Giovanni Paolo II:

25 anni di pontificato

GIOVANNI PAOLO II

Grazie, Santità!
  
 

 

Banská Bystrica, omelia di venerdì
12 settembre 2003

«Maria non solleva obiezioni sul futuro di Dio»
 

La Madonna insegna il cammino verso una libertà matura. La necessità di educarsi alla libertà nella commovente testimonianza di Giovanni Paolo II durante l’ultimo viaggio apostolico in Slovacchia

«Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38), dice Maria nel brano evangelico che abbiamo poc’anzi ascoltato. Ella si rivolge all’Angelo Gabriele, che le comunica la chiamata di Dio a diventare la madre del suo Figlio. L’incarnazione del Verbo costituisce il punto decisivo del “progetto” manifestato da Dio fin dall’inizio della storia umana, dopo il primo peccato. Egli vuole comunicare agli uomini la sua stessa vita, chiamandoli a diventare suoi figli. È una chiamata che attende la risposta di ciascuno. Dio non impone la salvezza; la propone come iniziativa d’amore, a cui occorre rispondere con una libera scelta, motivata anch’essa dall’amore.
Il dialogo tra l’Angelo e Maria, tra il cielo e la terra, è, in questo senso, paradigmatico: vogliamo trarne qualche indicazione per noi.
L’Angelo prospetta le attese di Dio per il futuro dell’umanità, Maria risponde portando responsabilmente l’attenzione sul suo presente: è fidanzata con Giuseppe, promessa a lui come sposa (cfr Lc 1,34). Maria non solleva obiezioni circa il futuro di Dio, ma chiede lumi circa il presente umano in cui è implicata. Alla richiesta Dio risponde entrando con Lei in dialogo. Egli gradisce di aver a che fare con persone responsabili e libere.
Qual è, in tutto questo, la lezione per noi? Maria ci insegna il cammino verso una libertà matura. Nel nostro tempo, non sono pochi i cristiani battezzati che ancora non hanno fatta propria, in maniera adulta e consapevole, la loro fede. Si dicono cristiani, ma non reagiscono con responsabilità piena alla grazia ricevuta; ancora non sanno che cosa vogliono e perché lo vogliono.
Ecco la lezione da raccogliere oggi: è urgente educarsi alla libertà. In particolare, è urgente che, nelle famiglie, i genitori educhino alla giusta libertà i propri figli, per prepararli a dare l’opportuna risposta alla chiamata di Dio. Le famiglie sono il vivaio in cui si formano le pianticelle delle nuove generazioni. Nelle famiglie si forgia il futuro della Nazione.
« Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Maria crede e per questo dice di sì. È una fede che diventa vita: diventa impegno verso Dio, che la colma di sé con la maternità divina, e impegno verso il prossimo, che attende il suo aiuto nella persona della cugina Elisabetta (cfr Lc 1,39-56). Maria si abbandona liberamente e consapevolmente all’iniziativa di Dio, che realizzerà in Lei le sue “meraviglie”: mirabilia Dei.
Di fronte all’atteggiamento della Vergine, ciascuno di noi è invitato a riflettere: su ciascuno Dio ha un progetto, a ciascuno Egli rivolge una sua “chiamata”. Ciò che conta è di saper riconoscere tale chiamata, saperla accogliere, saperle essere fedeli.
Cari Fratelli e Sorelle, facciamo spazio a Dio! Nella varietà e ricchezza delle diverse vocazioni, ognuno è chiamato, sull’esempio di Maria, ad accogliere Dio nella propria vita e a percorrere con Lui le strade del mondo, annunciando il suo Vangelo e testimoniando il suo amore.
Sia questo l’impegno che tutti insieme oggi prendiamo, deponendolo fiduciosi nella mani materne di Maria. La sua intercessione ci ottenga il dono di una fede forte, che renda limpido l’orizzonte dell’esistenza e trasparenti la mente, lo spirito e il cuore. Amen!

