Galatro:
le Terme "S Elia"

Galatro / Chiesta da sei professionisti del centro culturale

Revoca della delibera di gestione delle terme


GALATRO – La gestione delle Terme torna prepotentemente all'attenzione dei galatresi perché i sei professionisti che da qualche tempo, come soci del locale «Centro Socio Culturale», hanno preso a cuore le future sorti della struttura a cui è legato il futuro sviluppo del paese, fanno nuovamente sentire la loro voce. 

Questa volta lo fanno in maniera determinata, per sottoporre all'opinione pubblica alcuni inquietanti interrogativi e per stimolare la riflessione su alcuni aspetti della «concessione». Non solo per disapprovare quanto è stato fatto, ma soprattutto per sottolineare alcuni aspetti che, quanto meno, lasciano perplessi.

Intanto, con una lettera «aperta» fatta pervenire al sindaco e ai consiglieri (e inoltrata per conoscenza al presidente della giunta regionale, all'ufficio legale della Regione e ai ministri competenti) chiedono la revoca dell'atto deliberativo col quale, poco più di una settimana addietro, l'amministrazione comunale ha deciso di affidare ai privati la gestione della struttura termale. Lo stesso, infatti, è ritenuto «illegittimo e illegale» anche perché con deliberazione del 24-2-82 il Consiglio comunale si era impegnato alla gestione e manutenzione delle terme «per assolvere all'obbligo posto dall'Ente concessionario, la Casmez su delibera del Cipe. Infatti – si legge nel documento – il progetto speciale 33 si proponeva di avviare lo sviluppo delle aree interne, allo scopo di creare un'imprenditoria locale, utilizzando la forza lavoro del luogo.

Se l'attuale amministrazione comunale, per mancanza di capacità o altro, non è in grado di dare inizio alla gestione del nuovo complesso termale, si dimetta e lasci scorrere le acque del fiume». «Questa non è politica di parte – precisano gli autori della lettera – ma l'impegno a che Galatro non perda l'unica possibilità di sviluppo». 

I sei professionisti, inoltre (prof. Bruno Marazzita, ex sindaco, prof. Claudio Ferrari, prof. Carmelo Raschellà, prof. Rocco Di Matteo, ing. Nicola Sollazzo e il dott. Mario Lucia) dopo aver ricordato che delle osservazioni fatte seguire alla prima stesura del «disciplinare di gara» circa l'inadeguato canone annuo per terme, albergo e ristoranti, l'amministrazione non ha tenuto alcun conto, ricordano che «unica novità venuta fuori come un fungo, è la proposta del consigliere Agostino che, senza una base di calcolo, propone il limite minimo del 5% nella percentuale di offerta al Comune, riferita però al solo fatturato delle prestazioni convenzionate, a pagamento, relative a tutte le cure e servizi che verranno erogati nello stabilimento termale».

Tutto ciò ai sei professionisti locali è quanto mai chiaro. Essi scrivono, infatti, che «si ha l'impressione di assistere al gioco delle tre carte che il furfantello del mercato mette in atto per turlupinare i gonzi. Solo che la posta in gioco è più alta: Galatro e i galatresi. Per maggiore chiarezza, l'albergo e i ristoranti possono anche fruttare».

Tutto ciò – fanno rilevare i sei cittadini galatresi – nonostante l'assessore alle Terme nel suo intervento abbia parlato di un «5% sugli utili derivanti dalla gestione complessiva». Quindi anche di quella dell'albergo e dei ristoranti. 

Gli stessi sottolineano come «l'intervento del sindaco si riassume nella preoccupazione di essere attento con una parte della minoranza che dopo la prima seduta ha operato una totale conversione, passando dalla critica spietata all'approvazione, assicurando il consigliere Simari... che anche la minoranza sarà coinvolta nella formazione della commissione che dovrà valutare le offerte». 

Vieni poi avanzato il sospetto sul perché l'amministrazione dia massima libertà all'eventuale gestore privato «di apportare modifiche, fare ristrutturazioni all'interno del fabbricato senza che sia stata, a tutt'oggi, provata la capacità funzionale della struttura: c'è da pensare che ci sia stato qualcuno, forse interessato, a chiederlo.

Inoltre, la possibilità di costruire nell'area di pertinenza della zona di ricerca, e anche fuori da essa con una minuziosa serie di precisazioni, desta brutti sospetti, trattandosi di un bando di affidamento per la sola gestione di un complesso termale già costruito». 

Tutto ciò – secondo i sei soci del Centro Sociale Culturale – potrebbe nascondere «l'affannosa preoccupazione di cedere a buon mercato non solo il già costruito complesso termale ma, addirittura, di assicurare il concessionario che su tutti i possibili sviluppi, presenti e futuri, non potrà mai essere disturbato».

Umberto Di Stilo
Gazzetta del Sud, 21.05.1999

 

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