Genetica: Staminali

Dove comincia la vita umana


«…La diagnosi prenatale e lo screening genetico; la fecondazione artificiale e la manipolazione diretta sul DNA dei gameti umani. Questi ultimi interventi suscitano la naturale empatia nei confronti dei soggetti coinvolti, al punto da renderne imbarazzante il rifiuto, anche se fosse motivato dai valori umanitari ed individualisti a cui si riferiscono gli stessi che li vogliono realizzare. In altre parole, come si fa a rinunciare a un uomo “migliore”, anche se per averlo dobbiamo violare la sua autonomia?» 

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Michele Aramini, La Repubblica, 02.03.2007
 

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Genetica:   «Dove comincia la vita umana», Michele Aramini, La Repubblica, 02.03.2007. «…La diagnosi prenatale e lo screening genetico; la fecondazione artificiale e la manipolazione diretta sul DNA dei gameti umani. Questi ultimi interventi suscitano la naturale empatia nei confronti dei soggetti coinvolti, al punto da renderne imbarazzante il rifiuto, anche se fosse motivato dai valori umanitari ed individualisti a cui si riferiscono gli stessi che li vogliono realizzare. In altre parole, come si fa a rinunciare a un uomo “migliore”, anche se per averlo dobbiamo violare la sua autonomia?»


 
Rassegnina   La dittatura della perfezione
 
  • «Sul commercio di embrioni umani in un clima di sostanziale resa», C. Cardia, Avvenire, 28.02.2007
    «Un clima di assuefazione, e di sostanziale resa ai nuovi poteri, si va estendendo attorno ai temi della genetica, con il superamento di confini soltanto ieri impensabili. Dalla Gran Bretagna giunge notizia che la possibilità di alienare ovuli dietro contropartita in denaro è vicina a realizzarsi. E giunge notizia di un disegno di legge che autorizzerebbe la manipolazione genetica degli embrioni umani, per il momento a fini di sperimentazione, più avanti a scopi riproduttivi […]. La manipolazione degli embrioni, pur formalmente inibita dalla normativa europea, sarà applicata prima per qualche lieve ritocco, il colore dei capelli o degli occhi di cui parla la letteratura specializzata. Poi, come già annunciato dalla stampa, per avere un figlio sempre più sano, forte, intelligente. Con un senso di superiorità verso gli altri, verso coloro che sono soltanto esseri normali, con le loro debolezze e i loro limiti. Chi non è neanche normale verrà emarginato e rifiutato […]. Nel frattempo, la coscienza si assopisce, si stemperano i valori che la ispirano e la arricchiscono, si accetta tutto ciò che la tecnica realizza giorno dopo giorno, si perde il senso di sé e della preziosità della vita».
     
  •  «Dove comincia la vita umana», Michele Aramini, La Repubblica, 02.03.2007
    «…La diagnosi prenatale e lo screening genetico; la fecondazione artificiale e la manipolazione diretta sul DNA dei gameti umani. Questi ultimi interventi suscitano la naturale empatia nei confronti dei soggetti coinvolti, al punto da renderne imbarazzante il rifiuto, anche se fosse motivato dai valori umanitari ed individualisti a cui si riferiscono gli stessi che li vogliono realizzare. In altre parole, come si fa a rinunciare a un uomo “migliore”, anche se per averlo dobbiamo violare la sua autonomia?»
     
  • «Otto studenti spalancano la porta dell’accademia», Francesco Ognibene, Avvenire, 01.03.2007
    «C’è ancora traccia di fame vera di conoscenza tra gli studenti degli atenei italiani: […] lo possiamo chiamare interesse per la realtà “così com’è”, guardata negli occhi […]. A osare tanto sono stati otto studenti di tre facoltà scientifiche di Milano (farmacia, medicina e matematica) che qualche giorno fa, uscendo storditi da un convegno scientifico del loro ateneo sulle cellule embrionali non hanno messo la museruola alle obiezioni su quel che avevano appena sentito. E si sono decisi a scrivere una lettera aperta a Elena Cattaneo, la docente protagonista dell’iniziativa accademica […]. “Il potere e la potenzialità della scienza-hanno scritto- ci appaiono oggi come grandissime evidenze. Ma dentro questa grande avventura di conoscenza, siamo proprio sicuri che il fine giustifichi i mezzi?”. E più avanti: “ E’ possibile fare ricerca senza porsi la domanda principale: che cosa ho di fronte? Che cosa è l’embrione? E’ vita umana?”[…]. La destinataria delle domande non ha gradito: e anziché rispondere a chi, disarmato di ogni titolo e potere, le diceva semplicemente “ vogliamo essere uomini che non rinunciano a scegliere, usando fino in fondo la propria capacità di giudizio” […], ha dichiarato con tono liquidatorio che “lo scritto degli studenti è così sommario, inaccurato e veicolato con metodi così impropri che non necessita commenti”».

 

Commento:

 

Ci preoccupa molto la proposta relativa al disegno di legge che verrà presentato entro marzo dal governo inglese sulla manipolazione del DNA umano, che ha come scopo il perfezionamento dei figli concepiti. Questa legge alimenterà l’idea che la vita, perché sia degna di essere vissuta, deve diventare fisiologicamente perfetta e rispondere agli standard dettati dalla mentalità dominante.

Ma se usiamo la nostra ragione, se guardiamo cioè alla nostra esperienza, è evidente la menzogna nascosta nel progetto scientista: la nostra vita, infatti, ha un valore infinito, che supera tutti i limiti o i difetti, con cui pure dobbiamo fare i conti. C’è in noi, fin dal concepimento, qualcosa di incommensurabile, che non può essere ridotto ai muscoli o al cervello. E lo affermiamo, anche inconsciamente, ogni mattina alzandoci, quando, al di là di ogni nostra imperfezione, ci scopriamo desiderosi di felicità. Dimenticandoci di questo, senza accorgercene, non siamo più in grado di giudicare e diventiamo schiavi di un potere che oggi si adopera a sfondare ogni barriera, abituandoci a pensare che non ci sia niente di intoccabile, per imporci domani le sue scelte. È già accaduto.

Due settimane fa il Tribunale di Torino (vedi articolo Parte 1 e Parte 2) ha costretto una tredicenne, ora in crisi, ad abortire contro la sua volontà. Se smettiamo di giudicare a partire da noi stessi, il potere avrà vinto definitivamente. Perciò, ci uniamo all’appello dei nostri “colleghi” dell’Università degli Studi di Milano, che, pur rischiando di essere zittiti, non hanno rinunciato ad esercitare la loro capacità critica.

 

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