Turkey

Turchia, la porta d'oriente

Luoghi visitati: Mardin, Gaziantep, Ankara, Istanbul, Diyarbakir

Viaggio a Mardin 17-03-1998 07-04-1998

Percorso :Bologna-Munich-Ankara-Diyarbakir all'andata e Diyarbakir-Ankara-Francoforte-Bologna ritorno

A 100 km da Diyarbakir, nel sud-est della Turchia a 10 km dal confine con la Siria, esiste la cittadina di Mardin, arroccata su di una montagna di circa 1200 metri di altitudine, in territorio Anatolico a detta dei suoi abitanti, a parer mio in territorio Curdo. Infatti è sovente funestata da problemi di natura etnica. La strada che unisce Mardin a Diyarbakir conta quattro posti di blocco militarizzati che in realtà sono poco rassicuranti. Non ti fermano, ma ti obbligano a rallentare in quanto si deve fare lo slalom tra i bidoni pieni di sabbia posti in mezzo alla strada. La gente vive in una profonda indigenza, in questo paese tutto sommato di notevole importanza per lo meno dal punto di vista strategico. Potrebbe essere una discreta zona turistica se venisse valorizzata in tal senso, infatti vi è un castello che era cristiano e che poi è diventato islamico molto bello e caratteristico, ben conservato e meta di visite domenicali (pardon, venerdiali) da parte di alcune comitive. Purtroppo l'infelice posizione e la difficoltà di accesso, oltre alle strade impossibili o quasi e l'assenza di mezzi pubblici a parte qualche asino che però sono molto lenti, ne inficiano le possibilità, anche se qualcosa in tal senso si è mossa. Ho saputo infatti che ultimamente è stata completata la costruzione di un aeroporto e che questo è in funzione, quindi è probabile che il turismo si muova. Nelle vicinanze di Mardin è prevista un'opera gigantesca, ossia la costruzione di una grande diga sul fiume Tigri, che dovrebbe servire sia per la produzione di energia elettrica sia per una migliore gestione dell'agricoltura, che in queste zone è piuttosto povera e principalmente consta di pascoli per ovini. Unico hotel di Mardin, a parte qualche pensioncina innominabile, è l'hotel Bilen, tre stelle, più simile a due però. A parte qualche animaletto in bagno ed in camera da letto, un po' di ruggine nel piatto doccia e nelle rubinetterie, l'antenna della tv che non funziona (si vede meglio ad attaccare il filo dell'antenna al telaio di ferro della finestra), l'armadio che se apri gli sportelli superiori ti cade in testa e la moquette che sale anche sulle pareti a mo' di battiscopa (ma in realtà non ci sono le scope), il dulcis in fundo, ed è il caso di dirlo, è il sistema di bidet che esiste in tutta la Turchia, ossia un tubinio di plastica rigido che spunta da dietro la tazza del water e ti si piazza direttamente nel foro, sicchè igienicamente è una schifezza. La prima cosa che ho fatto è stata quella di spezzarlo con una pedata e di affondarlo. Era a dir poco inquietante. Nessuno, a parte il portiere e parzialmente il direttore dell'hotel, parla inglese o qualsiasi altra lingua ad eccezione del turco e parzialmente dell'arabo, anche se può capitare di incontrare qualche lavoratore emigrato in Germania magari in visita alle famiglie, il quale può parlare il tedesco. La prima settimana ero da solo ed è stata drammatica, anche perchè non ero nemmeno in grado di ordinare la cena. Una sera chiesi una birra, il cameriere mi chiese "ceres?" ed io, stufo della birra annacquata Hefe che fanno in Turchia, risposi di sì. Mi arrivò una birra Hefe ed un piatto di pistacchi arrostiti, appunto i "ceres". Ordinai altri due piatti di ceres e quella sera cenai così. Tutto andò per il meglio la settimana successiva, quando arrivarono dei tecnici tedeschi i quali si portarono con loro un interprete. Finalmente si poteva cenare normalmente, potevamo chiedere quello che ci pareva che ce lo facevano. La compagnia di questi tedeschi è stata grandiosa. A parte l'estrema simpatia di uno di loro, un certo Hans Peter Jens che nomino volentieri in quanto un grande amico, durante le cene che erano rallegrate da spettacoli canori normalmente di un cantante coi baffetti che scassava le scatole tutte le sere, per default, a volte c'erano esibizioni di altri artisti, cantanti femmine e ballerine di danza del ventre o di danza dei sette veli. Jens era solito chiedere qualche milione di lire turche (6,7000 lire italiane) perchè doveva infilarle nelle mutande della ballerina. Un mito. Scena del bagno del ristorante, che sono andato a verificare in quanto non ci credevo, invece era vera. Da noi si usa, dopo la minzione, lavarsi le mani. Là invece ci si lava il pene, ma nel lavandino, davanti allo specchio, magari a fianco di quello che si lava la faccia. E' molto diffuso anche lavarsi i piedi, sempre a fianco di quello che si lava la faccia. Il risultato è che dopo due persone che vanno in bagno il pavimento sembra una palude. Mah, paese che vai usanza che trovi. Mi piacerebbe sapere come funziona nel bagno delle donne. Ora che ci penso, non ho mai visto donne al ristorante dell'hotel, a parte le cantanti e le ballerine. Mi pare che il bagno delle donne non ci fosse nemmeno, ma forse era nascosto. Curiosità: un cartello, nella hall dell'hotel, indicava che era vietato introdurre armi all'interno della sala ristorante. Della serie, non sparate sul pianista. In effetti la tentazione di tirare qualcosa al cantante baffetto di default ce l'ho avuta parecchie volte.

