Galatro:
Prof.
Bruno
Marazzita

Un uomo chiamato da Dio a servire con una singolare e grande responsabilità questa comunità.

Bruno:
 colui che ha saputo con la sua vita tradurre in fatti ciò che è l’ideale

 

Chi è chiamato a svolgere un ruolo è benedetto da Dio se questo ruolo lo svolge come servizio alla comunità.
 

 
di Don Gildo Albanese,



Ho accolto con gioia interiore l’invito che mi ha rivolto il vostro Parroco Don Cosimo per presiedere questa celebrazione eucaristica, nella quale con la preghiera al Signore nostro Dio e nella speranza, anzi nella certezza della resurrezione, noi diamo l’estremo saluto a Bruno nostro fratello, che ha vissuto la sua vita interamente dedicata al servizio e al bene di questa comunità.

 

Ho accolto questo invito perché profondi legami di amicizia si sono intessuti in questi anni tra me e lui. E soprattutto, abbiamo vissuto l’esperienza di una collaborazione vicendevole nelle rispettive competenze civili e religiose, al servizio di questo nobile popolo di Galatro.

 

Ma lasciamoci adesso illuminare dalla fede per noi che crediamo e per chi è qua presente e non crede si lasci illuminare dalla memoria e dal rispetto verso l’uomo, nel guardare questa bara con dentro il corpo di Bruno che non è destinato alla putrefazione, ma è destinato alla resurrezione.

 

Per noi che crediamo, la parola che abbiamo ascoltato è di una profonda ricchezza di vita.

Anche questi momenti di profonda sofferenza nel cuore, devono essere momenti dai quali dobbiamo trarre la forza di capire la vita e la forza di gioire della vita.

Ci dice il Signore: nella vita umana ci sono due categorie di persone, gli stolti ed i sapienti. La sapienza e la stoltezza ci appartengono.

 

La sapienza e la stoltezza non sono delle categorie che dipendono dalla nostra capacità o dalla nostra intraprendenza o dalla nostra intelligenza, ma sono categorie di vita che sono tali in  rapporto a Dio.

Dio è  la fonte unica ed assoluta della sapienza e della vita. Chi si è rivolto a Lui con il proprio comportamento, con il proprio atteggiamento, con il proprio stile di vita, è un uomo sapiente, anche se dagli altri uomini deve subire oltraggi ed umiliazioni, Bruno Marazzita, a modo suo, si è rivolto a Dio.

Non è l’uomo che determina la grandezza del proprio simile ma è Dio. Dio gli ha dato una missione da portare avanti e lui si è sforzato di portarla avanti con sincerità, pur con le immancabili deficienze umane. Dio lo giudicherà guardando alla profondità del cuore di Bruno con un giudizio di misericordia e di amore.

 

C’è la categoria degli stolti ed è quella categoria di uomini che si sentono autosufficienti. E’ quella categoria di uomini che pensano di bastare a se stessi, di non aver bisogno di nessuno, di essere loro la chiave di lettura della loro esistenza e della esistenza degli altri, di pensare solo al giudizio degli uomini.

Questa è la stoltezza.

La stoltezza di chi non sa fare con la propria vita un riferimento esistenziale all’Assoluto.

La stoltezza di chi pensa che “del domani non c’è certezza”.

La stoltezza di chi pensa che l’unica vita da vivere sia quella da viver nel tempo.

 

Ecco il Signore che ci invita a pensare. Il Signore che ci invita a riflettere, che ci invita a rivedere la nostra stessa vita e a ritrovarci in una missione di vita nella quale c’è posto  per Lui e per gli atri prima che per se stessi.

 

Noi non possiamo dare un giudizio sugli uomini. Non possiamo dare un giudizio umano sulla vita del nostro fratello Bruno. Spetta a Dio il giudizio sulla vita.

Ma noi possiamo valutare, possiamo osservare, possiamo decifrare gli atteggiamenti, i comportamenti e lo stile.

