Bloc-notes

Eluana Englaro

Buon Natale, Eluana!
 

 

Carmelo Cordiani
 

Eluana deve morire. Lo hanno stabilito i giudici. Per quale delitto commesso? Quello di essere inchiodata ad una macchina, ad un respiratore, di essere alimentata, di essere idratata: tutto artificialmente. E, siccome il padre (Che padre!) soffre a vederla ridotta allo stato vegetativo, ha chiesto di staccare tutto e di far morire la "sua bambina". La richiesta è rimbalzata subito sui massmedia che, con molta premura ed insistenza, hanno mantenuto, appunto, vivo il caso. A nulla sono valsi gli appelli ripetuti della Chiesa che, secondo i "benpensanti", deve farsi i fatti suoi e che si impiccia troppo di morale, etica, difesa della vita e quant'altro; a nulla è servita la risposta del Parlamento, inutile la disponibilità di una Suora ad accogliere Eluana nella sua Comunità per aiutarla a vivere o a morire (ma non di fame e di sete... ). Niente. I giudici si sono pronunciati: Deve morire. Di fame e di sete. Tanto non se ne accorgerà nemmeno. Lo garantiscono loro, lo assicura il padre. E l'ironia della sentenza sta nel fatto che tutto dovrà avvenire in una "struttura specializzata". Abbiamo capito bene? In Italia, grazie a Dio, esistono delle strutture specializzate a far crepare di sete e di fame una creatura umana, Perchè di questo si tratta: di una creatura umana. Avessero sentenziato di lasciar morire di sete e di fame un cane, si sarebbero ribellati gli "animalisti": Ma come? Con quale coraggio si può lasciare morire di fame e di sete un cane?. Ma i giudici ed i papà amorevoli hanno il cuore tenero che non regge alla vista di una splendida ragazza che ti guarda senza dire una parola, incapace di respirare con i propri polmoni, di sentire il gusto di un bicchiere d'acqua, di nutrirsi come tutti gli esseri, anche quelli più poveri.

 

Ora io mi domando:Perchè il padre, dal cuore tenero che non sopporta di vedere soffrire la "sua bambina", invece di tanto chiasso non ha detto ai medici:" Signori, consegnatemi mia figlia che me la vedo io"? Bastava una firmetta e tutto si sistemava, Si portava a casa la "sua bambina", la chiudeva in una stanza, magari andava a farsi una bella vacanza da qualche parte, mentre Eluana se ne andava per i fatti suoi, senza rumore e senza rompiscatole intorno.

 

Ma come l'avremmo messa con l'eutanasia? Eh, si, perchè di questo si tratta. SOTTO, SOTTO SERPEGGIA LA VOGLIA DI EUTANASIA. Non si vede l'ora che questo marchingegno venga messo in moto e che, finalmente l'Italia diventi un paese libero e civile. Libero di ammazzare senza la "pena di morte", civile come lo è diventato dopo la legge sul divorzio, sull'aborto e come lo diventerà liberalizzando l'uso della droga, il matrimonio tra omosessuali con diritto di adozioni, la libertà sessuale e via discorrendo. Poi la televisione e i giornali ci rompono con gli stupri, con gli sballati che falcidiano persone sulle strade, con i casi di bambini bistrattati a seguito di separazioni dei genitori, di ex mariti che uccidono le ex mogli, di stermini di intere famiglie, di ragazzi che , per divertirsi, appiccano il fuoco ad un povero barbone addormentato sulla panchina e via di questo passo.

 

Il caso non è ancora chiuso. Eluana è viva. Anche lei, come tutti, ha diritto di festeggiare il suo Natale, con un sorso d’acqua ed una fetta di panettone. Nessuno, dico nessuno, può negargliele. Le "strutture specializzate" continuino ad attrezzarsi: niente acqua nel raggio di chilometri, niente cibo in giro, niente bombole di ossigeno, niente di niente per quando sarà il momento. Ma Eluana è viva.

 

 Ci sarà qualcuno, dico qualche medico boia (perchè così si chiama chi esegua una sentenza di morte), che obbedirà ai giudici? Ci sarà, ci sarà, Possiamo starne certi. Come c'è stato nel caso del bambino di appena cinque giorni al quale proprio un medico ha negato quel poco di ossigeno che la natura gli riservava. "Tanto sarebbe morto lo stesso", si è giustificato il medico. Che bella affermazione! Dal momento che dobbiamo morire, tanto vale accelerare i tempi. Ci si è messo di mezzo anche un'eccellenza che non esito definire "Erode".

 

Ma da dove arriva il diritto di interferire sulla vita degli altri? Ci si rende conto che abbiamo abbondantemente toccato il fondo e che definirci bestie significa offendere gli animali?

 

Cosa succederebbe se rileggessimo la pagina del Vangelo dove è scritto: "Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere..." con quello che segue?. Purtroppo il Vangelo non è una favola. E' un impegno. E di impegno la nostra società non ne vuol sapere. Impegno vuol dire "Si" "No", Si alla vita, no alla morte, secchi, senza relativismo, senza ma, senza casi pietosi sbattuti in primo piano. Lo sappiamo che c'è tanta sofferenza in giro. Diamoci da fare per sollevarla, non per soffocarla.
 

 

Bloc-notes: «Eluana Englaro: Buon Natale, Eluana!», di Carmelo Cordiani, 24 Dicembre 2008
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