La compagnia:
Queste foto sono state scattate al ristorante dell'hotel Bilen, quindi ho riscattato le foto alle foto con la web-cam. La qualità è orrida. Ah, Jens nella foto a tre è quello con la camicia blu. Mardin 01 Mardin 02 Mardin 03 Mardin 04 Mardin 05

Leggi islamiche:

La carne di maiale è presente nelle macellerie, ma nessuno pare acquistarla. E' ovvio che se c'è, qualcuno la mangia. Le bevande alcooliche sono permesse, ma non possono essere servite in pubblico. Questo significa che si può bere birra, wisky e quant'altro ma solo nei locali dotati di sala non visibile dalla strada. Una bevanda molto diffusa è il Raki, una specie di Pernod o di Anicione, molto alcolico e particolarmente dannoso per l'organismo.Le preghiere islamiche, che dovrebbero ripetersi 5 volte al giorno, ad orari ed eventi stabiliti, non sono così aggressive come in altri paesi arabi, e molta gente se ne frega. Comunque quella di mezzogiorno è praticata quasi da tutti, quella dell'alba praticamente da nessuno. Forse solo il muezzin la pratica, ma non esagera con il volume degli altoparlanti. Mi viene il sospetto che metta su un nastro preregistrato, in quanto è sempre perfettamente uguale a quella del giorno prima, anche nei sospiri. Mah, questo dubbio non me lo toglierò mai.