Io penso che Bruno, e non mi sbaglio, scusatemi se mi contraddico dando un giudizio, è stato nella sua vita un uomo sapiente.

 

Io l’ho incontrato e conosciuto nel lontano 1972 quando dal Signore ebbi il dono di venire in mezzo a voi e di servirvi come parroco.

L’ho incontrai in un momento di particolare sofferenza per la sua vita.

Quando sono arrivato qua lui era fuori, in uno dei suoi soliti viaggi che faceva all’estero. Ma dopo qualche giorno è rientrato subito, perché era morta la sua cara mamma.

L’ho incontrato proprio in questa sua esperienza di dolore, per la dipartita della sua mamma.

Mi ha colpito, fin da allora, la sua profonda umanità. Da quel momento ci siamo frequentati sia per le nostre comuni responsabilità, sia, soprattutto, perché c’è stata subito una intesa di vita tra me e lui e viceversa, in questo ci ha aiutato anche la vicinanza delle nostre abitazioni. Bastava affacciarsi al balcone e chiamare a qualsiasi ora del giorno e della notte: “Arciprete…” ed io ero da lui, e viceversa.

Come lo ricordo? Se volete da me una definizione, lo ricordo come un uomo dal cuore grande, dal cuore immenso, come un uomo preso da una profonda umanità nei riguardi del proprio prossimo.

Lo ricordo così. Ed i fatti della vita di cui io sono stato testimone me ne hanno dato una conferma.

È stato un uomo che ha avuto da Dio una chiamata particolare: la chiamata a servire con una singolare e grande responsabilità questa comunità. L’ha servita da Sindaco per ben 27 anni: 25 di continuo e due intervallati.

Non è facile e non è da tutti fare il sindaco per un così lungo periodo di tempo. Se lo è stato vuol dire che voi lo avete stimato e gli avete dato fiducia. Perché il suo impegno di responsabilità è dipeso da voi.

Questi 25 anni sono stati anche di servizio.

Se volete aggiungiamo anche un’altra caratteristica:Un uomo dal cuore magnanimo, un uomo che aveva rinunciato totalmente alla sua privacy, che di giorno e di notte era in ascolto di tutti. Non solo nella casa comunale, ma anche nel luogo del suo lavoro quotidiano, la scuola, e soprattutto nella sua casa. Quando avrebbe potuto riposarsi e ristorarsi, non lo lasciavano nemmeno mangiare.

Di giorno e di notte ascoltava ed incontrava, non mandava via mai nessuno.

Un uomo che è entrato non solo nella vita delle vostre famiglie per quello che era la sua responsabilità di Sindaco ma per la sua umanità, perché faceva suoi le vostre gioie, i vostri problemi e le vostre angosce e voi vi aprivate come al confessore.

Lo so perché spesso, o a volte, anche io ne ero testimone, e si parlava insieme. Ed era angosciato quando non era capace di dare una risposta o dare una soluzione ai problemi dell’uomo, ai problemi della vita.

 

Questo servizio lo ha nobilitato, perché la sua premura non è stata solamente per abbellire il paese ma per costruire l’uomo, per dare all’uomo dignità.

Per me Bruno non è stato un politico è stato un amministratore, cioè colui che ha saputo con la sua vita tradurre in fatti ciò che è l’ideale di una scelta.

 

E’ stato l’uomo di tutti, perché non ha fatto differenze tra coloro che lo stimavano e coloro che non lo stimavano, non faceva differenze tra chi lo aveva votato e chi non lo aveva votato. A chiunque si avvicinava cercava di dar una risposta. E quando magari tra i suoi collaboratori gli si diceva “Ma Bruno che stai facendo, ma tu non sai che questo non ci ha votato,...” lui non ha mai dato una risposta di condivisione a queste tentazioni, chiamiamole così, che gli venivano offerte.

