DALLA POESIA AL SUO AUTORE
- IL CONTRIBUTO DI UNA LETTURA PSICOANALITICA ALLA COMPRENSIONE DEL CONTENUTO SIMBOLICO  -

Cretto di Burri 1974
("Cretto" - Burri 1974)

IL MARCIAPIEDE

Di notte
il marciapiede
emana sudore
che durante il giorno ha guadagnato
tenendo persone sulla sua schiena
nera e rugosa

 

Il Marciapiede e' il titolo di questa composizione e ne e' anche il soggetto.
L'evento centrale in cui il Marciapiede si esprime e' l'emanare sudore .
Un sudore che viene poi riportato alla sua causa.

E' nella notte, buia e silenziosa, che il Marciapiede "emana sudore",il segno esteriore di una fatica accumulata durante il giorno.
Questa fatica sembra avere un senso: nello sforzo di " tenere sulla sua schiena "un peso c’e’ un guadagno ... una ragione!                                                          

La notte e' liberatoria, in questa dimensione silente ed immota , il Marciapiede puo' percepire   il proprio sudore , la fatica di cui e' intriso.
E vedersi , inoltre , nel suo aspetto nero e rugoso.

Se il Marciapiede e' una personificazione, e tutto il linguaggio della composizione lo lascia supporre ,e' certo una metafora suggestiva , fortemente espressiva nella sua crudezza : la  " cosa " si associa al calpestato ,la "cosa" suda,trasuda una fatica ... e il suo sforzo sembra impresso nella materia di cui e' fatta .

Mi piacerebbe a questo punto sollecitare la vostra immaginazione sul compositore :chi potrebbe essere, che eta' potrebbe avere………

Difficile immaginare che la poetessa sia una bambina ! Una bambina che al momento della composizione ha dieci anni e dieci mesi e frequenta la quinta elementare .

Difficile perche’ il testo ci offre un pensiero piu’ maturo, gia’ capace di astrazione .
Sappiamo che anticipazioni o ritardi nella conquista del pensiero astratto sono in relazione a diverse variabili , come le risorse individuali , la qualita’ delle relazioni affettive e gli stimoli ambientali .
Quanto a quest’ultimo aspetto , so che la madre aveva sempre favorito il gioco creativo e la lettura rispetto alla televisione e al compiuter , e anche  questo ha certamente contribuito alla precoce scoperta del piacere evocativo della parola-simbolo e all’evoluzione del pensiero verso l’astrazione .

Io  mi sono trovata fra le mani queste righe per caso !
Ho subito ammirato in questa piccola creazione lo spessore e al contempo la gravita’ del contenuto, nella mirabile compostezza dello stile
              
Devo aggiungere pero’ che  gia' la prima lettura mi porto' immediatamente a qualcosa che conoscevo bene della prima infanzia di Carola ; quella bambina che non avevo mai incontrato, ma che indirettamente era stata la  coprotagonista con la sua mamma di un fruttuoso lavoro psicoterapeutico centrato sulla relazione madre-bambino .
               
Infatti quando Carola aveva circa tre anni e mezzo, la sua  mamma era venuta da me per le crisi acute e invasive di tipo eczematoso della bambina ricorrenti da piu’ di un anno .
Questa situazione aveva portato ad una ricerca insistente di rimedi e ad un puntuale e sofferto impegno nel seguire terapie farmacologiche ed un’alimentazione adeguata .
Cio’ nonostante , le notti passate con la piccola fra le braccia a lenire il dolore fisico con medicamenti , ma anche ad accarezzarla lungamente a piu’ riprese in un abbraccio carico di sconforto sembravano non avere mai fine .
Prima di queste crisi la bambina portava le tracce della dermatite atopica in modeste  macchie localizzate in alcuni punti del corpo .
Cercando nella storia del loro rapporto  troviamo che la fine dell’allattamento , impostasi con i diciotto mesi , aveva generato nella madre un profondo vissuto di perdita , di rottura della relazione , che a sua volta aveva prodotto un inconsapevole capovolgimento nell’atteggiamento e nel comportamento verso la bambina .
La madre romantica s’era  “ istintivamente “ trasformata in una madre fredda che si occupava prevalentemente  delle necessita’ materiali del vivere quotidiano e di dispensare norme .
Le crisi invasive di dermatite sembravano proprio esprimere attraverso la pelle la perdita vissuta dalla piccola nella relazione con la mamma.
Il sintomo con le sue strazianti richieste di cure fisiche , di contatto e di carezze sembrava voler riempire la distanza creatasi fra la bambina e la madre , negando lo strappo che s’era venuto a creare nel loro rapporto .

