Lo spirito
della
democrazia

«Elezioni Usa:
il potere e la paura»

 
di Albacete Lorenzo


La vittoria del presidente Bush alle elezioni nazionali la scorsa settimana ha dimostrato che i cittadini americani non hanno dimenticato l’11 settembre 2001. Sebbene i sondaggi post-elettorali abbiano mostrato che un considerevole numero di Democratici ha votato per Bush perché hanno imparato ad apprezzarlo come leader, la maggior parte di coloro che lo hanno votato lo hanno fatto per il suo ruolo di “comandante in capo” e di simbolo dell'unità nazionale dopo l’11 settembre.


Al di là della paura del terrorismo, la nazione rimane politicamente divisa allo stesso modo delle ultime elezioni presidenziali. La gente sente che il pericolo attuale raggiunge il livello più profondo della sicurezza nazionale. Il presidente Bush ha fatto appello alla loro fiducia e l'ha conquistata, ma questa potrebbe facilmente diminuire se egli non sarà in grado di spiegare alla gente la natura della minaccia e come la sua politica interna ed estera abbia a che fare con essa. La gente appoggerà la guerra contro l'Irak, ma si aspetterà molto velocemente risultati tangibili in termini di diminuzione dei pericoli di ulteriori attacchi terroristici. Quelli che si oppongono alla guerra sono visti come pacifisti ideologici.


È interessante che la critica della guerra da parte di analisti non pacifisti e di leader religiosi da molto tempo non abbia avuto alcuna influenza significativa. Ad esempio, questa settimana i vescovi cattolici degli Stati Uniti si stanno incontrando a Washington e tutta l'attenzione è concentrata sull'ultima versione del loro programma per far fronte allo scandalo degli abusi sessuali dei preti. Le affermazioni dei vescovi sulla guerra non hanno ricevuto alcuna attenzione. In verità quelli della parte “conservatrice” nella disputa riguardo al modo in cui reagire allo scandalo degli abusi sessuali, quelli che temono che i vescovi stiano cedendo troppa autorità ai gruppi di laici cattolici che hanno altri obiettivi nel loro programma, sono proprio quei conservatori filo-Bush che appoggiano la guerra contro l'Irak.


Il Partito Democratico, d'altro canto, sta cambiando la propria leadership proprio nella direzione rifiutata dalla maggior parte degli elettori. Il loro nuovo leader nella Camera dei Rappresentanti è una donna deputato che si è opposta alla dichiarazione del Congresso a sostegno della guerra, e che è una sostenitrice appassionata delle politiche a favore dell’aborto, della legalizzazione dei matrimoni gay e di altri temi radical-femministi. I repubblicani, naturalmente, sono molto contenti. Ora hanno un potere reale.
 
 

Lo spirito della democrazia: «Elezioni Usa: il potere e la paura» di Albacete Lorenzo, New York Times - Tempi, Numero: 46 - 14 Novembre 2002