Comunismo

 

Andavamo all’ambasciata Urss
 

Dimenticare il comunismo o i falsi scoop passati dal Gru all’Espresso di Scalfari?
Le rivelazioni del colonnello Kolosov e l’autocensura dei media italiani
 

 

di Passa Claudia

Chi l’avrebbe mai detto. Nel pieno di un afoso pomeriggio di giugno è bastato un dispaccio di agenzia per svelare una duplice e inquietante verità. Mentre una matura pacificazione storica ha fatto sì che prima e seconda Repubblica trovassero in un obiettivo superiore le ragioni per mettere da parte l’ascia di guerra, per un’altra parte del nostro Paese (che ha mezzi e risorse tali da rendere la lotta impari) il muro di Berlino non sembra essere mai crollato. Accade così che Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, insieme al battagliero deputato di An Enzo Fragalà e al Presidente della Commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, prendono carta e penna e, ad una sola voce, traboccanti di palpabile indignazione, si rivolgono ai direttori delle testate giornalistiche italiane. E lo fanno senza mezzi termini. Per denunciare un «crimine contro la libertà di informazione e contro la verità storica», un «vero e proprio golpe del silenzio». E già, golpe. Perché la mobilitazione in forze trae spunto da un convegno organizzato lo scorso 11 giugno dai gruppi parlamentari di An per fare chiarezza senza pregiudizi sul presunto colpo di stato attribuito negli anni ‘60 al generale De Lorenzo, la cui divulgazione a mezzo stampa ha di fatto portato alla disarticolazione del nostro apparato di sicurezza. Il Piano Solo? «Una fregnaccia - taglia corto Cossiga, relatore del convegno -, non sarebbe servito neanche di fronte all’insurrezione di ragazzi della scuola media». «Un piano inconsistente», ribatte Andreotti, altro testimone eccellente e al di sopra di ogni sospetto. Quand’ecco che Fragalà tira fuori un documento inedito del servizio francese Sdece, risalente al ‘67, che a proposito dello smantellamento di «uno dei più perfetti servizi di informazione dell’Alleanza Atlantica», parla di un’operazione «molto dolorosa e dannosa, tanto per l’Italia e la Francia che per Nato». Fatto sta che nel ‘67 l’Espresso, Paese Sera e l’Astrolabio - un paio di settimane dopo che un giornale sovietico aveva già dato la notizia a firma di un colonnello del Kgb di cui parleremo più avanti - titolano a tutta pagina: «De Lorenzo preparava un golpe nel ‘64». Disinformazione? In caso affermativo, chi era l’abile regista? I relatori e gli esperti intervenuti al convegno non hanno dubbi: «Fu opera dei servizi segreti sovietici». A mettere il carico da 11 ci pensa Leonid Kolosov, colonnello del Kgb e per circa un ventennio vice capo della “Residentura” italiana del servizio sovietico. «Non fui io a consegnare il materiale a Scalfari (allora direttore dell’Espresso) e Jannuzzi (autore dell’articolo), semmai i documenti furono divulgati dal Gru, il servizio segreto militare sovietico». E lui, Kolosov, cosa ne sa? Semplice, perché secondo il racconto reso poi dall’ex 007 - in Italia all’epoca nelle vesti ufficiali di corrispondente dell’Itzvestija - i due giornalisti «vennero da me per avere conferma della notizia, dicendo di averla ricevuta dall’addetto militare dell’ambasciata sovietica. Uno del Gru, tanto per capirci? «Sì, lui era del Gru». Per i giornali italiani, però, non è una notizia. Nonostante fossero presenti inviati di tutte le maggiori testate, nonostante 14 lanci di agenzia, salvo pochissime eccezioni, sul convegno cala il silenzio. Così assordante da suscitare la furiosa reazione dei quattro protagonisti, che sparano a palle incatenate un attacco destinato a lasciare il segno. Kolosov, dal canto suo, ha affidato ad un libro i suoi ricordi. Secondo i programmi, in autunno lo scritto dovrebbe arrivare nelle librerie italiane. A meno che il «golpe del silenzio della redazione unica» non riesca a bloccare le rotative delle case editrici
 

 

Comunismo: «Andavamo all’ambasciata Urss », di Passa Claudia, Tempi, Numero: 25 - 19 Giugno 2003

 

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