I predicatori d'odio non hanno alibi

di Magdi Allam

Non solo comprendo ma condivido la denuncia del Papa nei confronti dell'Occidente che disprezza Dio e dileggia il sacro. Tuttavia mi preoccupa che essa non solo coincida con l'accusa dei predicatori d'odio islamici, ma rischia di essere strumentalizzata per legittimare i loro crimini. Proprio in concomitanza con la ricorrenza dell'11 settembre, l'apoteosi della loro «guerra santa» volta ad annientare l'insieme dell'Occidente. È del tutto ovvio che il messaggio di Benedetto XVI è assolutamente costruttivo. In linea con l'appello lanciato da Giovanni Paolo II quando, all'indomani del crollo del Muro di Berlino nel 1989, prendendo atto del dilagare della cultura laicista, consumistica e relativistica, affermò la necessità di «ricristianizzare» l'Occidente. Offrendo cioè il recupero della fede cristiana come soluzione alla profonda crisi di valori e di identità collettiva di un Occidente che era riuscito a sconfiggere il comunismo ma che si scopriva fragile dentro, senza solide radici etiche e ideali condivisi. È pertanto ineccepibile la fotografia fatta dal Papa della realtà interiore dell'Occidente, lungamente e approfonditamente analizzata sul piano storico, filosofico e teologico quando era ancora il cardinale Ratzinger. Ma nel nostro mondo la realtà oggettiva, al pari dei valori assoluti, si collocano sempre in un contesto storico contingente permeato dalla soggettività umana e dagli interessi relativi. Ebbene è proprio la contestualizzazione della denuncia del Papa che ne evidenzia la problematicità.

Tanto è vero che, anche se nel discorso pronunciato a Monaco non vi è alcuna esplicita menzione dell'islam, quel riferimento è apparso evidente a tutti laddove il Papa ha detto: «La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà». Con un'allusione altrettanto chiara alla vicenda delle vignette su Maometto, pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten il 30 settembre 2005, che fece esplodere una violenta crisi internazionale, con decine di morti e la distruzione di chiese, moschee e sedi diplomatiche. Ebbene proprio quella vicenda mise in luce il ruolo subdolo e malefico dei predicatori d'odio islamici che, approfittando e strumentalizzando la debolezza e la divisione dell'Occidente, aizzarono le masse alla violenza contro i «nemici dell'islam», intesi come gli occidentali criminalizzati in modo indiscriminato e generalizzato. A cominciare da Youssef Qaradawi, il leader spirituale dei Fratelli Musulmani in Europa, che nel sermone pronunciato nella moschea centrale di Doha il 3 febbraio 2006, disse: «Questi danesi e i loro simili non sono né cristiani, né Gente del Libro.

La gran parte di loro è senza Dio. La loro religione è rincorrere i piaceri sensuali e fare una vita peccaminosa, a partire dal vizio dell'omosessualità». Ebbene è questo sconcertante parallelismo tra la condanna dell'Occidente da parte del Papa e degli estremisti islamici che mi preoccupa come musulmano laico e liberale, impegnato nella promozione del valore della sacralità della vita e della libertà della persona. A maggior ragione mi inquieta il fatto che i predicatori d'odio islamici possano individuare nella condanna del Papa una qualsivoglia giustificazione alla loro strategia della violenza, che colpisce indiscriminatamente tutti e di cui gli stessi musulmani sono le principali vittime. Mentre il Papa, giustamente, è intento a recuperare nell'ovile del cristianesimo le proprie «pecorelle smarrite», nel rispetto della libertà di coscienza dei singoli, gli estremisti islamici, che hanno già istituito delle solide roccaforti in Occidente, mirano a sottomettere al loro arbitrio tutti noi, cristiani, musulmani, ebrei o di altra fede e ideologia, volenti o nolenti. Questo è l'insegnamento principale che dovremmo tener presente oggi, nel quinto anniversario dell'11 settembre.

 

Islam: «I predicatori d'odio non hanno alibi»,  di  Magdi Allam, Corriere della Sera,  11 Settembre 2006
 
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