La fabbrica

La fabbrica in questione produce tubi. In origine produceva tubi di cemento, tipo quelli utilizzati negli acquedootti o nelle condotte forzate. Dopo il nostro intervento ha iniziato a produrre anche tubi in PVC e tubi in polipropilene rinforzato da fasciature di alluminio, per alte pressioni. Chiaramente tutto questo è parte di quel grande progetto della diga sul Tigri, quindi per questa azienda il lavoro sarà assicurato per parecchi anni. Volevo solo citare un fatto curioso e divertente avvenuto in fabbrica: l'impianto di dosaggio delle materie prime, che è quello che ho collaudato in quell'occasione, è costituito da bilance e trasporti pneumatici, e da due miscelatori che provvedono appunto ad eseguire le miscele le quali a loro volta vengono stoccate in silos e successivamente ritrasportate agli estrusori, i quali provvedono alla realizzazione vera e propria dei prodiotti finiti, in questo caso tubi. La miscelazione tratta materie prime in polvere, quindi è ragionevole pensare che vi sia molta polvere più o meno tossica nell'aria. A questo scopo viene montato un aspirapolvere gigante, chiamato più semplicemente filtro di reparto, che provvede a mantenere l'ambiente di lavoro pulito, evitando quindi che gli operai si possano intossicare. Il gruppo filtro in questione è stato montato al di sopra di una costruzione interna al capannone all'interno della quale vi sono i bagni e le docce. Quest'area è coperta da una tettoia di ondulato, per permettere ai vapori di uscire all'esterno. Al momento di mettere in funzione questo filtro si è notato come praticamente non aspirava, quindi sono andato assieme ai tecnici turchi a verificare l'apparecchiatura, in quanto c'era qualcosa che non andava. Effettivamente andava tutto, però all'uscita della turbina, dove l'aria viene scaricata, vi era un tronchetto di tubo con una valvola a farfalla che dovrebbe avere un comando pneumatico. Infatti, per l'avviamento del motore la valvola deve essere chiusa, in modo da limitare lo spunto di avviamento, quindi tramite un comando pneumatico si aziona un pistone che lentamente apre questa farfalla. Il comando pneumatico ed il pistone non erano stati montati, per cui la farfalla era libera, e a causa della pressione dell'aria restava chiusa. A quel punto ho aperto la farfalla, senza rendermi conto che il terminale di questo tronchetto di tubazione andava ad immettersi al di sotto dell'ondulato di copertura del locale bagni-docce. Dato che una turbina di 75 Kw ha una notevole potenza, all'interno di suddetto locale si è creato un vero e proprio uragano, oltretutto assolutamente senza alcun preavviso, per cui gli operai che erano in bagno chi intento a fare la doccia chi intento in funzioni corporali, già purtroppo abituati a frequenti eventi di natura sismica da quelle parti, si sono precipitati fuori urlando in preda al panico, chi nudo ed insaponato, chi con le braghe calate eccetera. Poteete immaginare le risate che ci siamo fatti noi tecnici al di sopra del locale bagni, osservando la scena. Subito dopo anche gli operai si sono messi a ridere, dato che non si trattava di nessuna catastrofe, ma il problema è che il tornado interno aveva disseminato di merda tutto il locale, in quanto stava volando di tutto, acqua, polvere, scarpe, vestiti, asciugamani e quant'altro. Dato che qualcuno non aveva ben focalizzato che cosa era successo, mi sono permesso di ripetere l'esperimento. E' stato bellissimo. Qualche idiota ne ha approfittato in seguito per ripetere lo scherzo agli operai del turno successivo. Il giorno dopo però il direttore dello stabilimento mi ha chiamato pregandomi di disinserire il filtro finchè non avessero terminato di piazzare una lamiera deviatrice di flusso all'uscita del tubo di scarico del filtro, in quanto ormai gli operai continuavano a farsi scherzi e la gente non lavorava più, oltre al fatto che dovevano ristrutturare i bagni in quanto non c'era più una lampadina funzionante nè uno specchio ancora attaccato alle pareti, e qualcuno aveva perso anche le scarpe e non le trovava più, sepolte dalle macerie e dalla merda che usciva dalle latrine.Acc, che potenza bestiale l'aria, se opportunamente convogliata.


