitutto il posto in cui lo colloca la sua passione per Gesù Cristo e per l'uomo.

In virtù di questa passione egli è riuscito a incidere in profondità sul corso degli eventi, sulle tendenze culturali e perfino sui sentimenti di molte persone. All'inizio del suo pontificato era talvolta ritenuto in ritardo sui tempi, confinato in una coraggiosa ma sterile difesa del passato. E invece un poco per volta, si è potuto constatare che questo Papa giocava d’anticipo  ed era capace di “fare storia”, di aprire le porte del futuro. Non mi riferisco soltanto all'anno 1989 ma, ad esempio, alla sfida del dialogo tra le religioni come via obbligata per costruire la pace, o anche - e soprattutto - all'altra sfida, solo apparentemente opposta che si gioca in primo luogo all’interno della Chiesa e che consiste nel ritenere che la fede cristiana sia, anche oggi, la più grande forza spirituale dell’umanità: anzi l’unica decisiva.

Stando in prima linea, Giovanni Paolo II ha portato con sé, in maniera via via più convinta, il grande e articolato corpo della Chiesa. E cosi ha incarnato in questo corpo grande e antico il messaggio rinnovatore del Concilio Vaticano II, muovendosi sempre nella duplice direzione di concentrarsi su Gesù Cristo e, su questa base, di aprirsi a un mondo che cambia in maniera accelerata.

C'è però un'altra dimensione di questi venticinque anni, della quale si parla meno. Essa non riguarda i grandi scenari della storia e della vita della Chiesa, ma tocca direttamente le persone. Si dice, giustamente, che la fede si trasmette anzitutto attraverso l'incontro e il contatto personale: vi sono però degli uomini e delle donne a cui Dio fa un dono speciale, quello di arrivare al cuore di molti, anche non personalmente conosciuti, e di aiutarli a trovare, o a riscoprire, la fede. Giovanni Paolo II è uno di tali uomini, a quel raggio larghissimo a cui è arrivato in questi venticinque anni, con i suoi viaggi e anche attraverso la televisione.

Sono tante, in concreto, le persone che mi hanno confidato di avere ricevuto molto, in questo senso, dalla testimonianza del Papa. A loro ha saputo dare voce un giornalista da poco scomparso, Domenico Del Rio, con queste parole: «Vorrei far sapere al papa che lo ringrazio... Da nessuno mi è venuto tanto aiuto come dalla sua fede. Questo aiuto l'avevo nel vederlo pregare, quando si mette in Dio, e si vede che questo "mettersi in Dio" lo salva da tutto. A "mettermi in ginocchio", l'ho imparato dal Papa».

Chiaramente, non si tratta soltanto della fede e della preghiera prese, per così dire, in se stesse. Si tratta anche di riprendere fiducia, di ritrovare il senso della vita. Conosco molte persone, da sempre credenti e abituate a pregare, che dalle parole e dall'esempio del Papa hanno imparato a fare della fede la vera forza della loro vita.

I romani, e un po' tutti gli italiani, che - in un modo o nell'altro - hanno più frequenti occasioni di contatto con Giovanni Paolo II, sono dunque, anche sotto questo aspetto assai intimo e personale, un poco dei privilegiati.
 

 

Giovanni Paolo II: «25 anni di Pontificato. Ha inciso sugli eventi e sui sentimenti di molti» di  Camillo Ruini, Avvenire, 16 ottobre 2003

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