 

  

Da Giovanni Paolo II, "Dono e Mistero",
Libreria Editrice Vaticana

«L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria...»
L’evento più grande della storia



La venerazione alla Madre di Dio nella sua forma tradizionale mi viene dalla famiglia e dalla parrocchia di Wadowice. Ricordo, nella chiesa parrocchiale, una cappella laterale dedicata alla Madre del Perpetuo Soccorso, dove di mattina, prima dell’inizio delle lezioni, si recavano gli studenti del ginnasio. Anche a lezioni concluse, nelle ore pomeridiane, vi andavano molti studenti per pregare la Vergine. (…)

A Debniki, nel periodo in cui andava configurandosi la mia vocazione sacerdotale, anche grazie al menzionato influsso di Jan Tyranowski, il mio modo di comprendere il culto della Madre di Dio subì un certo cambiamento. Ero già convinto che Maria ci conduce a Cristo, ma in quel periodo cominciai a capire che anche Cristo ci conduce a sua Madre. Ci fu un momento in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo. Mi venne allora in aiuto il libro di san Luigi Maria Grignion de Montfort che porta il titolo di Trattato della vera devozione alla Santa Vergine. In esso trovai la risposta alle mie perplessità. Sì,
Maria ci avvicina a Cristo, ci conduce a Lui, a condizione che si viva il suo mistero in Cristo. (…)

Compresi allora perché la Chiesa reciti l’Angelus tre volte al giorno. Capii quanto cruciali siano le parole di questa preghiera: «L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo… Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola… E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi…». Parole davvero decisive! Esprimono il nucleo dell’evento più grande che abbia avuto luogo nella storia dell’umanità.
Ecco spiegata la provenienza del Totus Tuus. L’espressione deriva da san Luigi Maria Grignion de Montfort. È l’abbreviazione della forma più completa dell’affidamento alla Madre di Dio, che suona così:
Totus Tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor Tuum, Maria.

 

  

Intervista di Renato Farina a don Giussani
«I vol
ti segreti di Pietro»,
1988

Per la gloria di Cristo nella storia
 

Proponiamo alcuni stralci dall’intervista di Renato Farina a don Giussani «I volti segreti di Pietro», comparsa su Il Sabato, n. 32/33, 1988, e ripubblicata nel libro Un avvenimento di vita, cioè una storia (Edit, 1993, pp.78-79)


Don Giussani: Dio ha voluto - io credo - il sacrificio di quest’uomo [Giovanni Paolo I] (perché è stato un sacrificio reale! e sapremo forse soltanto alla fine del mondo fin dove è stato martirio); Dio ha voluto questo per preparare la Chiesa all’ingresso di Giovanni Paolo II. Un Papa straniero che è l’incarnazione di quello che gli ultimi dieci anni di Paolo VI hanno intuito ed espresso.

Renato Farina: Vale a dire, in estrema sintesi?
Don Giussani: La chiara certezza di quel che significa il contenuto del messaggio cristiano anche per la storia di questo mondo. La fede cioè nel Dio fatto uomo, con il conseguente entusiasmo per questo Uomo, in cui è possibile riporre tutta la speranza dei singoli uomini e del mondo intero.
Perciò la storia come il luogo in cui si gioca la gloria di Cristo, come formula suprema della storia medesima. E d’altra parte la presenza! La Chiesa come presenza nel mondo dovunque e comunque, e presenza come Chiesa: questo è lo strumento della gloria di Cristo nella storia.

Renato Farina: C’è un enigma che accompagna il Papa nei suoi viaggi nel mondo. Non riguarda tanto la sua persona, quanto coloro che si radunano intorno a lui. Le folle vengono e si vede che riconoscono Pietro, eppure molto facilmente questo tesoro si dissipa, è come se lo spostarsi delle moltitudini non facesse rinascere, se non in pochi, una storia cristiana. Come intendere questo?

Don Giussani: È come se la Provvidenza facesse vedere l’urgenza che anzitutto il clero e i fedeli stessi abbiano ad avere una coscienza più cristiana ed ecclesiale. Perché se ci fossero un clero e una realtà di cristiani che partecipasse alla visione, al sentimento e alla metodologia di Giovanni Paolo II, allora anche i suoi passaggi avrebbero una conseguenza molto più grande.
Ma poi è come per Gesù. L’apparizione del Papa, come fu per Gesù, fa sentire per un istante all’uomo dove sia la verità e la pace. Che questo diventi cammino della storia, è nelle mani del Padre.

 


Giovanni
Paolo II: «Testimonianze: GIOVANNI PAOLO II. Grazie, Santità!», 16 ottobre 2003

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