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Galleria Lombardi - Roma Aprile
2004 |
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GOFFREDO GODI |
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Felice di dipingere
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Rottami suburbani - cm. 80x100 - 1985 |
Goffredo Godi viene da una lontananza che, per i luoghi
e per i tempi, si specchia abbastanza nelle pagine del romanzo che
dette la fama a Michele Prisco: "La provincia addormentata", del 1949.
Gli stessi scenari vesuviani, gli stessi anni Trenta. Ma mentre i
personaggi del compianto amico Prisco si muovono nelle atmosfere della
piccola borghesia, i ricordi di Godi affondano negli affetti, nei
quotidiani affanni, nelle allegrie di gente diversa; operai, piccoli
artigiani, venditori ambulanti, braccianti. Nelle pagine di Prisco
si sbircia il "salotto buono" sempre avvolto dalla penombra, con le
poltroncine protette dalle fodere. E quando invece Godi racconta della
sua adolescenza, o della prima giovinezza, ecco che giungono da quelle
distanze così remote le immagini di case povere ma tristi. E di vicoli,
e di figure orgogliose capaci d'impennarsi per contraddire rischiosamente
il conformismo; e di tram sferraglianti, nel vento del Miglio d'Oro,
verso Napoli.
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Marina del Cantone - cm. 30x40 - 1994 |
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Figli della povertà che teneva alla dignità, i ragazzi, allora erano
presto avviati al lavoro. O per dir meglio, alla "fatica". I più fortunati
rubavano il mestiere agli artigiani, giorno per giorno, ora per ora.
Godi, in calzoni corti, lo rubò a un artista che era stato a Parigi
ma presto si era sentito perduto tra le iperboli della ville lumière
e se n'era tornato a Napoli: Luigi Crisconio. Il furto, diciamo così,
avvenne nell'area portuale del Granatello, dove Crisconio andava a
dipingere e dove il ragazzo Goffredo Godi lo scorse e ne seguì le
mosse per alcune mattine. Più che ai paesaggi che Crisconio andava
dipingendo, Goffredo fu attento al maneggio dei pennelli, ai modi
degl'impasti, soprattutto alla cassetta del pittore, vero scrigno
delle meraviglie, dal quale e nel quale Crisconio estraeva e riponeva
tela, tavolozza, colori, pennelli, solventi e quant'altro gli occorreva.
Ad occhio ne prese le misure, mandò a mente la disposizione dei comparti,
osservò bene il tutto e dopo pochi giorni, aiutato da un falegname,
ne fece per sè una uguale. E così, con i calzoni corti, Godi precipitò
nell'avventura che tuttora lo mantiene fresco di sentimenti e di energie.
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Pincio - cm. 30x40 - 2001 |
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Cocteau disse che, alla fin fine, un poeta e un pittore si trovano
ogni volta dinanzi alla medesima, drammatica difficoltà: rispettivamente,
quella di scegliere le parole giuste tra le innumerevoli che gli si
affollano nella mente, e quella di eleggere, nell'infinità dei colori,
i più adatti a fondersi con l'ineffabile intenzione d'arte del momento.
Ma distinguendo io credo, con lo scrittore americano Thomas Wolfe
(e con tanti altri, ovviamente) che "il genio del pittore abbia un
carattere fisico, manuale, tecnico, che non attiene al genio del poeta".
Sicché di Godi, che tuttora è artigiano dei suoi arnesi, dai pennelli
ai cavalletti dell'amatissimo plein air, molto mi colpì una frase,
un frammento di ricordo dei giovanili incontri al Granatello: "Però,
più del quadro di Crisconio, mi attrasse la cassetta". |
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Lungotevere Milvio - cm. 40x60 - 2002 |
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Godi è uno di quegli artisti rimasti sulle rive del torrente che porta
con sé la clamante folla dei pittori, degli scultori, dei critici,
dei galleristi, degli affaristi che hanno nella mira la notorietà.