Viaggio a Gaziantep 17-04-2001 22-04-2001

Percorso Bologna-Francoforte-Istanbul-Gaziantep e vice versa

Situata a sud della Turchia, nelle vicinanze del confine con la Siria, è una città piuttosto grande, di circa 300000 abitanti, molto attiva. A differenza di Mardin, che è una cittadina molto povera, Gaziantep appare prospera e molto attiva. E' sede di parecchie attività industriali e commerciali e possiede una zona industriale molto vasta. La posizione di Gaziantep è strategica data la vicinanza ad Adana, che è un grande porto sul mediterraneo dal quale partono parecchie navi dirette a Cipro e nell'area Siriano-Libanese, nonchè verso l'Egitto e anche verso la Grecia e l'Italia. A Gaziantep vi è la più grande fabbrica di filati sintetici della Turchia, e la quinta nel mondo. Sono rimasto solo pochi giorni in questo luogo, per cui non ho grandi storie da raccontare, a parte qualche dettaglio che desta una certa curiosità: per entrare nel reparto, in fabbrica, si deve passare un metal detector, tipo quello degli aeroporti, per intendersi. Mi hanno detto che serve sia per evitare che gli operai possano portarsi a casa attrezzature o quant'altro, sia per evitare che introducano armi all'interno della fabbrica. Ritorna il tema del ristorante di Mardin. Probabilmente è un'usanza locale, tipo far west. Mah. Un altro particolare interessante è l'utilizzo delle pool car, ossia un'automobile può trasportare un numero elevatissimo di passeggeri. Infatti al mattino ci veniva a prendere un autista ed eravamo sempre in tre, io, il mio collega e l'autista, mentre alla sera non eravamo mai in meno di otto persone ed una volta ci siamo stati in dieci, in una vettura che assomiglia ad una Fiat Regata, anche se è di marca Tofas, la Fiat turca. Ovviamente il viaggio di ritorno non era molto comodo, e non si vedeva l'ora di giungere in hotel, anche perchè dopo una giornata di lavoro non è che ci fosse un'aria per cos' dire salubre, all'interno di questa vettura. Più interessante comunque è stato il viaggio di ritorno, che andrò ora a descrivere:

