I BERSAGLIERI E LO SPORT | ![]() |
Luigi Bigiarelli Il papà della Lazio |
Mentre gli italiani erano impegnati
in Etiopia a recuperare le conseguenze della sconfitta di Adua (1896), in Grecia ad
Atene, rinasceva l'ideale olimpico con le prime Olimpiadi dell'era moderna.
Quando gli atleti si davano convegno ad Olimpia per misurarsi nella corsa, nel
salto e nel lancio, le armi tacevano ed era la pace per tutti (questo ai vecchi
tempi). Altri giovani in quegli anni così turbolenti hanno voglia di gareggiare, di misurarsi
nelle discipline sportive.
A Roma, i giovani del popolo praticano il podismo, o
il nuoto nel Tevere (allora forse era pulito), sport da poveri che richiede soltanto buone gambe e
buone scarpe (ma se ne può fare anche a meno), o buone braccia. Altri che se lo
possono permettere il ciclismo. Lungo le rive del Tevere fioriscono anche circoli
borghesi esclusivi come la Canottieri Remo, Canottieri Aniene, Rari Nantes Roma,
Canottieri Tevere, La Romana. Per gli altri le possibilità sono soltanto due:
il capannone dei fratelli Talacchi e, sotto il ponte Margherita, un altro capannone
dal nome curioso: Pippa Nera. Quì i ragazzi sono tanti e tra loro un volto è
più familiare degli altri: è Luigi Bigiarelli un bersagliere che aveva
combattuto quattro anni prima ad Adua e che era stato costretto ad una lunga ed
estenuante ritirata sulle alture del Tigrai. Luigi che aveva conosciuto la
barbarie della guerra, capì che lo sport poteva essere portatore di pace e di
fratellanza fra gli uomini e fra i popoli. Ai suoi compagni, sono otto e sono più
giovani di lui, Luigi propone in Piazza Liberta altro luogo di ritrovo, di fondare una
società podistica che consenta loro di gareggiare con la
stessa maglia. I compagni accettano con entusiasmo. Ora c'è soltanto da
scegliere un nome per la società e i colori della maglia.
"Roma" non si può, perché esiste già
la ginnastica Roma, quindi viene scelto Lazio, il nome della regione e per
simbolo l'aquila ad ali spiegate con i colori del paese delle Olimpiadi: il
bianco e il celeste. Erano quasi tutti ragazzi sotto i vent'anni, capeggiati
dall'ex sergente dei bersaglieri Luigi Bigiarelli e dal fratello Giacomo. Lui,
tornato da una caduta generazionale con una immensa voglia di riscatto, sa
coinvolgere, trascinare, e gli altri lo stanno ad ascoltare come si ascolta un
capo. Gli altri. sono Arturo Ballestreri, sottotenente di cavalleria che sette
anni più tardi diventerà il campione italiano dei 10.000 metri: Odoacre Aloisi,
Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones, Enrico Venier.
Era il 9 gennaio del 1900 “Anno Santo”. Nasceva così in mezzo a tram
a cavalli, diligenze e con il primo trenino elettrico della Capitale, la "Lazio"
con un destino segnato dalla corsa del bersagliere Luigi
Bigiarelli.
Durante i primi due anni la società si dedicò esclusivamente alla ginnastica e
ai vari sport conosciuti a quel tempo. Un tipo davvero diverso si presenta nella nuova e
angusta sede di Via Valadier 6 ai primi di gennaio del 1901. Gigi
Bigiarelli non c’è più è emigrato, ha seguito il fratello che per la sua attività di
orafo si è spostato in Belgio. I problemi della pagnotta restavano anche con lo
sport e anzi si ingigantivano. Gigi porta con se una maglia biancoceleste, ma farà
avere sue notizie solo nel 1902, attraverso un ritaglio di giornale francese: «L’italiano
Luigi Bigiarelli, della Società Podistica Lazio di Roma, ha vinto nelle Fiandre
la gara dei 30 chilometri in 2 ore e 28 minuti, coprendo in mezz’ora la
distanza di 6 chilometri e 742 metri». Non c’è più quindi il
fondatore quando in sede si presenta quel
Bruno Seghettini,
quel tipo strano, appena arrivato da
Parigi con un pallone di cuoio. L' idea di praticare questo nuovo sport fu
accolta calorosamente da tutti i soci della società, tanto che cominciarono a
diffondere e sfidare il calcio in tutta la città, diventando imbattibili!!. 1902: La
Lazio disputa la sua prima partita ufficiale: Lazio-Virtus che finisce 3-0.
Divennero così famosi da essere conosciuti anche fuori dalla regione. La
Lazio venne invitata a Pisa dove si svolgeva la finale del primo campionato
centromeridionale. Le avversarie erano tre: il Pisa, il Livorno e il Lucca,
vincitrici dei rispettivi gironi locali. Il calcio era contagioso, si diffondeva
per contatto. La Lazio naturalmente accettò e nel Giugno del 1907 si presentò
a Pisa capitanata da Sante Ancherani per battersi in questo torneo più
simile ai tornei medievali che ad una odierna coppa. Riuscì a battere nello
stesso giorno tutte e tre le avversarie, stabilendo un record ancora imbattuto:
LAZIO-LUCCA 3-0; LAZIO-PISA 4-0; LAZIO-LIVORNO 1-0. Solo tre anni più tardi la
Lazio va a vincere il campionato Romano, istituito fra le squadre della Capitale
e nel 1913 raggiunge la finale-scudetto: la Pro-Vercelli impone, però, la
propria legge e schiaccia il club romano con 6 umilianti reti.
Notizie tratte da vari siti di appassionati e tifosi della Lazio a cui va la nostra riconoscenza pur non potendo citarli tutti.