Nella prospettiva degli affetti , le crisi di dermatite che assalivano la piccola avevano dunque trovato una loro possibile causa  scatenant .
Aiutando la mamma a prendere coscienza di quanto le era successo “dentro“ e la misura in cui questo l’aveva trasformata, stravolgendo la relazione con la piccola ,abbiamo potuto sciogliere le tensioni,far nuovamente scorrere la linfa vitale dall’una all’altra. Cosi’ la mamma ha ripreso a guardare e ad ascoltare la sua bambina sentendo di nuovo l’amore, il bisogno e il desiderio che la sua creaturina  aveva di lei .
Via via che il rapporto riprendeva , la comunicazione , lo scambio delle emozioni e dei pensieri rifluivano e  la pelle si calmava: le notti si facevano piu’ quiete , la bambina e la sua mamma potevano ricominciare a dormire ..magari ancora abbracciate !

Come vediamo attraverso questo caso nel bambino molto piccolo, gli affetti  non comunicabili ,non esprimibili prendono una via sotterranea : la sofferenza si manifesta attraverso la pelle , entra nella carne della piccola .
La crisi della madre, il suo lutto “interno", producono un’inconsapevole mutamento nel rapporto con la bambina . Il legame si rompe , non c’è più sintonia con la realtà della piccola. La relazione calda , reciprocamente soddisfacente prende a regolarsi esclusivamente sulle necessità pratiche ; in una pressoche’ assoluta cecita’ nei confronti dei bisogni della bambina così piccola e della sua fragilità.

In un momento di transizione dall’infanzia all’ adolescenza, di trasformazioni fisiche ,sul punto di lasciare ormai la scuola primaria in cui e’ cresciuta e in cui con profitto s’e’ acculturata , la bambina compone  questa poesia,che viene subito apprezzata dalle persone del suo ambiente .

In effetti l’insieme , da un punto di vista intellettuale, colpisce per l’uso suggestivo della metafora, l’efficacia delle immagini e la sintesi , soprattutto in rapporto all’eta’ : dieci anni e dieci mesi !
Se poi possiamo e vogliamo considerare la poesia  anche in rapporto alla vita della giovanissima autrice ,allora l’insieme ci sorprende !!!!!

Troviamo in una mirabile sintesi il riferimento ad un periodo drammatico dell’infanzia . Quel periodo dominato da uno stato di profondo e muto abbandono , quando la fatica e il dolore passavano nella sua pelle…quella pelle che urlava e toglieva il sonno e le si offriva poi lacerata e rugosa .
Era il tempo in cui qualcosa di incomprensibile era accaduto nel suo piccolo universo , nel rapporto con la sua mamma : l’aveva perduta….., forse per una malia ? Quando stare con lei era diventato tanto faticoso , e la fatica era davvero una sfida alla sua  “ tenacia “ !
La madre l’aveva “strappata “dal suo capezzolo e l’aveva allontanata da se’, poiche’ non ritrovava piu’ nel momento dell’allattamento la magia di cui aveva goduto precedentemente; la piccola non si perdeva  piu’ nei suoi occhi , non la riportava piu’ a quello stato fusionale in cui solo poteva amare e sentirsi amata…e da cui ogni altro era escluso !
La madre , che ad un certo punto si rende conto di non poter ritrovare quello “stato di grazia“, precipita nella delusione e nella reazione rabbiosa e vendicativa ; oltretutto dopo poco sara’ gravida e pronta a ricominciare con un altro neonato .