E' un appartato, felice Candide votato alla pittura. Le sue gioiose
battaglie - nello studio o più spesso negli scenari naturali - non
gli lasciano tempo da dedicare all'ingegneria del successo, alla quale
è del resto mentalmente e persino fisicamente inadatto. Ma a Godi
restano soltanto i quadri recenti. |
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Foce del Rio Torto - cm. 40x60 - 2002 |
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Dunque son quasi sessant'anni che la pittura di questo schivo petit
maître (come lo definì Carlo Barbieri) è amata e ricercata da una
piccola galassia di collezionisti, verso la quale egli ha mantenuto
affettuosa gratitudine, perché è un uomo di sentimenti gentili, ma
al tempo stesso soltanto scampoli di memoria, preso com'è dal suo
fare arte, che tra progetto ed esecuzione lo cattura del tutto senza
scampo. Godi infatti non ha mai avuto il tempo e la voglia di curare
un suo archivio e quel che conserva (cataloghi, fotografie, ritagli,
nominativi, indirizzi) gli è stato messo da parte dal caso o dalle
premure dei suoi familiari. Per esempio, seppe per fortuita combinazione
che Sonia Delaunay nel '76 aveva elogiato i suoi paesaggi esposti
nella galleria di Fiamma Vigo a Venezia. E mai avrebbe saputo che
due maestri della critica d'arte del Novecento, Francesco Arcangeli
e Roberto Longhi, discussero d'un suo paesaggio da presentare alla
Biennale di Venezia se non glielo avessi rivelato io, che di quell'interesse
trovai traccia per caso in un libro (Carteggio Longhi-Pallucchini,
Edizioni Charta, Milano, 1999, p. 326). |
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Case di Procida -
40x60 - 2003 |
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Sono quarant'anni che vivo di scrittura, ma la critica d'arte non fa
parte del mio lavoro, che già si disperde in troppi rivoli. Ma forse
ho qualche titolo (la mia biografia di Boccioni, gli altri miei studi
sul Futurismo, la responsabilità di guida d'una grande istituzione
espositiva) per compiere una ricognizione della figura del mio amico
Goffredo Godi e per esprimere infine un giudizio: è veramente un petit
maître e non c'è dubbio che qualcuno dei suoi quadri migliori ben
meriti un posto in qualunque collezione museale dedicata alla pittura
di paesaggio del secondo Novecento. Conosco anch'io abbastanza i paesaggi
di Morandi (penso adesso alla serie che è nella Galleria Civica di
Torino) e perciò sono persuaso che alcune delle più riuscite vedute
godiane rivaleggiano con essi non soltanto per la delicatezza dei
verdi e ciò benché nei dipinti di Godi si evidenzino i segni - liberi,
criptici, talvolta gestuali - della sua appartenenza a un tempo successivo
a quello del maestro bolognese: segni che allontanano l'artista dal
comune naturalismo pittorico e, oltrechè indicare la tensione alla
sintesi, costituiscono secondo me una risposta impulsiva alla difficoltà
di strappare alla natura i suoi segreti più riposti. |
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Scogliera di Procida - cm. 40x60 - 2003 |
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Confermo qui questa opinione citando come esempio
il "Paesaggio calabrese" del 1980 e il "Paesaggio di Fuscaldo" del
'69, non lontani dalla mia scrivania. E risparmiando al lettore la
ripetizione di quanto altri diranno - la derivazione di Godi dal suo
maestro Emilio Notte, la sua vicinanza a pittori come Garzia Fioresi
e allo stesso Morlotti, anch'egli assai apprezzato da Arcangeli -
mi piace concludere affermando che è veramente sbagliato associare
Godi alla pletora degli epigoni dell'Ottocento napoletano, purtroppo
ancora attivi nella loro pigrizia di replicanti.
