Gabriele Muccino ci regala una fresca storia sul mondo degli studenti

GLI IRRIPETIBILI ANNI DEL LICEO:

"COME TE NESSUNO MAI"

 

 

La scheda

di Laura Privitera

 

Diretto da Gabriele Muccino, nel febbraio/marzo del 1999, è il secondo lungometraggio di questo giovane regista. Muccino, nato nel 1967, si è formato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ed ha lavorato con registi del calibro di Pupi Avati e Mario Risi. Le sue brillanti capacità sono apprezzabili nei suoi lavori.

“Come te nessuno mai” è un film che si propone di raccontare la vita, le esperienze di alcuni sedicenni, esperienze un po’ “universali”, che portano alla scoperta dell’amore, dell’amicizia e delle emozioni più profonde e radicali.

Nel film sono individuabili tre tematiche. La prima è l’occupazione della scuola, e l’urgenza della rivoluzione di molti dei ragazzi. La seconda è l’amore e la scoperta di questo sentimento nel più completo e “adulto” senso del termine. La terza è il rapporto tra genitori e figli.

Una nota a favore di quest’opera è che molti sedicenni e anche chi non lo è più, si sono identificati e ritrovati nelle situazioni, nelle emozioni dei protagonisti del film. Questo forse è stato possibile grazie all’impegno di Muccino di avere come cast del film solo ragazzi “under17”, cercati nelle scuole romane con dei volantini, quindi dei veri e propri esordienti!

 

 

 

L' Autore

 

Il suo primo lungometraggio “Ecco Fatto” del 1997 ha ottenuto le candidature per la Migliore Opera Prima al Nastro D’Argento, al David di Donatello e al Globo d’oro.

Il suo terzo lungometraggio “L’ultimo bacio” uscito nel 2001, racconta invece la vita della fascia d’età dei trentenni, e anche in quest’opera Muccino è riuscito ad inserire buoni punti di riflessione. ”L’ultimo bacio” è stato premiato al David di Donatello e al Sundance film festival americano (festival del cinema indipendente) .

 

 

Il Commento

di Angelo Rampotti

 

Appena, sullo schermo, iniziano a scorrere i titoli di coda del film vengo avvolto da una leggera sensazione di malinconia. I miei pensieri tornano ai banchi di scuola. Le occupazioni per motivi non sempre chiari. Il preside. I compagni di classe. Il film di Muccino è proprio di questo che parla. Un breve, ma esaustivo, viaggio tra i banchi di scuola, gli amici, la famiglia e l’amore, di un giovane studente.

La storia è semplice. Silvio (Silvio Muccino) è un ragazzo nel pieno della sua adolescenza , che trascorre i propri pomeriggi in compagnia del gruppo di compagni di scuola , a sognare il primo amore. A parlare delle ragazze. Il periodo è novembre, quello delle autogestioni ed occupazioni in quasi tutte le scuole senza , a volte, un vero e proprio motivo. Silvio e compagni si lasciano trascinare dalla voglia di sentirsi grandi ed affrontano seriamente l’occupazione della scuola , come una vera battaglia. Una guerra su due fronti. Quello fisico, la concreta occupazione degli edifici scolastici con tanto di sgombero dalla polizia, e quello ideologico, nelle assemblee e nelle famiglie dove i genitori sanno già tutto, capiscono già tutto... ma in realtà sono solo rimasti al loro ‘68.

In questo contesto, e in una Roma degli anni ‘90, si muovono amicizie, tradimenti e il primo amore; come in una girandola di eventi di cui Silvio è, a volte suo malgrado, il perno.

In sostanza un buon film la cui forza sta nel trattare gli argomenti con discreta semplicità, e che tiene, come debolezza, un buonismo un po’ forzato, tendente ad aggiustare tutto alla fine, agli occhi del protagonista .

 

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