Pace

A circa 40 anni dalla
“Pacem in terris”di Papa Giovanni:

V
enti di guerra minacciano l’umanità

 

 
di Vincenzo La Gamba



New York.  A Capodanno  la Chiesa Cattolica Romana celebra la Giornata Mondiale della Pace.  Una giornata di preghiera, quindi, oggi come non mai necessaria per i venti di guerra che spirano da più parti del globo.

Il primo gennaio è, invece, un giorno di riposo per chi (giustamente) si è divertito la notte di San Silvestro abbandonandosi alla pazza gioia, magari alzando il gomito per salutare il nuovo anno e dire addio al vecchio.

Può essere il 2003 un anno di pace, se già si parla di guerre annunciate ?

Può essere il 2003, invece, un anno senza guerre o atti di terrorismo?

Di guerre, negli ultimi dieci anni, ne sono successe cinque: guerra del Golfo, guerra jugoslava, guerra in Afghanistan, guerra tra ebrei e palestinesi. Ed infine una guerra perpetua, illimitata, infinita, incondizionata, avviata all'indomani dell'11 settembre 2001. Quest'ultima sarà una guerra invisibile e promette di essere una condizione permanente, angosciosa, onnipresente nella nostra vita in ogni parte del mondo.

Come se non bastasse si parla di una guerra (che comincerà fra qualche mese) contro Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti e i suoi alleati.

Alla base di tutto, l'odio del popolo islamico contro Israele ed i suoi alleati. Gli Stati Uniti tra i primi, che agli occhi del popolo islamico rappresentano  Satana e contro di essi si combatterà una "guerra santa " (holy war).

La "santa pace" della Chiesa Cattolica Romana al cospetto della "guerra santa" del popolo islamico.
Da un gioco di parole la parola "santa" è applicabile secondo convenienza. Ma "santa" può essere una guerra?

Non ci vuole tanto per capire dove si sta dalla parte della ragione. Ma chi ha ragione?

Gli Stati Uniti ed il resto del mondo che vogliono la "guerra" contro l' Iraq, che non vuole la "guerra", ma nemmeno la "pace", accusata come è dal mondo intero di possedere armi nucleari?

E quale nazione ne è priva?  Bisognerebbe, dunque, fare la "guerra" a diverse nazioni con turni diversi, con cicli diversi a seconda della diversa posizione geografica?

Quali i criteri? Quale la verità?

Non è uno scenario, questo,  promettente per la pace per la quale solo la Chiesa fa opera di persuasione per prevenirla. La voce di Giovanni Paolo II ci spinge a credere che non viene ascoltata abbastanza dai potenti della terra, Egli che ne è invece uno dei più potenti.

Prima di Lui, altri suoi predecessori hanno detto, scritto, appellato contro la guerra.

Rileggiamo cosa ha scritto il Papa Buono, Giovanni XXIII, quasi 40 anni fa nell'Enciclica "Pacem in terris". 

Rileviamo prima che quest'anno Giovanni Paolo II ha concentrato la riflessione sull'impegno permanente costituito da quella "Pacem in terris" che l'Enciclica omonima di Giovanni XXIII rivolgeva "a tutti gli uomini di buona volontà".

Da spirito illuminato, quale Egli era, Giovanni XXIII identificò le condizioni essenziali per la pace in quattro precise esigenze dell'animo: la verità, la giustizia, l' amore e la libertà.

Papa Wojtyla illustra questo "quadrilatero" giovanneo con le seguenti espressioni:


"La verità sarà fondamento della pace  se ogni individuo, con onestà, prenderà coscienza oltre che dei propri diritti anche dei propri doveri verso gli altri.


La giustizia edificherà la pace  se ciascuno, concretamente, rispetterà i diritti altrui e si sforzerà di adempiere pienamente i propri doveri verso gli altri.


L'amore sarà fermento di pace  se la gente sentirà i bisogni degli altri e condividerà con gli altri ciò che possiede, a cominciare dai valori dello spirito.


La libertà, infine, alimenterà la pace e la farà fruttificare se, nella scelta dei mezzi per raggiungerla, gli individui seguiranno la ragione….

Sappiamo bene che la pace di cui parlava Giovanni XXIII e che ribadisce Giovanni Paolo II, è la pace fra le nazioni, per evitare che i responsabili degli Stati trascinino i popoli nella tragedia della guerra che porta sempre  con sé ingiustizie, violenza, violazione dei diritti umani, schiavitù, odio e morte.
Giovanni XXIII ha avuto la visione profetica: "
Se vuoi la pace, prepara la pace".

In ciò si racchiude l'essenza della Sua Enciclica "Pacem in terris".

La pace, purtroppo, non c'è più, forse perché la persuasione del suo primato non può più essere riconosciuta come patrimonio e sentimento comune e la guerra (questa brutta e odiosa parola) torna ad essere lo strumento più privilegiato del governo più violento del mondo.

La "Pacem in terris" sembra sconfitta, ma non lo è ancora. Il mondo si sta spezzando, ma non ancora, perchè le risorse diplomatiche, assieme a quelle dello spirito non sono ancora esaurite.

E tra queste risorse c'è quella di tutti  "gli  uomini di buona volontà" che non hanno abbandonato il progetto di quell'altro mondo possibile che aveva cominciato a nascere nel travaglio della storia; e tra queste risorse c'è una Chiesa, che è in Cristo" come un sacramento o segno e strumento dell'unità di tutto il genere umano. C'è la profezia dell'Enciclica di Papa Giovanni che ha saputo riconoscere i germi capaci di generare la pace e ha dato ragione alla speranza che essa sarà stabilita sulla terra".
Non è un appello alla pace da parte di chi scrive, pacifista convinto. Una guerra è sempre una guerra, ma una pace parte prima dalla conversione dei cuori, quindi la pace dei cuori è essenziale per prevenire qualsiasi guerra.

Annunciare la speranza, ad inizio di questo nuova alba, è sacrosanto.

Appellarsi, invece, alla pace è un diritto.

Perpetuare la  pace è un principio cristiano per sconfiggere la guerra, quindi il trionfo del bene sul male, del buono sul cattivo.

Basterà ?
 

 

Pace: «A circa 40 anni dalla “Pacem in terris”di Papa Giovanni: Venti di guerra minacciano l’umanità»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 5 Gennaio 2003

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