Felicità

Meeting di Rimini 2003

"C’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?".
Io: io lo voglio

 

 

di Giancarlo Cesana



Quando si pensa alla felicità, si pensa a quello che si desidera, alla realizzazione di quello che vogliamo. Quante volte però, accade altro! Quante volte facciamo a cazzotti con questo altro! E quante volte si vive la ribellione e si decide di sognare! Voler essere felice significa per me volerlo ora, con quello che ho, non vivere il tempo come un indefinito intervallo che separa da quello che mi aspetto. Anche se la vita è un’attesa del mio compimento, quello definitivo e totale, eppure, in questa mia vita ho bisogno di cominciare a goderne, e per questo non posso non cominciare a fare i conti con quello che ho, adesso. Fare i conti, guardare, accettare, amare, desiderare a partire da quello che ci è dato: è la vocazione. È la coscienza che quello che è accaduto alla mia vita sia per uno scopo, un compito di bene per sé e per gli altri. Tale coscienza non è un discorso solo a una condizione: che mi faccia provare a essere felice, adesso. Provare nel senso di provarci, e quindi sperimentare, godere di quanto si scopre come vero.


La vocazione - che è il vero tema di questo Meeting - è la condizione per essere felici, perché senza un compito e senza uno scopo, non è possibile costruire, o meglio: a che varrebbe darsi pena, impiegare delle energie, adoperarsi per? Si è felici nella misura in cui si è resi protagonisti insostituibili, “padroni” della realtà in cui si vive. E uno può dire di possedere qualcosa solo quando accetta e accoglie, contro la mentalità dominante che definisce l’accettazione come una passività, non come una mossa attiva di un uomo che stringe - ama, cerca di impreziosire - quello che ha ricevuto.


Sovviene allora un altro concetto: per accettare, occorre stupirsi e non essere istintivi. Riconoscere l’altro, riconoscere il Mistero non fatto da noi, implica un sacrificio di sé, dell’automatismo con cui siamo sempre tentati di prendere quello che ci circonda.


Il titolo di questo Meeting mi sembra proprio sintetizzare la sfida del cristianesimo: Dio si è fatto carne e abita in mezzo a noi. Cioè: può capitare l’impossibile, perché è già capitato. Si può allora desiderare l’impossibile, anche di essere felici nonostante i guai, nonostante la drammaticità della vita.
 

 

Meeting di Rimini 2003: «"C’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?". Io: io lo voglio», di Giancarlo Cesana, 1 giugno 2003

 

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