Eutanasia:

 

In margine all'intervista all’olandese dottor Verhagen, che lavora nell’unico posto al mondo dove si possono ‘uccidere’ i bambini malati

Avete mai visto un bambino con spina bifida?. Io sì. E’ mio figlio, ed è bellissimo, vivace e intelligente

 

 
Antonio Socci,


Non conosco Luigi Vittorio Berliri. E’ consigliere comunale a Roma, della Margherita. Dovremmo seriamente riflettere sulla sua bellissima testimonianza. Soprattutto dovrebbero rifletterci quelli di Repubblica e i radicali. L’antefatto è l’intervista del quotidiano di Ezio Mauro all’olandese dottor Verhagen, che lavora nell’ “unico posto al mondo dove si possono ‘uccidere’ i bambini malati”. Quel dottore a un certo punto dichiarava: “ha mai visto un bambino con la spina bifida? Ecco, questo è uno dei quattro bambini che quest’anno abbiamo ‘ucciso’ ”.
 

L’intervista è stata lanciata in prima pagina il 2 settembre. Il signor Berliri giovedì legge quelle parole ed è preso da “rabbia e sgomento”. Rilegge quella domanda: “avete mai visto un bambino con spina bifida?”. Lui risponde di getto: “io sì. E’ mio figlio, ed è bellissimo, vivace e intelligente. Ha due occhi neri neri. Dorme tenerissimo con la sua schiena appoggiata alla mia. E’ un bimbo come tutti gli altri, va a scuola, ha degli amici che lo cercano per giocare”.

Scrive queste cose a Repubblica che il 5 settembre finalmente le mette in pagina, ma non in prima come le parole del “dottor Dolcemorte”: le nasconde a pagina 20. Un trafiletto laterale. Eppure quello che scrive Berliri, guardando suo figlio dormire accanto a lui, sereno e felice, è struggente, un meraviglioso grido di speranza e ci costringe a una drammatica scelta di campo: “Quel medico pensa che bambini così non meritino di vivere. Io” scrive Berliri “penso il contrario. Lo penso perché è mio figlio. E quando lo incontrammo per la prima volta in quella stanza di ospedale dove da troppi mesi aspettava una mamma e un papà adottivi, le gambe ingessate e gli occhioni neri che mi scrutavano dritti e silenziosi, non ho pensato di cercare un medico che gli desse la dolce morte. Ho pensato solo che da quel giorno sarebbe diventato mio figlio. E il medico che abbiamo incontrato, i tanti medici, gli hanno regalato la dolce vita… Ora è felice come sua sorella che di handicap non ne ha. Quando avrà l’età per farlo scriverà lui stesso cosa ne pensa e vi dirà se avrebbe preferito nascere in Olanda”. Questa splendida lettera si conclude con parole drammatiche: “mi spaventa l’eutanasia, l’aborto terapeutico, l’eugenetica. A chi fanno paura i diversi?”.

Domenica scorsa Marco Pannella da Radio Radicale domenica ha tuonato contro di me e contro Giuliano Ferrara rei di aver detto che – all’islamismo terrorista che massacra i bambini a Beslan – si può opporre solo un Occidente per cui la vita umana è sempre sacra e inviolabile e non – per fare l’esempio del giorno - la “civiltà” dell’Olanda dove “l’eutanasia sui bambini è legale già da nove mesi”. Non l’Occidente che non ama la vita.

Dire questo è clericalismo? Ma Ferrara è un laico. Secondo i radicali sarebbe in corso uno scontro fra Chiesa Cattolica (che vorrebbe imporre per legge i suoi insegnamenti morali) e laici che vorrebbero libertà. Ma a stare ai fatti si scopre che è vero il contrario. Lo dimostra la legge sulla fecondazione assistita. E’ una laica regolamentazione, una soluzione di buon senso ben lontana dalla morale cattolica, per la quale anzi è da condannare. Eppure ad attaccarla per cancellarla non è la Chiesa – la quale ben comprende che le leggi devono essere un compromesso – ma un fronte ideologico che unisce radicali e comunisti i quali vogliono imporre una loro ideologia che non tiene conto dei diritti delle creature concepite.

