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Ci hanno rubato anche il candore di un neonato

 

Una posizione, dura e netta, del Presidente del Movimento Bambino

 Maria Rita Parsi

 

Comprendo lo stupore e, perfino, la rabbia del direttore della «Gazzetta dello Sport». Si è visto infatti redarguito e perfino denunciato da don Fortunato Di Noto, di Telefono Arcobaleno, per aver usato, nel pubblicizzare il Giro d'Italia, l'immagine ingenua e commovente di un bambino nudo.


Sento già le frasi che verranno pronunciate contro simili prese di posizione. Ad esempio: «Siamo arrivati a censurare perfino la purezza di un bambino nudo!» e, ancora: «Sembra di essere tornati ai tempi della regina Vittoria quando, per non favorire i cattivi pensieri degli adulti, si ricoprivano di stoffa anche le rotondità delle gambe dei tavolini!». E, infine: «Ci stanno costringendo a mettere le mutande agli angeli!».


Mi dispiace, pertanto, di dover prendere, anche personalmente, una posizione, dura e netta, in qualità di Presidente del Movimento Bambino, a favore di quel che può sembrare un modo «bacchettone», «sessuofobico», «allarmista», di difendere i bambini. Si tratta, invece, di una protesta e di una denuncia tesa a sottolineare il valore della Cultura dell'Infanzia, in nome della quale il corpo nudo di un bambino non può e non deve essere «merce» pubblicitaria e, o, ad uso «indiretto» dei pedofili, dei loro siti, dei loro adepti. Vero è che, nei tempi passati, fotografavano, regolarmente e ritualmente, i bambini nudi e che queste foto circolavano un po' ovunque, per la gioia di parenti ed amici quale imperituro ricordo della bellezza, della fragranza, dell'innocenza dell'infanzia.


Né umanità né etica. Ma oggi, sappiamo che non è così! Che, anzi, non è mai stato così! Che i bambini, da millenni, sono oggetto sia di ottime cure sia di reiterate violenze. E che queste sono grandi quanto le cure! E che oggi esistono persone che fanno vergognoso commercio di certe immagini infantili; che considerano ancora i bambini gli «innocenti da violare»: per gioco, per «iniziarli» al sesso, per sfruttarli, per abusare di loro nei modi più turpi e letali. Senza rispettare alcuna legge, né umana né etica. Basta pensare al turismo sessuale e alle centinaia di migliaia di siti pedofili esistenti. E «seppure l'innocenza è negli occhi di chi guarda», è proprio chi «guarda», nel senso di chi si prende cura dei bambini e della loro crescita, fisica e psichica, a doversi assumere la responsabilità di dire: «No!». Per ricordare che il male superficiale è superficiale (a volte quasi un fast-food dove tutto si consuma in breve; a volte, invadente, rapido, catturante, come un «clic»!). Il bene, invece, è profondo.

Quotidiano.net, 29.05.2001

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