Lo stile della composizione  asciutto, composto, di straordinaria efficacia, ci fa ulteriormente riflettere .
Non puo’ venire che da un ‘avvenuta elaborazione del trauma !  
Lo sforzo che la madre ha compiuto nella conoscenza di se stessa,la presa di coscienza di cio’ che spirava dal suo mondo interno,quello legato alla sua storia di affetti ,delle sue rappresentazioni della bambina e di se stessa come madre, ha consentito via via il riavvicinamento alla sua piccola. Questa ha potuto cosi’ riprendere a nutrirsi alla fonte di vita e di crescita  rappresentata dalla sua mamma. Il progressivo affinarsi delle capacita’ della madre di comprendere i messaggi e i comportamenti della piccola, nonche’ di comunicare con lei sul piano delle emozioni , ha certamente consentito negli anni della scuola materna ed elementare il consolidarsi di un rapporto davvero speciale .

Se , come avevamo detto , la metafora del Marciapiede usata dall’autrice e’ una personificazione , la conoscenza dei primi anni della sua infanzia ci permette ora di accogliere pienamente  l’ipotesi che il Marciapiede sia una proiezione del se’ infantile – corpo e pelle – dopo il fatto traumatico ; di vedere nel Marciapiede quello stato di profondo impotente abbandono soggiacente il grande sforzo di vivere il quotidiano , aggrappata ad una mamma in realta’ perduta.

Questo escursus ci ha permesso di approfondire il contenuto simbolico della poesia.
Siamo giunti vicino ai significati piu’ profondi , piu’ personali in essa contenuti , mettendo in relazione lo scritto con un fatto importante , traumatico ,  della vita  dell’autrice .
Se il caso non avesse voluto che io fossi a conoscenza di particolari importanti  della storia personale dell’autrice , penso che la poesia mi sarebbe senz’altro piaciuta nel suo insieme , l’avrei apprezzata da un punto di vista intellettuale ,ma quanto poco avrei compreso di quel MARCIAPIEDE !!!!!

Questo procedimento,  che ci si e’ rivelato cosi’ proficuo, in psicoanalisi viene definito come l’approccio “ patografico “ alla creazione artistica .
Con il ‘900 la nostra cultura si e’ arricchita delle scoperta dell’inconscio e del peso che le vicende emotive possono avere nell’ orientare lo sviluppo della personalita’ , le scelte individuali e gli interessi.
Anche la critica dell’arte non puo’ fare a meno di confrontarsi con queste realta’ se vuole andare al di la’ dell’aspetto piu’ superficiale del prodotto artistico, al di là di quelle che, nel caso di una poesia, possono essere l’analisi stilistica, strutturale, contenutistica e l’inquadramento storico ..

Il  caso di questa poetessa-bambina  ci  ha anche mostrato  come la sofferenza psicosomatica dell'infante possa essere il  risultato di un conflitto nella relazione  con la madre; come la richiesta di un aiuto per il bambino piccolo porti ad un aiuto per la madre , i cui effetti ricadono sul sintomo del piccolo.

L’aiuto alla madre va nella direzione della presa di coscienza del conflitto e delle sue ragioni profonde.                                                          
Questo porta ad un miglior contatto con la realta’ del bambino e di conseguenza ad  un cambiamento nella relazione disturbata.


Si verifica cosi’   lo sblocco della comunicazione patologica fonte di grande sofferenza nel presente della relazione e premessa di un distorto sviluppo della personalita’ del piccolo.

Ottobre 2008
Dott.sa GIULIANA LONGO
Specialista in terapia psicoanalitica

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