FRONTE DESERTO 

Questo è l'ultimo capitolo di un viaggio che ci ha accompagnato oltre il tempo fisico e gli uomini che di deserto vivono o vissero

L'ARMATA PERDUTA 

CAMBISE, figlio di Ciro, Re dei Persiani (la moglie era una figlia del faraone), regnò per due anni sull'Egitto, fondando la XVII Dinastia. Il padre aveva già riunito sotto il suo scettro l'Iran, l'Anatolia e l'impero di Babilonia (Iraq). Nel 525 batte Psammetico III (ultimo faraone della XVI dinastia) vicino a Pelusio e si impossessa di Menfi. La precedente presenza di greci mercenari chiamati a difendere l’Egitto e di mercanti e affaristi, sempre greci, aveva provocato rivalità e scontenti che sfociarono in una sollevazione del vecchio esercito e dei quadri ufficiali. Il Putch portò al trono Amasi (569 a.C.) che più cautamente ritesse le fila coi greci (così chiaramente diversi dagli egizi per lingua e cultura) con lo scopo di proteggere l'Egitto dall'attacco del nuovo e potente nemico, i Persiani. Le ottime intuizioni di Amasi si rivelarono vane poichè, alla sua morte, il successore Psammetico III fu sconfitto a Pelusio (successivamente si suicidò). Cambise venne acclamato Faraone dallo stesso clero di Sais, città-madre della XVI dinastia: Erodoto racconterà che Cambise aveva ucciso di propria mano l'animale sacro (Apis) svelando al popolo la follia e la crudeltà del figlio di Ciro e qualificandosi come profanatore. Con i dominatori successivi (Cambise stava fra Ciro il Grande e Dario), la rilettura del suo regno non fu giudicata bene neanche in Persia. Cambise, portatore quindi di una cattiva nomea, fece assassinare il fratello, uccidere la moglie e scuoiare un Giudice. Con la pelle rivesti lo scranno (da Giudice) che diede al figlio di questi. Quando decise di uccidere Creso, il Bill Gates dell’epoca, si pentì subito e gioì quando lo seppe vivo. Non risparmiò comunque la vita ai suoi sicari che avevano fallito l’incarico. In Egitto si erano riformati sentimenti di avversione contro gli occupanti asiatici. Erodoto (free lance del tempo, 80 anni dopo i fatti, che scriveva interpellando la gente) alimentò la caricatura di un tiranno folle, capitato per caso tra due saggi fondatori, Ciro e Dario. Una campagna assai più ambiziosa contro gli Etiopi o Nubiani, cui partecipò Cambise in persona, si risolse in un completo fallimento per la mancanza di una preparazione adeguata. Cambise, dopo l'inizio disastroso dei rapporti con gli egiziani, tentò di capovolgere la propria immagine politica e di accattivarsi il popolo. Ricordò che era figlio di una egiziana (Ciro aveva sposato una figlia di Apries o di Amasi che tuttavia non era la vera madre di Cambise) e quindi poteva considerarsi legittimo faraone: Tutto questo fu però inutile: gli egiziani rifiutarono di collaborare con i persiani, e questi li caricarono di tributi. Tornò in patria e nominò un governatore il satrapo Ariande, che in seguito fu sospettato d'infedeltà e condannato a morte. Cambise morì sulla via del ritorno, in Siria, per cause non chiarite. Era il marzo dell'anno 522 a.C. (gli anni vanno a decrescere). Erodoto racconta che durante il suo regno Cambise inviò all'oasi di Siwa, dominata dal tempio oracolo di Ammone a lui ostile, un esercito di 50.000 uomini. Altri dicono che l’obiettivo finale fosse più in la a Cirene e oltre (Cartagine in Tunisia), dove vivevano coloni Fenici. L’alleanza coi Fenici si interrompe qui per il loro rifiuto a combattere gente della stessa razza. L'esercito di Cambise partì da Tebe e giunse nei pressi di un oasi identificata oggi in quella di Kharga. Da lì in poi si perdono le tracce dell'armata, scomparsa per sempre probabilmente a causa di una fortissima tempesta di sabbia o per mano di guide Garamanti, le guide del deserto occidentale, che portarono la colonna fuori, ma molto fuori in tutt'altra direzione, da piste tradizionali da cui non sarebbero più tornate. I garamanti sparirono in una notte lasciando i soldati soli. Da oltre due secoli archeologi, esploratori e geografi cercano resti, notizie e tracce di un'armata scomparsa oltre 2.500 anni fa nel deserto egiziano occidentale, ma fino ad oggi non è stato trovato nessun riscontro archeologico definitivo. 

XVII Dinastia  ( http://www.cartigli.it/Principale_frame.htm I geroglifici)

 

I FIORI DEL DESERTO

 Il "giglio del deserto" è una varietà (più rara) di cristallizzazione del gesso come la famosa "rosa del deserto", i cui cristalli inglobano granuli di sabbia Il gesso, attraverso un processo complesso, evaporazione di vene di gesso umido presenti sotto la sabbia a causa della penetrazione in profondità del calore solare, può formare aggregati di cristalli lenticolari a forma di rosa. Rinomate quelle del Sahara-Algerino.
Gesso: Minerale della famiglia dei solfati idrati (formula CaSO4*2H2O), si forma in ambiente sedimentario con acque sovrassature di sali minerali e forte evaporazione. Solitamente trasparente o bianco, spesso si ritrova nei depositi fossiliferi come minerale secondario, ma a volte costituisce intere formazioni rocciose, come la "gessoso - solfifera" testimone dell'essiccamento del mediterraneo avvenuta nel Miocene superiore (7-8 milioni di anni fa). E' il secondo termine della scala delle durezze ed è scalfibile con le unghie.
   

http://194.185.119.232/cultura/marino/rosa/rosadesrto.html
VERSI SOTTO LA TENDA (per scaldare la notte)

Invocate Dio sorelle, domandategli un uomo, 
amabile, bello, stimato e coraggioso 
che sappia comporre le canzoni più belle… 
Ma perché vi rivelo tutto ciò che ho nel cuore ?
in quest’arte sono il primo e nessuno 
colpirmi potrà in queste parole armoniose. 
Oh giovani, il fardello che ho tenuto ben alto
a Voi ora affido, ho finito, sono ormai impigliato
nella morbida carne posata sui fianchi,
ricadente in pieghe sovrapposte, che si incrociano e si perdono là dove si cela…
si intersecano, si separano, si sovrappongono
tutto avvolgono e ricoprono con grazia, pingui
linee sulle braccia e sui fianchi che dal bacino 
scendono al polpaccio, sui morbidi avambracci, 
si solleva l’abito sul petto si direbbe sorretto 
da due pali di tenda,….. il seno risplende sul 
busto e illumina il collo come piume di struzzo.
Se guardi i suoi fianchi, la follia ti rapisce, 
le anche racchiudono un florido ventre,
le cosce son quelle di ben nutrita puledra, 
lunghe e robuste le gambe, ben alti i suoi
glutei ondeggianti quand’ella cammina….


Mi scuso per aver orrendamente tagliato e unito due testi (raccolti dal prof. Gian Carlo Castelli antropologo) per sfatare anche certe dicerie sul beduino. 

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