Il piccolo mondo di Galatro


IL MIO NATALE

di Umberto Di Stilo

Ci sono episodi della nostra vita che, neppure volendolo, si riescono a dimenticare. Apparentemente sopiti, quando meno ce l’aspettiamo, riaffiorano nitidi e precisi alla mente e, quasi per incanto, torniamo a viverli. Spesso in maniera intensa; tanto intensa che la vicenda perde le connotazioni del ricordo per diventare un segmento di vita concreta

Quasi sempre si  tratta di episodi legati alla fanciullezza od alla prima gioventù.

A me  - e non solo adesso che gli anni, implacabili,  hanno già imbiancato le tempie -  capita spesso che nel buio del tempo si accendano lucciole di memoria che, come improvvisi bagliori, hanno la forza di provocare squarci nelle nebbie del passato e, istintivamente e quasi per magia, mi fanno immergere nel mare incantato dei ricordi.

In particolare mi capita nel periodo natalizio (e prenatalizio) quando l’animo è più predisposto a vivere tutte quelle sensazioni che fanno tornare indietro nel tempo e che rendono nostalgicamente dolci anche i più insignificanti episodi del passato.

In questi ricordi c’è la meticolosa preparazione del presepe; c’è quell’atmosfera di festa e di “attesa” che una volta si respirava in tutte le famiglie galatresi e che non ha nulla in comune - anzi, è esattamente l’opposto - con l’atmosfera che caratterizza la ricorrenza festiva dei nostri giorni. C’è la semplicità delle persone che davanti alla grotta del presepe riuscivano a sentirsi più buone e, come tali, pronte a tendere la mano al prossimo ed al nemico.

             Se, poi, i miei ricordi sono popolati di amici è perché insieme a loro ho vissuto la fetta più spensierata e bella della vita: quella gioventù che, seppur vissuta nelle ristrettezze economiche che hanno caratterizzato la società di quegli anni, è stata prodiga di insegnamenti e mi ha offerto l’opportunità di apprezzare fino in fondo lo spirito cameratesco ed il valore dell’amicizia. Sentimento genuino, quest’ultimo, perché ancora non era stato compromesso dall’ipocrisia.

Ho raccolto in questo volume “pezzi” giornalistici già editi e scritti che, variamente datati, per anni sono rimasti chiusi nel cassetto in attesa di pubblicazione.

In tutti c’è un frammento, un segmento di vita; una tessera del mosaico che da anni dà forma e contenuto al “mio” Natale sempre incastonato nello spaccato sociale di Galatro, paese presente in queste pagine col suo piccolo mondo, con le sue luci e le sue ombre, con i suoi problemi e la sua quotidianità. Qualunque sia il ricordo o l'episodio ricostruito, infatti, ad essi fa da sfondo il Natale galatrese; un Natale semplice, in bianco e nero, senza gli sfarzi e, soprattutto, senza gli sprechi della moderna società dei consumi.

Un Natale in cui, quasi in sintonia con la semplicità dei pastori accorsi alla capanna per cantare a Gesù, spesso compaiono umili cittadini, popolani e tipiche figure della comunità galatrese. Un Natale che, seppur modesto nei contenuti, è sempre stato ricco di quella carica di spiritualità che caratterizza e rende viva la ricorrenza festiva.

Natale d’altri tempi, insomma. Natale della mia infanzia e della mia gioventù, quello che i pazienti e benevoli lettori troveranno nelle pagine di questo volume e che, convinto che la memoria è vita, ho ricostruito sulle ali dei ricordi solo per testimoniare un'epoca e per rammentare ai giovani come, in un’atmosfera di grande amicizia e di estrema serenità, negli anni cinquanta-sessanta, i loro coetanei hanno vissuto a Galatro la più importante festa della cristianità e della famiglia.

Ecco "il mio Natale”, dunque. Un Natale che - si badi - non presume di essere uguale (probabilmente simile, semmai) a quello di nessun altro galatrese ma nel quale, sono convinto, molti si ritroveranno.

 

Galatro, Natale 2000


 

N O T E

* Dalla prefazione del Libro "il mio Natale"
Edizioni Proposte 2000

 

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