Il confronto dunque non è fra Chiesa e laici, ma fra un’ideologia vecchia, secondo cui è lo Stato che decide sul diritto alla vita, e la cultura liberale, kantiana e giudaico-cristiana che ritiene sempre inviolabile la vita umana. Dispiace per i radicali che in altri casi si sono nobilmente schierati dalla parte della persona umana, specie quando non ha voce. Ci riflettano.

Un episodio di questi giorni è emblematico: il caso del bambino talassemico guarito. La vera notizia (meravigliosa) è che per curare queste malattie non è affatto necessario usare embrioni umani perché già oggi sono disponibili con efficacia le cellule staminali degli adulti. Notizia che smonta la chiassosa campagna propagandistica dei referendum.

Ma tale notizia è stata spazzata via perché il Corriere della sera – subito seguito a ruota da radicali e Sinistre varie – ha montato un caso sul fatto che a donare quelle cellule sono stati due fratellini del bambino, i quali – dopo il concepimento - sono stati “selezionati” in Turchia per avere la certezza che fossero sani. E che tale “selezione” non è permessa dalla legge italiana.

Ma questo non c’entra nulla. E non lo dico io, ma l’autorità scientifica (laica). Infatti è quanto si legge nel comunicato del Policlinico di Pavia: “la modalità di procreazione (selezione degli embrioni prima dell’impianto) non ha avuto alcuna influenza sul risultato clinico. L’importanza del successo risiede nella dimostrazione che è possibile amplificare in vitro le cellule staminali adulte del cordone ombelicale”.

Siccome questo risultato scientifico creava enorme imbarazzo ai sostenitori del referendum, allora si è preferito montare un caso su altro per poter attaccare comunque Sirchia e la legge. Poi parliamo pure della “selezione” degli embrioni. Ebbene, ci rendiamo conto di cosa significa? Anche in questo caso torna sempre la solita domanda: cosa è un embrione? E’ una persona umana? E se è una persona umana, si può disporre della sua vita a piacimento? Qua non ci si divide fra laici e cattolici: il guru del pensiero laico italiano, Norberto Bobbio, già al tempo del referendum, si schierò per il diritto alla vita di chi è già un essere umano. E lo dice anche la scienza.

Il mese scorso, quando dall’Inghilterra arrivò la notizia del via libera alla clonazione di embrioni per scopi terapeutici, L’Espresso intervista uno dei massimi esperti, il professor Angelo Vescovi, uno scienziato che si definisce “illuminista e del tutto agnostico”, il quale commenta così la notizia: “Clonare esseri umani per poi distruggerli è un delirio”. L’intervistatore ribatte: “un embrione di sette giorni è un essere umano?”. Risposta: “per la biologia, sì. La vita nasce all’atto della formazione dello zigote, ovvero con la fecondazione. Da quel momento in poi c’è un essere umano”.

Il professore poi definisce “una sciocchezza” l’argomento per cui l’embrione (e solo lui) “curerà malattie terribili” e critica chi pretende di “spacciare questa roba per la massima espressione della scienza e della tecnologia. No, è proprio la ragione che con questa storia è stata sconfitta”.

Ecco perché attacca i “pasdaran” dell’“ideologia della laicità a tutti i costi”. Perché si insiste con gli esperimenti sugli embrioni se – come insegna il caso di Pavia – sono già oggi disponibili altre vie più efficaci per ottenere cellule staminali? Risposta di Vescovi: “Perché c’è una presa di posizione ideologica che non ha niente a che fare con la scienza… e poi ci sono interessi economici mostruosi. Ci sono di mezzo i brevetti” (cosa questa che non riguarda l’Italia e i dibattenti italiani, ma l’estero).

Sarebbe interessante discuterne civilmente. Al di là del partito preso. Ma anche l’intervento di Vescovi, come la lettera di Berliri, è caduto nel silenzio.
 

 

Eutanasia: «In margine all'intervista all’olandese dottor Verhagen, che lavora nell’ unico posto al mondo dove si possono ‘uccidere’ i bambini malati. Avete mai visto un bambino con spina bifida?. Io sì. E’ mio figlio, ed è bellissimo, vivace e intelligente»,  Antonio Socci, Il Giornale, 9.9.2004

 

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