1922-1995: da soldato a campione della pace

ITZHAK RABIN

 

 

Cenni Biografici

 

Spesso si pensa che la guerra e la pace siano due mondi divisi da un abisso. Si è portati a credere che il mondo si divida in pacifisti e guerrafondai. Si tratta ovviamente di un errore manicheo e la storia si è incaricata di dimostrarlo con la vita di uno straordinario israeliano, Ytzhak Rabin. Si tratta di un uomo che ha passato una buona parte della sua vita nell’esercito e ha conquistato con le armi la credibilità e il carisma che gli hanno permesso di entrare poi in politica e di essere l’uomo del dialogo. Rabin era nato a Gerusalemme il 1 marzo 1922 in una famiglia dell’aristocrazia laburista sionista, un’elite di pionieri. La decisione di prendere le armi non fu affatto facile né piacevole per lui (da bambino il suo sogno era di diventare ingegnere idraulico, per dare acqua al suo arido paese) ma in quegli anni difficili, in cui era in gioco la sopravvivenza degli ebrei di Palestina, accettò la vita militare. Così entrò a far parte dell’ Haganà, la forza clandestina di autodifesa ebraica. Da quel momento la sua carriera fu rapidissima e brillante: nel 1947 è vice-comandante, nel 1948, a soli 26 anni si trova a dover difendere la parte ebraica di Gerusalemme; alla fine della guerra, la parte occidentale della città era stata salvata e il controllo sulla strada assicurato, ma il prezzo di sangue fu molto (andarono a combattere anche i sedicenni). Nel 1950 entra nello stato maggiore dell’esercito e nel 1964 diventa capo di stato maggiore. Nel 1967 l’Egitto comincia ad ammassare truppe al confine con Israele e ordina il blocco navale degli stretti di Tiran, per strangolare i rifornimenti israeliani. La situazione per Israele si fa critica. E’ allora che Rabin decide il colpo preventivo e mobilita tutta l’aviazione israeliana: nel giro di tre ore tutta l’aviazione egiziana era stata distrutta. Sull’onda di quel successo pochi giorni dopo l’esercito conquistava Gerusalemme ovest (quella con il Muro del Pianto). Rabin era ovviamente felice di questo successo ma non cedette mai al trionfalismo e non diede mai alla terra un valore mistico e assoluto; egli non dimenticò mai che su quella terra viveva anche un altro popolo con cui bisognava riconciliarsi. E lo spirito diplomatico si fa strada sempre di più in lui, finché nel 1968 lascia l’esercito e va negli USA come ambasciatore. Ha 46 anni. Nel 1973 ritorna in Israele e diventa ministro del lavoro e nel 1974, a 52 anni è primo ministro. Durante il suo governo si firmano i primi accordi di disimpegno tra Israele, Egitto e Siria (1974) che poi porteranno al trattato di pace con l’Egitto del 1979. Nel 1977, Rabin decide di dimettersi in seguito alla rivelazione che la moglie aveva mantenuto due conti bancari negli Stati Uniti (per un totale di 2000 dollari). Rabin era assolutamente estraneo al fatto, peraltro insignificante, ma decise ugualmente di dimettersi.

Dal 1984 al 1990, nei governi di unità nazionale, Rabin sarà ministro della difesa. Sarà lui a dover fronteggiare e reprimere la prima Intifada (1987- 1990), la rivolta dei palestinesi nei territori occupati. Nel 1992 i laburisti vincono le elezioni e Rabin è di nuovo primo ministro. A questo punto inizia il vero negoziato col l’OLP di Yasser Arafat, leader del popolo palestinese. Ora il vecchio soldato doveva confrontarsi con il suo nemico. Il riconoscimento fu reciproco: Arafat riconobbe il diritto all’esistenza dello stato d’Israele e si impegnò a interrompere ogni forma di terrorismo. Rabin, da parte sua, riconosceva, a nome di Israele, l’OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese. E così, dopo otto mesi di trattative segrete ad Oslo, il 13 settembre 1993, tutto il mondo vide i due ex nemici stringersi la mano nel prato della Casa Bianca, a Washington. Un gesto che suggellava mille parole. E alle parole seguono i fatti: nel 1994 gli Israeliani si ritirano da Gerico e da Gaza. Nello stesso anno viene firmato il trattato di pace tra Israele e la Giordania. Ma l’uomo di pace si fa sempre dei nemici. E la sorte di Rabin fu la stessa di Gandhi: ucciso da uno della sua gente. Il 4 novembre 1995, mentre partecipava ad un raduno pacifista fu raggiunto dai colpi di una pistola: a sparare era stato Yigal Amir, un estremista di destra israeliano. Ma l’opera di Rabin rimane lì a testimoniare come si possa essere uomini di dialogo anche passando per la drammatica esperienza della guerra. E se nel 1991 erano 91 i paesi in relazione diplomatica con Israele, nel 1995, dopo l’ultimo governo di Rabin erano ben 155. Numeri che parlano da soli.

Dario Scorza                             

 

LA TESTIMONIANZA: Parole di pace ...

 

"Sono stato un soldato per ventisette anni. Ho combattuto finché non si vedeva alcuna possibilità di pace. Ora credo che questa possibilità ci sia, una grande possibilità che dobbiamo cogliere."

 

"Ho sempre pensato che la maggioranza del nostro popolo vuole la pace ed è  pronta ad assumersi dei rischi in nome della pace. Esistono dei nemici della pace, che tentano di colpirci. Ma noi oggi abbiamo trovato un partner per la pace anche tra i palestinesi. A loro chiederemo di fare la loro parte come noi faremo la nostra, per risolvere l’aspetto del conflitto arabo-israeliano più complesso, più lungo e più carico emotivamente, e cioè il conflitto israelo-palestinese".

"Noi, i soldati tornati dalle battaglie segnate dal sangue; noi che abbiamo visto i nostri parenti e amici uccisi davanti ai nostri occhi, che abbiamo seguito i loro funerali e che non riusciamo a guardare negli occhi i loro genitori; noi che siamo venuti da una terra dove i genitori seppelliscono i propri figli, noi oggi diciamo con voce chiara e forte: basta lacrime e sangue, basta".

 

"Siamo venuti da un popolo, da una casa, da una famiglia che non hanno conosciuto un solo anno, non un solo mese in cui le madri non abbiano pianto i propri figli. Siamo venuti per cercare di mettere fine alle ostilità, in modo che i nostri figli e i figli dei nostri figli non conoscano più il doloroso prezzo della guerra, della violenza, del terrore. Siamo venuti per tutelare le loro vite e per alleviare la sofferenza e le dolorose memorie del passato. Per sperare e pregare per la pace".

 

 

Itzak Rabin       

 

 

 

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