RITORNO DA GAZIANTEP

Sveglia alle ore 01,50. Pagamento del conto e partenza con pulmino dell'hotel, verso l'aeroporto, alle ore 02,45. Arrivo in aeroporto alle ore 03,20 e code interminabili ancora fuori dell'aeroportoperchè per entrare in aeroporto c'è un severissimo controllo bagagli e personale, sempre per il discorso del far west. Un fatto poco chiaro è che, pur essendovi un solo aereo diretto a Istanbul, vi erano due sale di imbarco, una nazionale ed una internazionale, per la quale si doveva passare il controllo passaporti. Dato che non era assolutamente chiara la distinzione, ovviamente ho fatto la coda in quella internazionale, dopo di che regolarmente mi hanno respinto in quanto io dovevo sbarcare ad Istanbul per poi prendere un volo Lufthansa alle ore 17,15 e pertanto il mio volo era da considerarsi un volo interno. Non era però chiaro il fatto che comunque anche i passeggeri con imbarco internazionale sono scesi ad Istanbul. Mah, è ancora un mistero. Sta di fatto che finalmente l'aereo alle 04,15 decolla e dopo 45 minuti giunge ad Istanbul. Dopo circa mezz'ora avevamo i nostri bagagli, quindi alle 5 e mezza di mattina all'aeroporto di Istanbul. A questo punto, dopo aver fatto colazione nel bar che giusto stava aprendo e dopo aver svolto le opportune manovre fisiologiche del mattino, attendendo però che rifornissero di carta igienica i bagni che ne erano sprovvisti, e quindi inaugurandoli fintanto che erano puliti, dato che dopo che ci passò il primo turco già si era formata la classica palude dovuta ad abluzioni varie, con il mio collega abbiamo deciso, previi accordi con le nostre aziende, che dato che avevamo da attendere circa 11 ore per la coincidenza ed essendo domenica mattina sembrava giusto o prendersi una stanza in qualche hotel ed andare a dormire, in quanto la notte era stata piuttosto movimentata e non si era dormito una mazza, oppure andare a fare i turisti spesati di tutto. L'opzione numero due è stata accettata, quindi abbiamo lasciato i bagagli in deposito in aeroporto e con un taxi ci siamo fatti portare nella zona più turistica di Istanbul, ossia davanti alla moschea blu. Qui abbiamo dovuto fare i conti con gli artisti dello spennamento del turista. Non eravamo ancora scesi dal taxi che già due persone che parlavano italiano ci hanno assalito, spacciandosi per venditori di tappeti ed altri oggetti di dubbia provenienza a prezzi modici. Hei, forse ci può cascare qualche anziano turista giapponese, ma non certo un italiano. Ma questo era solo l'inizio di una lunga maratona a sfuggire dai venditori, anche se alla fine sei obbligato in qualche modo a cedere e finisci per comperare qualcosa. Essendo ancora molto presto, c'era un bazar e ci siamo intrattenuti a vedere i vari negozi chae stavano iniziando ad aprire. In uno di questi, che vendeva spezie, un commerciante giovane che parlava anche italiano mi ha convinto ad entrare e ho finito per acquistare una confezione di quattro vasetti in vetro di spezie ed un macinino in bronzo, per la modica cifra di 8 milioni di lire turche, quasi diecimila lire italiane. Il bello però è che quest'uomo non ha voluto i soldi in mano, in quanto, dato che ero il primo cliente della giornata, i soldi dovevo gettarli a terra all'interno del negozio, spargendoli il più possibile. Mi ha spiegato che questa è una tradizione turca che serve di buon auspicio per la giornata di affari, infatti se alla sera quando chiude i soldi sono ancora per terra significa che non è entrato nessuno nel negozio, quindi gli affari sono andati male, mentre se al contrario i soldi sono spariti significa che c'è stata molta gente, che a sua volta trovando dei soldi per terra ovviamente li raccoglie, però se è all'interno del negozio è perchè intende comperare qualcosa, quindi questo simpatico negoziante spera sempre di non trovare mai soldi a terra alla sera, in quanto significa che li troverà nella cassa. Simpatica tradizione, forse bisognerebbe adottarla anche in Italia. Comunque la giornata è trascorsa con le visita rituali alla moschea blu, alla basilica di santa Sofia e al palazzo del Sultan Hamet, che contiene il museo Topkapj e tante altre cose, tra cui diverse reliquie del profeta Maometto. Poveraccio, l'hanno fatto a pezzettini. Un dente, diversi peli di barba, qualche capello, l'anello con sigillo, il manico del bastone, alcune impronte dei suoi piedi (a proposito, doveva portare il 48 di scarpa perchè sono impronte enormi), il trono dorato e alcuni capi di abbigliamento, oltre a tante altre cose interessanti ed altre un po' meno. In questo museo che molta gente può avere visitato vi sono molte informazioni storiche sull'impero Ottomano e in generale sull'Islam, quindi tutto sommato è stata una domenica molto interessante, anche se è stata molto faticosa. Non vi immaginate quanto ci si può stancare a stare in mezzo a migliaia di turisti di tutto il mondo che si incrociano in continuazione, con ciceroni veri ed improvvisati ovunque, immancabili giapponesi con annesse macchine fotografiche, tedeschi ed inglesi già ubriachi alle 11 di mattina, australiani con enormi cappelli e quant'altro ci possa essere di tremendamente kitch. Bella storia fare il turista, erano anni che non mi capitava, ma si fatica meno a lavorare. Per ora dalla Turchia è tutto, a parte un tè bevuto in un negozio di tappeti gentilmente offerto da un negoziante intraprendente e un incidente col taxi che ci riportava in aeroporto, il quale dopo aver distrutto una ruota contro ad un marciapiede insisteva per volersi far pagare tutta la corsa che avevamo concordato prima di salire mentre in realtà eravamo appena partiti e avremo fatto si e no 200 metri. Gli abbiamo dato 5 milioni e abbiamo dovuto prendere un altro taxi. Ovviamente ci siamo fatti dare la ricevuta.