 

Io non voglio fare un panegirico di nessuno nemmeno di lui, perché so bene che nella vita si può anche sbagliare, ma guardiamo alla intenzioni di chi ha operato. E guardiamo con lo sguardo che ci viene dal Vangelo di oggi, sempre nell’ottica di Dio: chi è chiamato a svolgere un ruolo è benedetto da Dio se questo ruolo lo svolge come servizio alla comunità.

 

Chi svolge questo ruolo con l’egoismo della prepotenza o del potere costui non è benedetto da Dio, è uno stolto, è uno che si è nutrito del suo orgoglio e della sua presunzione.

 

Il Vangelo di oggi che abbiamo ascoltato ci parla proprio del servizio: Chi è più in alto in autorità e in responsabilità è più responsabile nel servire la comunità.

“Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Avevo sete e mi avete dato da bere. Ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Ero forestiero ... ero malato …”.

Di queste cose Bruno ne ha fatte tante ed io ne sono testimone. E voi ne siete testimoni.

 

Ecco allora io mi fermo, perché adesso vorrei spostare l’attenzione da Bruno al Signore.

Adesso è nelle mani di Dio, adesso è nella gloria di Dio, adesso è nella gioia di Dio, adesso è il momento della preghiera, è il momento della fede, è il momento di manifestare la nostra certezza che ciò che noi operiamo sulla terra ha valore anche per l’altra vita, per la resurrezione, per la vita eterna.

 

Vorrei prima di concludere, aprire una brevissima parentesi. Voi mi scusate ma lo devo dire.

Ho saputo di un gesto di questa notte. Un gesto squallido e demenziale. Un gesto isolato. Un gesto che non aveva come punto di riferimento un uomo ma aveva come punto di riferimento una comunità, voi. Quel gesto oltraggioso chi lo ha commesso lo ha commesso non contro di lui ma contro tutti voi.

Una società civile non si può permettere questo. E Galatro è una società civile ed intelligente.

Un gesto da stigmatizzare a tutti i livelli, da non passare in silenzio o che sia solamente da raccontare nella piazza.

Da questo gesto dobbiamo recuperare la nostra capacità educativa.

Un gesto che richiama le responsabilità di ognuno di noi. Nelle famiglie ci si educa o ci si diseduca.

I genitori sono i primi responsabili nel dare l’educazione all’uomo, all’uomo che sono i propri figli. Questo gesto lo vogliamo dimenticare e proclamare una promessa di perdono.

Non saremmo degni della nostra fede se avessimo dentro di noi sentimenti di vendetta o di recriminazione. Scenderemmo agli stessi livelli di chi lo ha commesso. Lo vogliamo dimenticare e sperare che qualcosa di nuovo, di bello, di gioioso, di grande, rinasca qui a Galatro.

 

Vorrei, però, concludere con una preghiera: Signore, ricordati di Galatro, non abbandonarlo a se stesso, aiutaci a ricordare il suo Sindaco che ora è davanti a te perché noi calabresi siamo facilmente portati a dimenticare subito, a di dimenticare certi segni e a dimenticare certe persone.

L’operato di Bruno Marazzita come uomo ma soprattutto come amministratore ha fatto crescere Galatro.

Io penso che chi ha responsabilità di natura civile, sociale, culturale, per quello che gli compete, dovrebbe adoperarsi con delle iniziative, non so quali, non so come, a che la memoria di quest’uomo sia trasmessa alle generazioni future, perché se noi dimentichiamo coloro che ci hanno preceduto non siamo nemmeno capaci di costruire il futuro. Non possiamo nella nostra vita pensare di annullare il passato: il passato ci serve a viver il presente ed a costruire il futuro.

Che la sua anima, l’anima di Bruno, sia di benedizione davanti al Signore: Dio ricco di grazia e di misericordia.
 

 

Bruno Marazzita: «Un uomo chiamato da Dio a servire con una singolare e grande responsabilità questa comunità. Bruno: colui che ha saputo con la sua vita tradurre in fatti ciò che è l’ideale», omelia di Don Gildo Albanese, in occasione del funerale del Prof. Bruno Marazzita, Galatro, martedì 10 dicembre 2002

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