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Se proprio si vuol allacciare Goffredo Godi a qualche
maestro dell'Ottocento (e sappiamo quanto questi giochi siano azzardati)
allora ho qui un appunto preso durante la visita a una mostra, un
appunto che regge il gioco; allacciamolo a certa pittura del francese
Emile Bernard. Gino Agnese
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Brughiera Calabra - cm. 50x70 - 1978 |
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Scogliera (Nerano) - cm. 50x70 - 1994 |
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Monte S.Costanzo - cm 30x40 - 1994 |
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Villa Borghese - cm. 30x40 - 1994 |
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Argine di Ponte Milvio - cm. 40x60 - 2002 |
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Laghetto di Villa Borghese - cm. 40x60 - 2002 |
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Punta Pizzaco (Procida) - cm. 40x60 - 2002 |
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Agave sulla spiaggia di Torvaianica - cm. 40x60 - 2003 |
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Fontana Rotonda di Villa Borghese - cm. 40x60 - 2003 |
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Natura Morta - cm. 50x70 - 2003 |
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Cenni biografici
Goffredo Godi è, nato a Omignano, in provincia di Salerno, il 25 agosto
1920 e dal 1971 vive a Roma, dove ha lo studio in via Principe Umberto 41,
tel. 06 44 53 642. Per gran parte della sua vita è vissuto nell'orizzonte
vesuviano: a Portici, a Ercolano e a Napoli, dove si diplomò all'Accademia
delle Belle Arti, allievo di Emilio Notte. Dal 1952 al 1979 ha insegnato discipline
pittoriche nei Licei Artistici di Napoli e di Roma. Dal 1969 fa parte dell'Accademia
Fiorentina delle Arti del Disegno. Ha allestito una ventina di mostre personali
in numerose città e ha esposto in importanti rassegne nazionali, tra le quali
la Quadriennale di Roma.
Nel 1935, vista la sua inclinazione per la pittura, Goffredo Godi fu iscritto
dalla famiglia alla Scuola d'Incisione su Corallo "Maria Josè del Belgio",
a Torre del Greco, dove ebbe per maestro Giuseppe Palomba uno degli allievi
prediletti di Cammarano.
Prima ancora di compiere vent'anni Godi fu chiamato alle armi - era il
marzo 1940 - e allo scoppio della guerra in giugno, era con il 67° Reggimento
di Fanteria della Divisione "Legnano" sul fronte occidentale, Monginevro.
Successivamente fu destinato al fronte greco-albanese; e quindi dopo
una sosta in Ospedale Militare, nuovamente al fronte occidentale; finché
nel settembre 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi a Grasse, il paese di
Fragonard.
La prigionia durò due anni, a Limburgo, nel Lager 12 A. Nell'autunno del
1945 torno a casa, a Ercolano; nel 1946 si iscrisse al corso di pittura di
Emilio Notte nell'Accademia di Napoli, legandosi di amicizia soprattutto con
un compagno: Armando De Stefano. Nel '50 si diplomò e nel '52 cominciò l'insegnamento
nel Liceo Artistico, assistente di Domenico Spinosa. Da quegli anni data la
sua frequentazione di alcuni dei più distinti artisti presenti a Napoli: il
suo maestro Notte (che era stato tra i primi futuristi a Firenze e a Milano)
e poi Brancaccio, Ciardo, Giarrizzo, Corrado Russo, Spinosa, Lippi, Colucci,
Tatafiore, Pisani, Di Ruggiero, Alfano, Eduardo Palumbo, Ruolo, Mennella,
Amoroso, Perez, Barisani, Cecola, Venditti e De Vincenzo.
Goffredo Godi, anche sotto le armi, persino nel campo di prigionia, non
smise mai di dipingere, o disegnare. Nella sua pittura c'è un brevissimo,
giovanile entusiasmo per gli esponenti del Secondo Futurismo, che gli derivò
da un' esposizione viaggiante giunta nel '37 fino ad Ercolano.
E c'è una discreta sperimentazione astratta nella metà degli anni Settanta.
Ma in realtà Godi, dall'adolescenza a oggi, non si è mai staccato da quella
che nella varietà delle manifestazioni, resta la sua fonte di ispirazione:
la natura.
Fra gli altri autori che in giornali, riviste, cataloghi, libri hanno finora
scritto di Godi: Gino Agnese, Carlo Barbieri, Ferruccio Battolini, Michele
Bonuomo, Remo Brindisi, Angelo Calabrese, Vincenzo Ciardo, Renato Civello,
Antonio Colasanto, Costanzo Di Marzo, Nino D'Antonio, Mario D'Onofrio, Piero
Girace, Gino Grassi, Franco Grassi, Virgilio Guzzi, Arcangelo Izzo, Mario
Maiorino, Bonifacio Malandrino, Italo Marucci, Dario Micacchi, Armando Miele,
Riccardo Notte, Salvatore Pugliatti, Paolo Ricci, Giuseppe Russo, Gaia Salvatori,
Alfredo Schettini, Franco Simongini e Giuseppe Sciortino.
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