Cultura

Excalibur

Lettera al direttore de Il Foglio

A proposito di Excalibur
 

 
di Antonio Socci
 

Al direttore -
Non ribatto quasi a nessuno,
ma al Foglio devo considerazione. Perciò rispondo a un lettore sullo share di Excalibur e a lei su altro. Il programma, partito fra mille problemi tecnici e con pochi mezzi, al suo primo anno ha raggiunto l’obiettivo assegnato dal consiglio di amministrazione e cioè la media di rete in quella fascia oraria. Di certo, fra mille errori, siamo stati una novità: non siamo passati inosservati, né come un déjà vu.

L’anno prossimo ci saranno molte sorprese e faremo una gran bella corsa. Il confronto con gli altri programmi di informazione della stagione ci conforta. Quel lettore chiama in causa Santoro: sarebbe corretto considerare lo share del primo anno di Santoro, non il suo quindicesimo anno. Ne usciremmo bene. In ogni caso l’informazione non si valuta a chili come le patate. Conta quel che si fa. E come lo si fa. Soprattutto alla Rai (servizio pubblico eccetera eccetera). “Ciao Darwin” può fare lo share del Dante di Benigni, ma, con tutto il rispetto, vuoi metterli sullo stesso piano? Infine – visto che sto facendo un bilancio – mi permetta di confidarle un’altra cosa. Vivo da venti anni di “mass media”, ma sono esausto di tanto gracidare di rane con un ego arroventato e ultrasuscettibile. Parlo di tutti noi (mi ci metto dentro anch’io) che ci troviamo ad avere questa pazzesca visibilità che altera il senso di sé e il senso del ridicolo. E che finisce poi per ammorbare anche i giornali dove si alimentano risentimenti e vanità stratosferiche.

E’ lo stesso per il ceto intellettuale, ancor più drogato da egolatria.

Sarebbe meglio riconoscerci poveracci. Ognuno con la sua fatica di vivere, la sua sete di felicità, le sue fissazioni, le sue meschinità. Non stiamo al centro del mondo. E’ già tanto essere al mondo e cercarne il motivo. Chissenefrega degli allori! Per dire di quelli distribuiti da accademie e salotti: mentre era vivo Dante e circolavano già le prime due cantiche della Commedia, veniva incoronato poeta sommo tal Albertino Mussato, autore di una tragedia, l’Ecerinis, che sfido chiunque, oggi, a dire che abbia lasciato un segno. Mentre Dante… Magari da qualche parte (lontano dai media) c’è gente come lui. Ce ne sarebbe bisogno. C’è da rinnovare tutta una cultura: è rimasta quella del secolo scorso. I pregiudizi, il provincialismo, le ideologie, le intolleranze (e anche le facce). A noi, nel nostro piccolo, piacerebbe lasciare certi parrucconi al loro destino per poter scoprire e – pur fra mille errori e imperfezioni – raccontare mondi e genialità nuove, commedie divine e umane. Con un’idea della novità che il nostro Paese avrebbe bisogno di conoscere.

Per il resto “non nobis Domine…”.
 

 

Cultura: «A proposito di Excalibur», di Antonio Socci, Il Foglio 7.6.2003


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