P
E
D
O
F
I
L
I
A

 

Ma  i farmaci non servono

 

Sergio Moravia


Adolescenti che violentano bambini e poi li buttano sotto il treno. Genitori che «quelle cose» le fanno anche coi figli. Adulti che organizzano giganteschi business sessuopatologici. Cosa può fare la cultura dinanzi a questa tragedia? Non, certo, risolverla. Solo, forse, interpretarla correttamente: denunciando equivoci, errori, farneticazioni. Tanto più gravi quando ne sono responsabili scienziati-politici di gran fama (ogni riferimento a Veronesi, il teorico dell'intervento farmacologico sulla pedofilia è assolutamente intenzionale).

Allora, molto schematicamente:
1. E' vero che pedofilia e prostituzione minorile «sono sempre esistite» (tesi rassicuratoria). Ma è altrettanto vero che oggi sono in impressionante aumento, soprattutto sotto il profilo delle implicazioni e degli esiti criminosi. E allora bisogna chiedersi perché.


2. Salvo che in ben determinati casi, la pedofilia non è primariamente una malattia nel senso standard della parola. Chi parla di curarla-guarirla con medicine è un ignorante.


3. E' vero che la prescrizione di certi psicofarmaci «in dosi massicce» (sic) e la cosiddetta «castrazione chimica» potrebbero eliminare le pulsioni pedofile. Ma le eliminerebbero non nella loro specificità bensì nel quadro di una graduale distruzione dell'apparato istintuale-libidico. Ne verrebbe fuori un soggetto depauperato, devitalizzato, a rischio di gravissime i crisi della personalità, tanto più gravi quanto, ad oggi, poco note.


4. «Ma allora, non c'è niente da fare coi pedofili e con gli abusi sessuali minorili?». Mai detto questo. Si possono fare almeno due cose: (a) il «Pronto Intervento Personalizzato»; (b) il «Sistema di Tutela Psico-Sociale».

(a)  il «Pronto Intervento Personalizzato»
richiede l'individuazione di soggetti in qualche modo a rischio. Essi vanno sottoposti a stages psicoterapeutici, eventualmente accompagnati da supporti psicofarmacologici. Il presupposto teorico è che assai spesso tendenze pedofile e tendenziali abusi rinviano a violenze subìte in passato e non elaborate dal soggetto. La psicoterapia si propone di portare a coscienza e ad elaborazione queste vicende. I risultati positivi sono più frequenti di quanto si creda.
(b)   il «Sistema di Tutela Psico-Sociale»
si riferisce invece a una vigilanza programmata entro le istituzioni, dalla Famiglia alla Scuola (e magari alle discoteche e alle sale-giochi, alle piazze e ai giardini pubblici). Qui il presupposto teorico è quello per me fondamentale: le tendenze pedofile e sessuopatologiche hanno una matrice essenzialmente (anche se non esclusivamente) socio-culturale.
La prima prova è costituita dallo stesso abnorme sviluppo - oggi, non ieri - dei modelli comportamentali che ci fanno orrore. Ciò che è cambiato nel nostro mondo non è una certa organizzazione istintuale o psicofisica: è un certo modus vivendi. Smettiamola di dar la colpa alla Natura o alla Malattia: è solo una maniera di salvare noi stessi. La colpa è della Società.



Chiarirò questo punto ricostruendo la vita di un soggetto a rischio. E' nato da una coppia impegnata a far soldi (per bisogno o meno). Carezze e baci - quelli dei film rosa - zero. Una sera, invece, un genitore gli ha dato altri baci e carezze. Li aveva già visti in tv, ma in situazioni ben diverse. Gli parve perciò strano e terribile riceverne da un padre. Per questo non ne parlò con nessuno. Poi scoprì la Strada, il Branco. Quando il Capo mostrò, attraverso uno stupro, in che consiste la vera forza, capì. Credette anzi di potersi vendicare della violenza del padre - o di poterlo uguagliare - ripetendo su un bambino il gesto del Capo.


Un giorno, uno Sconosciuto gli offrì del denaro per fare le stesse cose. Crebbe. Avrebbe voluto porre qualche domanda ma nessuno lo ascoltava. Un giorno volle provare altre esperienze. Le sue proposte non piacquero al bambino di turno. Stupore ed eccitazione si mescolarono allora nei suoi sensi. Perse la testa. L'altro, la vita.

Quotidiano.net, 29.05.2001

Click qui per tornare indietro