chi avrà ucciso Maradona, Totti?
Venti febbraio duemiladue. 20 02 2002. Solo acqua intorno. Per Milano, cosa strana. Chi la conosce lo sa: oltre ai Navigli nulla, se non la pioggerella fina che pizzica la pelle. Ma acqua ve n’era; e mista a coriandoli di neve: palline bianche agitate. Neve che scendeva dalle guglie. Imprigionata in un regalo. Una bolla di vetro da porre sul camino. Quello bello, in marmo, del salotto. Rosso d’inverno, con crepitio di rami secchi e foglie. E fuori cade neve come mai. Neve come nocciole del bancone di un mercato. Dove la frutta insaporisce l’aria e colora. Se è secca: asciuga; se è fresca: bagna. Frutta disegnata dalle voci del Cairo: nell’umidità del Nilo e in drappi bianchi. Con la mano che fluttua e raccoglie e assaggia e istiga nel vuoto. Mano immersa in note nubiane. In matrimoni scomposti che scorrono tra i vicoli. Mano ruvidae rigata. Mano avveduta. Di derviscio che danza la vita e narra storie; colori sulle tele di Soutine. Tinte rosse uniformi nel tempo, contro il cielo speziato di Istanbul. Tinte severe deposte come pietre in mura sapienti, nella città che soffoca e silenzia. E non c’è che sale: sulla pelle e sotto la lingua. Il sudore si secca e lascia sale. Come sabbia leggera del Mar Nero. Intima e indiscreta sotto piedi. Piedi solidi di legno, in forma di antiuomo a Kandahar. Piedi neri e duri. Ma forti su cespugli e pietre. Piedi che dicono la miseria d’ogni giorno: che attendi mesi come pioggia dal cielo. Una pioggia che non bagna e non dona speranze. Acqua che non si raccoglie in una brocca. Che non entra in una bolla di vetro. Che non deponi sopra al camino del salotto. RACCONTI DA UN MINUTO RACCONTI EROTICI RACCONTI COMICI
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