Viaggio a Gaziantep 26-08-2002 30-08-2002

Percorso andata Bologna-Malpensa e Malpensa-Istanbul con Alitalia, quindi Istanbul-Gaziantep con Thy (Turkish airlines)

Percorso ritorno Gaziantep-Adana con autobus (3 ore), Adana-Istanbul con Thy, quindi Istanbul-Malpensa e Malpensa-Bologna con Alitalia. Particolare: atterraggio a Istanbul ore 23,30, ripartenza per Malpensa ore 06,30, arrivo a Malpensa ore 08,30 (1 ora di fuso orario) e ripartenza per Bologna ore 16,30. Una noia mortale. Inoltre a Malpensa non si può fumare da nessuna parte, nemmeno nei bar o nei ristoranti, al contrario di Istanbul. Devo dire che Malpensa e Fiumicino sono credo gli unici aeroporti al mondo non dotati dell'area per fumatori. Questo oltre che essere in aperto conflitto con i diritti dei fumatori, crea lesioni anche ai non fumatori, in quanto i cessi sono delle vere e proprie fumerie, pertanto è assolutamente indispensabile che vengano allestite le apposite aree per i fumatori, in modo che la salute della gente possa così venir tutelata.

Di Gaziantep ho già trattato, e dato che non è cambiata dall'ultima volta che l'ho visitata, mi limiterò solamente ad aggiornare il fatto che non conta 300000 abitanti, bensì 1 milione. Inoltre questa volta ho scattato diverse fotografie che allegherò di seguito, così che si possa avere un'idea della città e del territorio anatolico circostante.

Impiegata Thy aeroporto di Istanbul, Pub aeroporto di Istanbul, Aeroporto di Gaziantep-01, Aeroporto di Gaziantep-02, Aeroporto di Gaziantep-03, Piazza con monumento Ataturk-01, Piazza Ataturk-02, Monumento Ataturk, Centro città 01, Centro città 02, Centro città 03, Centro città 04, Periferia, Quartiere vecchio, Fontana, Base militare, Dintorni-01, Dintorni-02, Dintorni-03, Dintorni-04, La stazione degli autobus, Sull'autobus-01, Sull'autobus-02, Sull'autobus-03, Verso Adana-01, Verso Adana-02, Verso Adana-03, Verso Adana-04, Verso Adana-05, Verso Adana-06, Verso Adana-07, Verso Adana-08, Verso Adana-09, Verso Adana-10, Verso Adana-11, Verso Adana-12, Verso Adana-13, Verso Adana-14, Verso Adana-15, Verso Adana-16, Verso Adana-17, Verso Adana-18, Verso Adana-19, Verso Adana-20, Verso Adana-21, Verso Adana-22, Verso Adana-23, Verso Adana-24, Aeroporto di Istanbul Area fumatori, Aeroporto di Istanbul Area fumatori ufficio notturno gestione immagini,

Per ora è tutto. Alla prossima.


Viaggio a Gaziantep 21-04-2004 03-05-2004 Niente da dire, vedi sopra.


Viaggio ad Akyazi 12-07-2004 29-07-2004 Altro giro, altra località.

Situata a 150 km da Istanbul, direzione Ankara, Akyazi è una piccola cittadina in provincia di Adapazari, quasi completamente distrutta nel 1998 da un grosso terremoto. Qui una fabbrica di profilati in p.v.c. per finestre mi ha visto impegnato in un ampliamento di un impianto pre-esistente con cambio di PLC e di PC SCADA. In pratica vivevo in fabbrica, in una guest-house inclusa nel territorio della fabbrica stessa. Comunque sia qualche foto ce l'ho, più che altro della fabbrica di fronte, molto bella, con piscina e quant'altro. Beh, eccovi le foto!!! Panorama da mensa Fabbrica di fronte 01 Fabbrica di fronte 02

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