Voci e testimonianze di chi la scuola la vive dal di dentro

UNA RAGAZZA DEL LICEO "MAMIANI" RACCONTA...

 

 

"AUTOGESTIONI E OCCUPAZIONI: LE SCUOLE PROTESTANO"

di Claudia Chiapparelli 

 

Chi ha letto i giornali nel periodo precedente alle vacanze di Natale sa benissimo che un mese fa la maggior parte delle scuole romane stava assistendo a qualcosa di diverso dalle normali lezioni.  Alcuni istituti hanno iniziato con l’autogestione, e cioè con una settimana di didattica alternativa, la cosiddetta “settimana dello studente”. In questi giorni i ragazzi organizzano corsi di studio e di approfondimento su vari argomenti, ma in generale si preferisce dare maggiore peso all’attualità. Tutti possono informarsi su quanto accade nel mondo, tutti possono discutere e dire la propria opinione all’interno di dibattiti sugli argomenti presi in esame. L’autogestione, a differenza di come molti pensano, non è assolutamente una perdita di tempo, anzi, richiede impegno e senso di responsabilità non indifferenti, e l’ottima riuscita dell’autogestione di quest’anno è stata proprio grazie alla pazienza di tutti quelli che credevano in un’esperienza del genere.

Purtroppo la stampa e le tv italiane ci bombardano di notizie tipo: “Il principe Carlo si ferisce ad un occhio mentre pota una siepe” oppure di trasmissioni come Grande Fratello & Co., facendo scivolare in seconda serata trasmissioni interessanti quali Porta a Porta, le Iene, Report, etc. L’italiano medio quindi non si rende conto di quante, troppe cose gli vengono nascoste dai mass media, e quando un amico gli dice: “Lo sai che le scarpe che hai appena comprato le ha cucite un bambino che ha la stessa età di tuo figlio?”  cade dalle nuvole, sgrana un attimo gli occhi e ti fa subito questa domanda: “E chi te l’ha detto?”. A questo punto capisci che l’autogestione non è una vacanza, capisci che hai imparato davvero cose importanti che nessuno scriverà mai su un giornale e di cui nessun tg parlerà mai, perché così fa comodo a qualcuno.

Per quel che riguarda l’occupazione, mi dispiace dirlo ma è stata una delusione. Tanto per cominciare non si è ascoltato minimamente chi voleva esprimere un parere diverso, si è pensato bene soltanto di umiliarlo davanti a tutta la scuola  convincendo la gente che stava dicendo solo cretinate e che era un “povero secchione sfigato”, pure “spoliticizzato”, che voleva andare a scuola a tutti i costi. Peccato però che coloro che si ritengono i grandi “impegnati” politicamente sono anche molto spesso dei grandi ignoranti, visto che uno di loro, durante una discussione, mi ha chiesto: “Scusa l’ignoranza, ma che significa Jihad?” . Non sto qui per fare di tutta l’erba un fascio, sto soltanto dicendo che nessuno ha il diritto di prendere in giro chi la pensa diversamente. Comunque le cose sono andate come sono andate: la scuola è stata occupata (guarda caso le votazioni sono state fatte per alzata di mano e non raccogliendo le firme). A questo punto però occorre fare una distinzione: c’è chi credeva veramente nell’occupazione e si è impegnato per portarla avanti, chi era contrario e non ha partecipato e chi, devo dire dimostrando di essere molto infantile, ha votato a favore e poi dopo la prima sera non l’ha visto più nessuno.

Lasciando da parte i comportamenti, riflettiamo un attimo sull’occupazione in quanto mezzo di protesta. Credete veramente che chiudendosi dentro una scuola si risolvano i problemi?! Non era forse meglio, come proponeva una ragazza, se tutti gli studenti fossero corsi a bloccare una strada dandosi la mano! La sua idea è stata bocciata: non sapeva di vacanza. Secondo voi perché adesso non c’è più neanche una scuola occupata anche se la guerra va avanti? Forse è conveniente agganciarla alle tanto attese vacanze di Natale, anche se dietro ci sono motivi serissimi. E caso strano ce ne accorgiamo sempre verso novembre che il mondo è ingiusto, che c’è la guerra e che le multinazionali sfruttano i bambini. Vi faccio l’ultima domanda: avete mai visto una scuola occupata a maggio? Bene, se avete la risposta provate a capire perché questo non accade.

 

 

SILVIA, EMANUELA e VERONICA (18 anni)

”Crediamo in

amore,amicizia,

lealtà e giustizia.
Sogniamo

di portare a termine

quello in cui crediamo.
Abbiamo paura

di diventare ipocriti.
Abbiamo fame

di avventura, amicizia e nuove esperienze”

 

Potete trovare questo e molto altro nel sito

www.zai.net

il Network per gli studenti fatto dagli studenti

 

 

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