Lo spirito
della
democrazia

L’Fbi, il terrorismo e le libertà personali

Questa settimana l’attenzione dei media si è concentrata sull’intervento del capo dell’Fbi, Robert Mueller III

di Albacete Lorenzo



Questa settimana l’attenzione dei media si è concentrata sull’intervento del capo dell’Fbi, Robert Mueller III, il quale ha ammesso che l’agenzia federale ha ignorato irresponsabilmente alcuni segnali d’avvertimento circa attività sospette che avrebbero potuto prevenire l’attacco dell’11 settembre. Fra tutti, la lettera di un agente dell’Fbi in Arizona a proposito di un gruppo di nazionalisti arabi che prendevano lezioni di volo nelle scuole americane (in effetti, uno di loro, catturato per caso, avrebbe dovuto unirsi ai dirottatori che hanno portato a termine gli attacchi). Da qualche settimana ormai, sono in molti a chiedersi che cosa esattamente l’amministrazione Bush sapesse sui possibili pericoli di un attacco terroristico. Ciò che in un primo momento era apparsa come un’accusa dettata da ragioni politiche, è diventata ben presto un’inquietudine diffusa. Mueller ha annunciato una drammatica revisione dell’intero metodo di lavoro dell’Fbi.


L’Fbi, per la prima volta nella sua storia, svilupperà le capacità di raccolta d’intelligence per prevenire attacchi terroristici, piuttosto che limitarsi alla cattura di chi già si è macchiato di questo o di quel crimine – ciò che è la sua specializzazione da quando l’azione di controllo nei confronti degli americani implicati in attività politiche sospette ha rischiato di venir condannata come incostituzionale. Questi limiti, imposti all’azione dell’Fbi dal Presidente Gerald Ford dopo che lo scandalo Watergate aveva rivelato attività improprie della polizia federale, sono prossimi a venir eliminati. L’Fbi sarà libera di controllare i cittadini americani prima che questi commettano un crimine.


I libertarian, insieme a molte associazioni di liberal, hanno già avanzato dure proteste contro questi cambiamenti che verranno senza dubbio impugnati davanti alla Corte Suprema. Ma c’è preoccupazione anche tra i conservatori, poiché le nuove misure politiche consentiranno all’Fbi d’infiltrarsi e raccogliere prove anche nelle attività religiose. Naturalmente nessuno si aspetta che le chiese cattoliche e protestanti o le sinagoghe ebraiche proteggano il terrorismo, piuttosto sembra che i terroristi abbiano trovato asilo presso le moschee islamiche. A questo punto sarà interessante vedere come la Corte Suprema interpreterà il Primo emendamento che protegge le organizzazioni religiose e il Quarto emendamento che difende il diritto di associarsi d’ogni cittadino. Lo stato d’animo del Paese sembra appoggiare il nuovo indirizzo, in sintonia col Presidente che, nel suo discorso davanti ai cadetti di West Point, ha molto insistito sulla necessità di colpire i terroristi e i loro protettori prima che entrino nuovamente in azione come la sola strada per vincere la guerra contro il terrorismo. Molti osservatori ritengono che Bush stia gradualmente preparando il Paese a una guerra contro l’Iraq. In questo contesto, è strano che durante la visita di Bush al Papa della settimana scorsa il Presidente abbia parlato degli scandali sessuali che hanno lacerato la Chiesa cattolica americana. Forse Bush offrirà ai vescovi
l’impiego dell’Fbi.

di Albacete Lorenzo,
Tempi, Numero: 23 - 6 Giugno 2002