Lo spirito
della
democrazia

«I parigini?
In Irak andrebbero a tartufi»

 
di Albacete Lorenzo



In barba alle manifestazioni di massa in tutto il mondo contro la guerra in Irak, l’amministrazione Bush continua con determinazione a voler mettere fine al regime di Saddam Hussein, con qualunque mezzo. Ha chiesto infatti anche alle linee aeree commerciali nazionali di aiutare a trasportare le truppe nella zona. Chi è a conoscenza dei piani militari afferma che il comandante delle forze armate per l’operazione, il Generale Tommy Franks, vorrebbe impiegare ulteriori risorse perchè l’inizio della guerra è previsto a poche settimane, da metà marzo alla fine del mese. Ad ogni modo, i militari sono pronti ad agire non appena la situazione giustificasse l’intervento. Il giorno stesso delle dimostrazioni di pace, i sondaggi hanno rilevato che circa il 69% della popolazione americana approva la politica di Bush.


Aumentano ogni giorno i congiunti delle vittime dell’11 settembre che appaiono nei notiziari Tv a sostenere le operazioni militari. Questa è in realtà la ragione profonda per cui la maggior parte degli americani appoggia il Presidente. Vogliono semplicemente evitare la possibilità che il prossimo grande attacco terroristico implichi l’uso di armi di distruzione di massa in qualche modo ottenute dall’Irak. Ogni altra ragione è secondaria. Sembra che molti europei non siano stati semplicemente capaci di cogliere l’effetto che l’11 settembre ha avuto sul popolo americano.


Le commedie Tv della tarda notte sono sempre una buona misura di quello che molti americani provano, e risulta chiaro che c’è molta rabbia contro quello che viene considerato l’“anti-americanismo” europeo. Le battutte contro Francia e Germania hanno riscosso molto successo (ad esempio, un promettente comico: «L’unica ragione per cui i Francesi possano interessarsi alla guerra è che gli ispettori trovino dei tartufi in Irak»). Così come le Nazioni Unite, i conservatori lo hanno sempre considerato un pericolo per la sicurezza nazionale, e l’attuale situazione sta dando loro molti argomenti a favore. L’unico fattore che i consiglieri politici del Presidente prendono ancora in considerazione è l’opposizione alla guerra del Papa. Il voto cattolico è cruciale per questo presidente che si è circondato di consiglieri cattolici come non si era più visto dai tempi dell’amministrazione Reagan, e il cui speechwriter, un protestante prima studente di teologia, usa sempre nei suoi discosi un “linguaggio cattolico”. Del resto, dal momento che i media non hanno dato nessuna significativa importanza alla posizione del Papa e ai suoi gesti diplomatici, non c’è oggi un’“opposizione cattolica” alla guerra significativa. Su un punto però i sostenitori del Presidente concordano veramente col Papa: ci vorrà un miracolo per fermare questa guerra.
 
 

Lo spirito della democrazia: «I parigini? In Irak andrebbero a tartufi» di Albacete Lorenzo, New York Times - Tempi, Numero: 8 - 20 Febbraio 2003