Nei pressi di non so quale paesino della Valle Brembana c'era una volta una vecchia casupola che sorgeva isolata al centro di una radura, in prossimità di un folto bosco di faggi.

In origine l'edificio doveva essere stato abbastanza accogliente, ma poi era stato abbandonato e col passare degli anni aveva cominciato a manifestare segni evidenti della prolungata incuria.

Per quale motivo quella casa non era più abitata?

La risposta è semplice: perché... ci si "sentiva", cioè vi si avvertiva la presenza di indesiderati inquilini, spiriti e fantasmi, che di notte ne combinavano dì tutti i colori, dando sfogo ai più incredibili istinti distruttivi e terrorizzando i legittimi proprietari, i quali un bel giorno, stanchi di sopportare questi indesiderati fenomeni soprannaturali, avevano preferito lasciare la casa e il loro modesto ma appagante lavoro del contadino per andarsene all'estero in cerca di fortuna e di un alloggio più tranquillo.

La vicenda era ben nota agli abitanti delle contrade vicine, per averla sentita raccontare dagli anziani i quali, a loro volta, dicevano di aver conosciuto di persona qualcuno dei protagonisti di questa vicenda. Qualche temerario aveva anche provato ad entrare in quella casa, ma se n'era presto dovuto fuggire in preda ad indicibile spavento per le macabre visioni di cui asseriva essere stato spettatore.

Così, cogli anni, la casa era stata dimenticata da tutti e chi aveva necessità di passare da quelle parti si guardava bene dall'avvicinarsi, preferendo girare alla larga.

Accadde però che arrivasse in quella zona una squadra di boscaioli, mandati da un'impresa del fondovalle e del tutto ignari della sinistra fama goduta dalla casa. Messisi al lavoro, per tutta la giornata si diedero ad abbattere grossi alberi e ad accatastarne i pesanti tronchi ai margini della radura in cui sorgeva l'edificio.

Durante la sosta per il pranzo, qualcuno si avventurò all'interno della casa e, accertatosi che era del tutto disabitata, propose di eleggerla a dimora per il periodo necessario al taglio del bosco. La proposta fu accettata di buon grado da tutti, in quanto consentiva di ovviare ai disagi di una convivenza forzata nell'angusta e scomoda baracca che erano soliti costruire in quelle occasioni.

Fattasi sera, stanchi e affamati, i taglialegna entrarono nella casa per preparare la cena e poi andare a dormire. Un fuggi fuggi di grossi topi li accolse appena ebbero messo piedi nella grande e affumicata cucina del piano terra. Enormi ragnatele abitate da grossi ragni erano appese alle travi del soffitto e insetti di ogni tipo giravano qua e là tra i ciottoli del pavimento.

Posta mano a una vecchia scopa che se ne stava abbandonata in un angolo chissà da quanti anni, fecero una sommaria pulizia, mentre qualcuno si preoccupava di accendere il fuoco nel camino tutto nero di caligine, consentendo al cuoco di turno di preparare una grossa polenta.

Quando la fumante polenta fu versata sulla vecchia tavola ripulita alla meglio, a turno ne tagliarono una fetta e vi unirono un pezzo di formaggio, preparando un grosso chisól che fecero abbrustolire sulla brace e poi mangiarono in silenzio, bevendo, sempre a turno, del vino nero e forte da una ciotola di legno.

Poi, attraverso una scala sgangherata, salirono al piano superiore e si sistemarono in quella che doveva essere stata la camera da letto, accolti anche qui da topi, pipistrelli, ragni e altri inquilini.

Sdraiatisi su pagliericci polverosi e ridotti in brandelli, si addormentarono quasi subito.

Ma la quiete del sonno venne ben presto disturbata. All'improvviso la casa cominciò ad animarsi: il portone da basso si aprì cigolando e si udirono dei passi pesanti girare per la cucina e quindi salire le scale. Subito dopo si affacciarono alla porta della camera alcuni individui dal volto pallido e diafano che cominciarono a correre dappertutto, su e giù per le scale, da una stanza all'altra e fin sul solaio, facendo un baccano indiavolato tra lamenti, urla dell'altro mondo, pianti, risate sinistre e indicibili bestemmie.

I boscaioli colti di sorpresa dal repentino succedersi degli avvenimenti, non poterono fare altro che stare a guardare allibiti, mentre l'orda scalmanata, posta mano a seghe e accette si diede di gran lena a distruggere la casa, abbattendo le scale, segando i tronchi dei soffitti, scardinando porte e finestre: tutto cadeva in pezzi, crollarono le pareti e il tetto, e anche le solette cominciavano a scricchiolare.

La paura di essere travolti dal crollo imminente rianimò i boscaioli che si avventarono contro i demolitori nel tentativo di bloccarli, ma quando ne afferrarono un paio per le braccia, si dovettero ritirare con spavento, per la sensazione di gelo che emanava dal corpo degli avversari, i quali, a loro volta, risposero colpendo i boscaioli con pugni e calci così poderosi da bloccare ogni reazione.

Così i demolitori poterono continuare indisturbati la loro opera e ai boscaioli non restò che fuggirsene da quello che restava della casa per cercare scampo nel bosco. Appena in tempo per osservare da lontano il vecchio edificio crollare in un turbine di polvere e calcinacci.

In preda allo spavento per la terribile avventura, trascorsero il resto della notte ponendosi angosciosi interrogativi sulla natura di quella singolare vicenda e finendo col convincersi di aver incontrato gli spiriti.

Ma le sorprese non erano finite: ai primi chiarori dell'alba i boscaioli presero coraggio ed uscirono dal bosco per andare ad accertarsi di quello che era successo, ma rimasero di stucco nel vedere che la casa era ancora lì, tutta intera, esattamente la stessa del giorno prima, assolutamente intatta, come se la furia distruttiva della notte fosse stata solo un sogno collettivo.

Però non era così perché, come poterono appurare nei giorni seguenti, la casa era soggetta a un fenomeno inspiegabile: di notte veniva abbattuta e poi all'alba riappariva prodigiosamente intatta.

Tutto per effetto degli spiriti che, spinti da chissà quale forza misteriosa, si cimentavano ogni notte nella demolizione di quello che poi risorgeva puntualmente ad ogni nuovo giorno.

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