Pace:

Ciò che rende morale anche l’andare in guerra è il servire Chi la pace la può dare realmente.

Noi e l’America
(pur non essendo d’accordo con la guerra dell’America)


Vedi Rassegnina Commento
 

 
Deliberazione della Camera dei Rappresentati degli Stati Uniti, 27 mar.

«Visto che gli Stati Uniti sono attualmente impegnati in una guerra contro il terrorismo in risposta agli attacchi dell’11 sett. 2001…; visto che il 1 giugno 1774 la Camera dei Comuni della Virginia indisse un giorno di digiuno e di preghiera in solidarietà con il popolo di Boston sotto assedio; visto che il 16 marzo 1776…; visto che il 28 giugno 1787…; visto che il 30 marzo 1863 …; visto che tutte le diverse fedi del popolo degli Stati Uniti hanno riconosciuto nelle nostre tradizioni religiose il bisogno di digiuno e di umile supplica alla provvidenza…, (il che) ha profonde radici nei convincimenti essenziali della Nazione, come mezzo di produrre unità e solidarietà fra tutti i diversi popoli della Nazione, così come di ottenere da Dio durevole grazia e benevolenza; visto che attraverso la preghiera, il digiuno e la meditazione noi possiamo meglio riconoscere le nostre colpe e mancanze e sottoporle alla saggezza e all’amore di Dio, così da ricevere guida e forza nelle azioni e decisioni quotidiane che dobbiamo prendere; e visto che persistono pericoli e minacce alla nostra Nazione in questi tempi, è opportuno che il popolo degli Stati Uniti, i suoi capi come i cittadini, cerchino guida, forza e discernimento attraverso la preghiera e il digiuno: in virtù di tutto ciò si è approvato che è volontà della Camera dei Rappresentanti che il Presidente emetta un provvedimento che:

1) stabilisca un giorno di penitenza, preghiera e digiuno per tutto il popolo degli Stati Uniti.

2) Esorti il popolo degli Stati Uniti a:

a- osservare un giorno di preghiera e digiuno;

b- a chiedere a Dio luce per ottenere una maggior comprensione dei nostri errori per capire come possiamo meglio agire nelle nostre attività quotidiane;

c- a trovare soluzioni nell’affronto delle sfide che impegnano la Nazione».

(www.house.gov)
 
 

Pace: «Noi e l’America (pur non essendo d’accordo con la guerra dell’America)», 02.04.03


 
Rassegnina    Atipica
 

 

Commento:

 

Commento - Cattolica, Milano

21 marzo 2003: in Iraq scoppia la guerra, in Italia “scoppia la pace”. Nelle scuole hanno scioperato studenti e professori; gli operai sono scesi in piazza; i mezzi di trasposto si sono fermati; all’Università Statale di Milano gli studenti del collettivo Pantera hanno dato un ultimatum al rettore, intimandogli di esporre le bandiere della pace nell’ateneo e di concedere l’aula magna per un’assemblea. Tutto questo si iscrive in un clima di tensione generalizzata e di scontri che infesta l’Italia da anni.
Siamo al paradosso che per costruire la pace si sta facendo la guerra. Cosa c’entrano l’ultimatum dei suddetti felini e le vetrine rotte, con le sofferenze del popolo irakeno? «Noi sappiamo bene che la falsità di tutte le rivoluzioni sta nel fatto che esse sono forti e concrete nel condannare e nel distruggere, ma sono assolutamente deboli e astratte nel costruire e nel creare» (anonimo del Samizdat). La costruzione della pace è una responsabilità di tutti e di ciascuno. Ci sembra costruttiva la proposta lanciata dal settimanale Tempi: anziché scioperare - cinque minuti, un’ora o due ore - andare a lavorare e devolvere il salario corrispondente ad associazioni,che aiutino concretamente quel popolo in nome del quale i pacifisti dicono di combattere.
 

Commento - Scienze della Comunicazione, Lugano

Le idee sono quelle che sono: poche, ma confuse. Bombardano Baghdad con le bombe e noi con la televisione. Di questi tempi meglio confusi che in Iraq, perché laggiù si muore; qui si rimane vivi: si può pensare di essere il bene per il solo fatto di esporre una bandiera. Il marasma di notizie ci ricorda la tempesta di sabbia che in questi giorni flagella l’Iraq. Soldati e civili irakeni e marines americani, nella sabbia sono spaventosamente uguali e simili alle ombre. Per questo, di là da facili divisioni manichee, diventa impossibile distinguere il buono dal cattivo. La storia mostra che l’uomo è capace di male e ha bisogno di Dio per fare il bene. Un vecchio Papa lo sa, ed è la guida per cui possiamo impararlo - meglio: non dimenticarlo - noi. Come il Papa, alla Madonna si rivolgeva anche il pittore Duccio da Boninsegna che, 700 anni fa, nella sua opera più famosa - La maestà - scrive: «Santa madre di Dio, che Tu sia causa di pace».
 


Commento - Politecnico, Milano

La guerra imperversa… Siamo circondati da pochi che usano tutto ciò che accade per affermare e riconfermare sempre le proprie idee; da molti che sembrano compiaciuti e rassegnati in una sorta di apatica impotenza. Feriti da quanto succede, c’è per noi la novità di una scoperta: possiamo contribuire alla costruzione della pace solo riconoscendo ciò che di vero, bello e buono è presente nella nostra esperienza quotidiana e dimostra di saper rispondere alla domanda di felicità. E’ per questo che il dolore di questi giorni non ci porta a manifestare, disobbedire, rompere e boicottare, ma innanzitutto a vivere e difendere la nostra esperienza di studenti in Università.
 


Commento - Medicina, Milano

«Ubbidisco, ma non voglio uccidere»: questa è la risposta del soldato Miller all’intervistatore irakeno dopo la sua cattura. Cosa salvaguarda la dignità dei soldati e permette che il loro partire non contraddica il desiderio di pace che pure anche loro conservano? Ci colpisce la testimonianza del capitano Jones addetto al reclutamento in una base americana: «Lo faccio nella consapevolezza di essere prima di tutto servo, in primo luogo di Cristo, che mi dà la forza di respirare e vivere». Ciò che rende morale anche l’andare in guerra è il servire Chi la pace la può dare realmente. Paradossalmente fa più la pace un soldato che combatte con questa coscienza, che non chi, proclamando pace, semina violenza.


 

Click qui per tornare indietro a "galatro_home"